Oggi è la “Fieste de Patrie dal Friûl”

Si ricorda in questa data l'istituzione del Patriarcato di Aquileia. Un pezzo di storia poco conosciuto, ma di grande valore culturale.
Una veduta di Aquileia (piazza Capitolo), città sede del Patriarcato che diede origine alla Patria del Friuli. ANSA/ALBERTO LANCIA

È pressoché sconosciuta fuori dai confini regionali, e anche in Regione è in effetti stata istituita ufficialmente solo nel 2015 (per quanto venisse comunque celebrata già da quasi quarant’anni); ma è nondimeno molto sentita in Friuli la “Fieste de Patrie dal Friûl”, letteralmente “festa della Patria del Friuli”, che si tiene ogni anno il 3 aprile, e di cui si giunge nel 2024 alla 47^ edizione. Ricorda l’istituzione, il 3 aprile del 1077, del Patriarcato di Aquileia: un principato ecclesiastico – detto appunto anche patria del Friuli – che esercitò il potere fino al 1420, data della conquista veneziana del Friuli.

Per capire il tutto serve ricordare un po’ di storia. La sede vescovile di Aquileia era infatti arrivata ad autodichiararsi patriarcato – titolo all’epoca riservato solo a Costantinopoli, Gerusalemme, Roma e Antiochia – in seguito allo Scisma Tricapitolino del 557, quando i metropoliti di Milano e Aquileia si rifiutarono di aderire ai cosiddetti “Tre Capitoli” dell’imperatore Giustiniano – testi riconducibili alle tesi nestoriane, che negavano l’unicità della natura umana e divina di Cristo.

Da lì si innescarono una serie di sviluppi politici e geopolitici che si intersecarono poi con quelli del Sacro Romano Impero, fino a che il 3 aprile 1077 il patriarca Sigeardo ottenne dall’imperatore Enrico IV l’investitura feudale di duca del Friuli, marchese d’Istria e principe. Seguirono due secoli di brillante sviluppo economico e culturale, una sorta di epoca d’oro per il Friuli; con produzioni di avanguardia in campo artistico, letterario e anche giuridico – disponeva infatti di un’organizzazione statuale molto avanzata per l’epoca, con tanto di Parlamento e un vasto corpus di leggi. Il territorio del Patriarcato arrivò ad estendersi fino a parte delle attuali Slovenia, Croazia e Austria, e al nord dell’attuale Veneto. La sede del Patriarcato fu in seguito spostata prima a Cividale e poi a Udine, nel frattempo divenuta il centro istituzionale del Friuli.

La storia del Patriarcato in realtà non finì con la perdita del controllo del Friuli in favore dei veneziani nel 1420, dato che la città di Aquileia continuò ancora per quasi un secolo ad essere “giocata” come pedina dello scacchiere degli interessi delle grandi potenze dell’epoca; venne infine annessa al Sacro Romano Impero (che nel frattempo si era sostanzialmente spartito il territorio dell’attuale Friuli Venezia Giulia con la Serenissima) nel 1509, e i patriarchi rimasero formalmente signori di Aquileia fino al 1751.

Una storia che, per quanto appunto poco nota al di fuori della Regione, ha lasciato un grande segno sotto il profilo storico e culturale; e per questo oggi il 3 aprile è ancora considerato una sorta di “festa nazionale”, per quanto senza alcuna velleità indipendentista. Sono quindi numerose le iniziative che partono già dal mese di marzo e si estendono a tutto aprile; organizzate in particolare dall’Arlef (Agjenzie Regjonal pe Lenghe Rurlane, Agenzia regionale per la lingua friulana, il cui riconoscimento a livello nazionale come lingua minoritaria è stato siglato proprio 25 anni fa), dalla Società Filologica Friulana, e dai Comuni del territorio interessato. Si va dalle conferenze, alle visite ai musei e a luoghi di interesse storico, ai laboratori per bambini, ai concerti, alle presentazioni di libri, agli spettacoli teatrali.

Non mancano naturalmente le letture in chiave contemporanea: il consigliere regionale Furio Honsell ha infatti osservato che «un primo spunto di riflessione in occasione della Fieste de la Patrie dal Friûl è quello del concetto di euroregione. È un concetto attualissimo: la Patria del Friuli riuniva popoli di lingue e culture diverse, ma in grado di sentirsi uniti nella diversità sulla base dei loro valori fondanti. È urgente ritrovare quello spirito di intesa di fronte al crescere del pensiero sovranista che sta fiaccando l’idea di Unione Europea».

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