Odio razziale: stop dallo sport

Dopo i frequenti e numerosi scandali dovuti alle forme di antisemitismo (e non solo) nel calcio di oggi, finalmente un’intesa tra Viminale, Ministro dello Sport e FIGC per la risoluzione del problema.
(AP Photo/Antonio Calanni)

La decisione presa dai vertici dello sport nazionale costituisce un notevole passo avanti per la lotta all’antisemitismo e all’odio razziale. Il provvedimento prevede la sospensione immediata delle competizioni calcistiche in caso di cori, atti ed espressioni di carattere antisemita.

È inoltre prevista la comunicazione al pubblico presente allo stadio ed a quello da casa tramite apposito annuncio proclamato a mezzo di display ed altoparlanti. La scelta è frutto della riunione tra il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, il ministro per lo Sport e dei Giovani, Andrea Abodi ed il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, insieme al Coordinatore nazionale per la lotta all’antisemitismo Giuseppe Pecoraro.

Del resto, questi ingiustificabili atteggiamenti danneggiano duramente le competizioni sportive, privando le stesse della loro componente più umana, oltre che spettacolare. Tutto ciò impedisce a spettatori ed appassionati di godere non solo serenamente di uno spettacolo di aggregazione sportiva, ma anche di fruire di un servizio per cui hanno pagato.

Il ministro Piantedosi, durante la firma della dichiarazione d’intenti, afferma: «è un grande valore simbolico e non solo, prefiguro l’inizio di un percorso virtuoso nella lotta contro la discriminazione nello sport». Il ministro evidenzia inoltre come, con questa soluzione, «viene recepita la definizione internazionale di antisemitismo a livello di codice etico ma vengono soprattutto previste una serie di misure applicative».

Per contrastare il fenomeno dell’odio razziale nel calcio, oltre alla sospensione delle partite, è previsto il divieto all’uso della maglia numero 88 ed il no a simboli neonazisti o di incitamento all’odio. Il numero 8 richiama infatti alla lettera “H” nell’alfabeto, e la ripetizione ricorda pertanto il saluto “Heil Hitler”. Caso di notevole scalpore fu quello di un tifoso laziale sugli spalti con la maglia numero 88 e la scritta “Hitlerson” ovvero “il figlio di Hitler”.

Sono peraltro innumerevoli i casi finiti sotto i riflettori, solamente negli ultimi anni, per incitazione all’odio antisemita: purtroppo ricordiamo ad esempio quello degli adesivi di Anna Frank con la maglietta della Roma attaccati in curva sud seguiti dalla scritta “romanista ebreo”. O ancora, i cori razzisti nei confronti dell’allenatore della Sampdoria della stagione conclusa, Dejan Stanković, ex laziale, proprio da parte dei suoi ex tifosi “aquilotti”.

Afferma il ministro Abodi che l’intento è quello di portare la lotta all’antisemitismo a patrimonio comune e diffuso. «FIGC, leghe, calciatori e allenatori sono tutti allineati sul messaggio che vogliamo mandare. Abbiamo cominciato con il calcio semplicemente per l’impatto che ha nel nostro paese, ma lo faremo anche con il resto dello sport».

La speranza è che si possano fare coincidere le parole con i fatti, per cercare di porre la parola fine alle forme di odio antisemita. È proprio partendo dallo sport e dall’educazione delle nuove generazioni che il problema può gradualmente scomparire. La decisione punta al coinvolgimento non solo delle grandi associazioni ed istituzioni come il ministero dell’Istruzione. L’obiettivo principale sono quelle piccole realtà sportive territoriali e dilettantistiche che rappresentano il principale canale di informazione ed educazione.

Una forte spinta è stata data anche ad attività di sensibilizzazione sulle tematiche dell’antisemitismo. Tra questo, troviamo visite ai “luoghi della memoria” e collaborazioni con media e social network. Proposto anche l’inserimento nel codice etico della società di un riferimento alla definizione di antisemitismo, elaborata dall’IHRA (International Holocaust Remembrance Alliance).

La speranza, è che un passo simile venga allargato anche ad altre forme di razzismo: basti pensare ai fischi a calciatori africani “rei” di avere la pelle nera, ma non solo. Affinché vinca il migliore, è prima necessario che vinca lo sport: solo l’educazione e la condanna ferma di qualunque atteggiamento provocatorio in questo senso, potranno restituire “normalità” a certi contesti.

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