«Mi sento sempre inferiore a mio marito, lui ha un ruolo nella società che io non ho», diceva Anna una volta. «Questo mi genera malessere e depressione».
Affermazioni come queste sono ricorrenti nelle terapie di coppia. Essere consapevoli del proprio valore e del valore del partner è indispensabile perché una relazione sia serena e soddisfacente. Se invece uno dei due partner ritiene sé stesso privo di valore e l’altro dotato di valore o, viceversa, sé stesso dotato di valore e l’altro privo di valore, o ancora, entrambi si ritengono privi di valore, tutto questo pregiudicherà pesantemente la relazione.
Il concetto di essere privi di valore e di guardare all’altro come una persona ugualmente dotata di valore è un concetto cardine dell’Analisi Transazionale noto come Okness.
È un concetto rivoluzionario che stravolge l’idea per cui abbiamo valore per ciò che facciamo, produciamo, per quanto siamo belli, intelligenti, produttivi, empatici, efficaci. L’Okness, invece, è un termine anglosassone che esprime l’accettazione incondizionata, l’accoglienza amorevole di sé e dell’altro, a prescindere da tutto questo.
Ognuno di noi ha valore non per ciò che fa, ma per il semplice fatto che esiste.
Possono però esserci diversi modi di vedere sé stessi, il partner e la relazione. Si parla in tal caso di posizioni esistenziali:
1) Io non sono Ok – Tu sei Ok: posizione in cui si dà poco o niente valore a sé stessi e ci si sente inferiori o inadeguati, mentre si ritiene l’altro dotato di valore;
2) Io sono Ok – Tu non sei Ok: posizione in cui si attribuiscono all’altro tutte le responsabilità finendo per svalutarlo, denigrarlo o aggredirlo mentre si attribuisce a sé superiorità;
3) Io non sono Ok – Tu non sei Ok: posizione nella quale c’è una mancanza di fiducia e di speranza verso sé, gli altri o la vita stessa.
Sarebbe auspicabile invece avere uno sguardo che guarda a sé e all’altro come persone dotate di valore e quindi nella posizione esistenziale:
Io sono Ok – Tu sei Ok: posizione di benessere emotivo e di fiducia nel mondo e in sé stessi e nell’altro: l’Okness appunto.
Il concetto di Okness ci aiuta quindi da una parte a sottolineare il valore intrinseco incondizionato che ogni essere umano ha e dall’altra ci aiuta a guardare alle differenze non come ad un ostacolo bensì come ad una ricchezza.
Per esempio, in una relazione di coppia così come in ogni nostra relazione con gli altri, possono incontrarsi differenti caratteristiche personali, differenti ruoli e compiti, ma l’Okness ci ricorda che le caratteristiche, i ruoli, i compiti non sono legati al valore. L’equivoco nasce dal fatto che cresciamo in famiglie o in società dove i ruoli e gli incarichi sono visti come riconoscimenti di valore: molte cariche, molto valore. Non è così: il valore non dipende dal nostro operare, né dalle nostre competenze.
D’altra parte avere tutti lo stesso valore non significa avere tutti le stesse inclinazioni, competenze, ruoli. Significa fare i conti con l’altro che è uguale a me per valore, ma diversissimo da me per innumerevoli ragioni.
Solo riconoscendo la diversità dell’individualità dell’altro vivo davvero l’Okness, in quanto vedo l’altro come una persona col potere di esprimere la potenzialità della sua peculiare unicità, riconoscendogli quindi la sua personale capacità di pensare, di prendere decisioni nella vita e di cambiare.
L’Okness non è uniformità, non è “siamo tutti uguali”. Abbiamo lo stesso valore ma non siamo tutti uguali, anzi siamo tutti diversi! Questa è la straordinarietà dell’Okness. La differenza di compiti o di ruoli non nuoce all’Okness perché come si è scritto: dove c’è Amore ci si può distinguere senza dolore.
E come ricordano Illsley Clark and Dawson: «Concedere a qualcuno il dono dell’amore incondizionato (l’Okness) non significa essere sempre consenzienti, accettare qualsiasi comportamento, anche se poco rispettoso, lasciar passare prestazioni scadenti o celare la rabbia. Significa essere onesti, lavorare attraverso le differenze, negoziare e rinegoziare l’accordo, valorizzare sé stessi e l’altro, mantenere il rispetto reciproco».
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