Odysseus

Impresa difficile e per questo ancor più apprezzabile, coreografare le gesta dell’eroe più inafferrabile della storia, Ulisse. Il suo viaggio può essere visto come viaggio interiore, o flusso di coscienza la cui rotta è indicata dai sogni dove i luoghi attraversati possono trasformarsi in atmosfere. Sembra essere questa la tensione che muove lo spettacolo di Renato Greco e Maria Teresa Dal Medico Odysseus. La loro cifra stilistica amalgama danza, canto e recitazione nella forma originale della dance opera. Un grande cavallo di legno che rimanda alle sculture di Ceroli domina la scena mobile composta da un ingegnoso grande schermo circolare con videoproiezioni. Vivono quadri danzati – alcuni però privi della forza necessaria – che rievocano i personaggi mitologici: da Achille, Ettore, Polifemo, a Nausicaa, a Circe. È il flusso di ricordi di un Ulisse reduce a cui dà voce Ennio Coltorti impegnato a leggere alcuni brani al leggio. Per poi in ultimo comparire in scena attraversandola con la freccia in mano scoccata dall’arco dell’eroe per andare a centrare lo scudo nella sfida coi Proci. Impreziosito dalle luci e dai costumi – intrecci di stoffe dorate, figure bendate, body elastici per le sirene che ricordano le forme di Alvin Nikolais, maschere di animali -, lo spettacolo cresce man mano fino a momenti di intensa danza: come nel brano finale fra Ulisse Telemaco e Penelope.Cresce anche l’interpretazione del protagonista Marco Chiodo, ballerino di talento, e di Rhuna Barduagni, insieme ad alcuni altri elementi della nutrita compagnia. Al Teatro

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