Olimpiadi: l’Asia cresce anche nello sport

L’Asia cresce anche nello sport. Sembra che si sia avviato anche in ambito sportivo un processo analogo a quello verificatosi in campo economico e finanziario, mondi già largamente in mano ai giganti asiatici.

Le Olimpiadi appena concluse hanno parlato lingue asiatiche più di quanto si pensi. Non solo perchè si sono tenute a Tokyo – e anche quelle invernali del 2022 avranno luogo nello stesso continente, in Cina – ma soprattutto perché hanno segnato un balzo in avanti impressionante nei successi riportati dagli atleti asiatici. Guardando il tabellone finale del medagliere salta agli occhi che, dopo gli Usa che si sono aggiudicati il primo posto all’ultimo giorno e per un solo oro (e molti argenti), Repubblica Popolare Cinese e Giappone hanno preceduto tutti gli altri Paesi dei vari continenti. E a seguire troviamo anche la Corea del Sud con un ottimo piazzamento e Paesi che non vantavano grandi trascorsi (Iran, Taiwan, India, Filippine, addirittura Hong Kong).

Taiwan si è aggiudicata 12 medaglie in discipline diverse ed Hong Kong ne ha vinte 6. L’Olympian Database ha pubblicato alcune statistiche generali significative. Atlete e atleti di Paesi asiatici si sono assicurati un quarto (il 26,5%) delle 1009 medaglie assegnate a Tokyo. Sono arrivati, infatti, a 267 podi. A livello di continenti sono al secondo posto dietro l’Europa, che ha ottenuto 426 medaglie. Inoltre, gli asiatici sono arrivati primi in 93 competizioni, record assoluto. La crescita dell’Asia a livello sportivo è impressionante e sembra accompagnare la sua crescita economica e finanziaria, il prestigio e il peso politico, senza nulla togliere agli immensi problemi e contraddizioni che l’immenso continente mostra al mondo in questi anni. Ai Giochi di Sidney del 2000 – una generazione fa (!) – le medaglie d’oro conquistate dall’Asia erano 53 e quelle complessive 157.

La filippina Hidilyn Diaz, medaglia d’oro (in centro), è affiancata dalla cinese Liao Qiuyun, medaglia d’argento (a sinistra) e da Zulfiya Chinshanlo, medaglia di bronzo, del Kazakistan, dopo la prova di sollevamento pesi femminile, alle Olimpiadi estive 2020, lunedì 26 luglio 2021, Tokyo, Giappone. (AP Photo/Luca Bruno)

Fra le medaglie d’oro conquistate dagli asiatici ne spiccano due: quella di Diaz Hidylin, una 30enne filippina di Zamboanga che si è imposta nella categoria 55 kg del sollevamento pesi, e quella del giavellottista indiano Neeraj Chopra. Si tratta di due prime assolute. In particolare, l’atleta indiano ha segnato la storia sportiva del suo Paese abituato, al massimo a vincere nell’hokey su prato fin dal tempo della colonizzazione inglese e nelle Olimpiadi fino agli anni ’60, quando cominciò l’ascesa di altri teams che si sarebbero imposti per decenni in questo sport, fino ad allora appannaggio tradizione di indiani e, dopo la partizione dei due Paesi, di pakistani. Arrivarono, infatti, i trionfi di Germania, Olanda, Inghilterra, Australia, con la parentesi di Mosca, dove per via del boicottaggio gli indiani erano tornati in cima al mondo di questo sport su prato. Quest’anno anche nell’hokey c’è stata la bella sorpresa del bronzo della squadra femminile indiana che, dopo decenni, sa di vera rivincita. Eppure la medaglia di Chopra è la prima, e per giunta d’oro, nell’atletica, e fa seguito ad un’altra individuale conquistata nella pistola libera. Nel mondo della regina dei giochi, l’atletica, invece, l’India era ferma a Roma 1960 e a Los Angeles 1984. A Roma, un ostacolista di eccezione, Milka Singh, un sikh recentemente scomparso, era arrivato ad un passo dal podio, ma per pochi centesimi finì quarto nei 400 ostacoli. E lo stesso capitò a Los Angeles nel 1984 a P.T. Usha, una ragazza del sud: stessa disciplina e stesso posto finale ad un soffio dal sospirato bronzo.

Neeraj Chopra durante la cerimonia di consegna delle medaglie di lancio di giavellotto maschile alle Olimpiadi estive 2020, sabato 7 agosto 2021, Tokyo. (AP Photo/Martin Meissner)

Pochi giorni fa, un ragazzo del nord India, ha, invece, scritto un nuovo capitolo della storia sportiva del suo Paese. Chopra ha sbaragliato il campo dei giavellottisti, cancellando la tradizione che vuole russi, scandinavi, tedeschi e così via dominare su quella pedana. Il suo lancio, al secondo tentativo, è stato decisivo (87,58 metri). Ma c’è qualcosa di più. Neeraj Chopra è un tipico figlio dell’India della globalizzazione, quella di famiglie che nel giro di pochi anni si sono fatte una ricchezza, ma anche del mondo del junk food e del bullismo. Da piccolo, infatti, era obeso ed il padre lo iscrisse ad una palestra per eliminare il motivo per il quale era bullizzato. Una storia che ricorda quella di altri atleti, anche italiani. La cosa è riuscita e Neeraj non è solo diventato uno sportivo ma ha segnato la storia del sportiva del suo Paese.

Ovviamente non si deve esagerare nelle previsioni, ma il grande balzo compiuto da atleti asiatici anche in discipline mai in passato appannaggio di loro connazionali significa che qualcosa si muove, e nei prossimi decenni è probabile che sempre più Paesi asiatici saranno protagonisti nello sport. Tradizione e novità si sono incontrati spesso e volentieri in questi giorni di competizioni giapponesi.

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