Palestinian rappers

«Abbiamo imparato tutto su Internet, partendo dalle note e dai passi di danza, per costruire musiche, testi e coreografie, con abiti ad hoc e movenze tipiche».
Palestinian rappers

«Abbiamo imparato tutto su Internet, partendo dalle note e dai passi di danza, per costruire musiche, testi e coreografie, con abiti ad hoc e movenze tipiche». Spiegano così i giovani musicisti della Striscia di Gaza la nascita delle band che a suon di rap, hip hop e breakdance danno voce alle istanze delle generazioni nate e cresciute entro i confini tracciati – e violati – dal decennale conflitto israelo-palestinese.

Teenager, ma anche ventenni e trentenni, che a causa della guerra vivono nell’impossibilità di varcare il perimetro di quella stretta e infuocata fettuccia di terra, ma che grazie al web possono raggiungere ogni Paese e lasciarsi “contaminare” da culture, tendenze, aspirazioni nuove. E proprio dalla rete i Palestinian rappers, dieci gruppi musicali nati a Gaza negli ultimi anni, hanno mutuato i codici del linguaggio universale di questa nuova arte musicale per gridare al mondo la propria “pacifica protesta”, i propri pensieri, i sentimenti, la rabbia e la speranza.

Hanno scelto di chiamarsi Camps Breakerz Crew o Khan Younis Boys o ancora Delice Rappers e scrivono canzoni che parlano della vita lì dentro, fra le macerie di edifici distrutti dalle bombe, e insieme dei sogni che li portano fuori. E fuori vogliono andare almeno con le loro canzoni, in arabo ma anche in inglese, che «è necessario se vuoi parlare all’Europa e al mondo». E allora My City, Love Remains, Gaza’s Hell sono i titoli di alcuni dei brani più ascoltati, anche sul web, dove ci sono i video, le registrazioni delle prove, estratti degli spettacoli. In effetti sul web non ci sono confini, check point, cancelli e filo spinato, a soffocare la voglia di libertà, di costruire un mondo più giusto e in pace. L’aveva intuito anche Steve Jobs, scomparso il 5 ottobre, padre di quegli iPad che, connessi a Internet, con le loro innumerevoli applicazioni aprono porte e confini, a cominciare da quelli della mente.

 

MUSICA

Protagonista su Rai 3

 

Si chiama Sostiene Bollani la trasmissione della terza rete Rai che fa della musica la sua protagonista, per informare, educare e intrattenere con e sulle note, dal genere classico al jazz, al pop. Il tutto affidato alla guida del maestro Stefano Bollani, che fa da cerniera tra i generi, si esibisce live e risponde alle più variegate domande sulla musica, fra un ospite e l’altro. Se la stagione televisiva appena iniziata ha visto la chiusura di programmi di informazione e dibattito, ci si rallegra di fronte alla proposta di un prodotto interessante ed elegante, la domenica in terza serata. Peccato, in sole sei puntate.

 

30 ANNI DELLO “SMILE”

Disegnare emozioni

 

Servono a “dare calore” a una comunicazione fortemente verbale come quella degli sms e delle email, a esprimere l’umore di chi scrive ed evitare equivoci. Le “emoticon”, le faccine che si usano nei messaggi ad amici e colleghi, si avviano a compiere 30 anni: era il 19 settembre 1982 quando nasceva il loro progenitore, lo “smile” J. Dal 2007 lo “Smily Award”, dedicato agli studenti, premia negli States la «migliore innovazione tecnologica nel campo della comunicazione».

 

MODA

Il web ti cambia

 

Il decimo anniversario dell’attentato alle Torri Gemelle, l’11 settembre scorso, ha sollecitato riflessioni sui cambiamenti intercorsi da allora in tutte le dimensioni del vivere. Anche nella moda che, dicono gli esperti, con la diffusione pervasiva di Internet, da una dimensione elitaria all’insegna del lusso si è avvicinata alla gente comune, per farsi specchio della sua “normalità”. Ed ecco che sconosciuti fashion blogger affiancano storici analisti di tendenze, sul web compaiono video-tutorial a consigliare stili e abbinamenti e nascono gruppi ad hoc su Facebook, si cercano stilisti “di strada” e l’attenzione si sposta dai modelli alle persone. La moda ci somiglia di più.

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