Martedì scorso mi sono messo in viaggio per ricominciare le visite agli amici che, a causa del Covid, sono diventate rare. Così, lungo la stradina stretta tra due alti muri, tutta ligure, mi aveva preso una sottile emozione, ecco il cancello, il campanello, i saluti, brevi sguardi e il gradito caffè. Un ribollire di pensieri… Mi quieto e vedo Luigi che stira un riottoso lenzuolo con l’elastico, lo guardo e poi propongo: «Se lo pieghiamo assieme, faremo certamente meglio».

Fatto questo vado in cucina ed ecco la spazzatura, raccolta differenziata, tre sacchetti, vado e torno. Ormai sono entrato in famiglia… Ecco il congelatore a pozzo con il ghiaccio insinuato sotto lo sportello, se continua così con quello che costa l’energia…; gratto e riduco il surplus di ghiaccio, trattamento della guarnizione con alcool e sgrassatore. Auguro buona cena per tutti in attesa che, passata la buriana del Covid, spunti una cena con tutti come ai vecchi tempi.

La sera della Domenica delle Palme alla Messa vespertina mentre esco dalla chiesa, noto una coppia anziana che lentamente si avvia all’uscita, li seguo per un po’, poi li saluto… Mi colpisce l’espressione: «Sono sette domeniche che non veniamo alla Santa Messa». Rivelo che sono ministro straordinario per la Comunione e che posso portarla a casa loro. Mi rispondono: «Che regalo ci farebbe!», e ci scambiamo i numeri di cellulare.

Giovedì Santo ricevo un messaggio: «Ti aspettiamo per le 19.30 e siamo in 5, noi due, una sorella, una vicina e un’amica». Terminata la liturgia in chiesa, giungo al portone, sono le 19.30, e mentre suono il citofono arriva un taxi dal quale scende a fatica una signora con una gamba fasciata. Mi riconosce e mi chiede: «Posso venire anch’io?». Così è il Pane Spezzato…

Di Riccardo