Una nuova spinta dal ’68

Più partecipazione e più impegno civile sono state le piste per affrontare il contesto di un'epoca dal punto di vista politico ed ecclesiale grazie al confronto con autorevoli testimoni e protagonisti, come Mario Capanna, Rosy Bindi, Brunetto Salvarani

Quale lettura dare di una stagione, quella del ’68, che in Italia e nel mondo ha rivoluzionato la vita culturale, sociale, politica, ecclesiale? Quale eredità, ancora non pienamente espressa, ci consegna?

È attorno a queste domande che si è articolato il confronto tra Mario Capanna, politico e saggista, il teologo Brunetto Salvarani, l’ex parlamentare Rosy Bindi con la moderazione di Marco Luppi (storico, Ist. Univ. Sophia) e Federico Rovea, (dottorando in Scienze dell’educazione, Univ. di Padova) nel pomeriggio di sabato 29 settembre a LoppianoLab (Loppiano, FI) nel focus dal titolo: Dal sogno all’impegno: Oltre la rivoluzione e la contestazione del ’68.

Mario Capanna, testimone e protagonista di quella stagione, guarda al ’68 come a un’epoca che attraverso manifestazioni studentesche, rivendicazioni operaie e campagne per i diritti civili, è stata espressione di una richiesta di partecipazione oggi da rinnovare.

Di fronte alla Terza Guerra mondiale a pezzi in atto, secondo la lettura di papa Francesco, caratterizzata dalla ripresa della corsa agli armamenti, dagli effetti negativi del cambiamento climatico arrivato alla soglia dell’irreversibile, dall’irresponsabilità della politica, non «possiamo lasciare ai governi il compito del cambiamento. Questo deve camminare sulle gambe di tutti gli uomini e tutte le donne di oggi vivendo la democrazia come partecipazione, vera eredità del ’68». E continua: «Oggi è importante recuperare la radicalità di visione del ’68. Bisogna superare questo sistema economico capitalista che non lascia margini di riforma. Bisogna dialogare e creare forme vere di economia che costruiscono…Spegniamo i cellulari, gli i-pad, e apriamo un libro. Un libro ti costringe al confronto, ti costringe a pensare… come diceva Gaber: e pensare che c’era il pensiero. Dobbiamo recuperare lo spirito critico. Chiudo con una frase che ho visto scritta su un muro: i grandi sembrano tali, solo perché siamo in ginocchio, alziamoci!».

Gli fa eco Rosy Bindi che riconosce al ’68 la riscoperta dell’amore per la politica, sulla scia anche dell’insegnamento di don Milani, intesa come sguardo ai problemi comuni e impegno a risolverli insieme: «Sentivi il destino comune e sentivi che dovevi fare la tua parte», ricorda la Bindi. Contro l’invidia sociale oggi in atto bisogna riscoprire il valore vero della politica.

Nella lettura di Brunetto Salvarani è stata un’età che ha aperto dei sentieri di cambiamento, poi interrotti. Ricordando Giorgio Gaber – «Dove esistono una voglia, un amore, una passione lì ci sono anch’io», Salvarani propone tre sentieri: rilanciare l’autonomia dei laici in ambito ecclesiale, che aiuta a creare anche la comunità civile; riprendere a pensare; dare spazio allo studio, al dibattito, alla riflessione. Il ’68 è stato anche lotta intergenerazionale. Di per sé negativa, metteva comunque in relazione e in contatto le generazioni. Oggi occorre ripartire da qui.

 

A seguire i laboratori hanno messo a fuoco aspetti diversi del movimento di contestazione:

Le donne nella politica nazionale. Quale futuro per le leadership femminili? 

Alla base del dialogo tra palco e platea le esperienze personali di due donne impegnate in Parlamento, Chiara Gribaudo (PD) e Bianca Laura Granato (Movimento 5 Stelle), e di due donne che l’esperienza parlamentare l’hanno alle spalle, Lucia Fronza Crepaz, oggi responsabile del progetto “cittadinanza attiva” – Scuola di Preparazione Sociale, e Rosy Bindi, ex presidente della Commissione Antimafia.

Di fronte alla aggressività di una politica incapace di dialogo e di reciproca valorizzazione, le donne possono invertire questo stato di cose? «Sì, solo se noi donne saremo capaci – ha detto Lucia Fronza Crepaz – di una sollevazione popolare, per far emergere talenti che diversamente non arriveranno mai a beneficio della comunità». In piena sintonia Rosy Bindi ha auspicato che dalle donne nasca la cura e la preoccupazione di un vivaio in cui far crescere un nuovo protagonismo femminile in politica.

 

La Chiesa cattolica e il ’68. Nel laboratorio moderato da Aurelio Molè, giornalista di Città Nuova, Brunetto Salvarani (teologo, Facoltà teologica dell’Emilia Romagna), Marinella Perroni (teologa e biblista, Pontificio Ateneo Sant’Anselmo di Roma) e Donato Falmi (Centro Chiara Lubich) hanno ripercorso un momento storico che nell’ambito ecclesiale è stato espressione di una forte richiesta di cambiamento proveniente dal Movimento Biblico, dal Movimento femminile e dal Movimento Liturgico che avesse al centro le donne, i laici, la liturgia, la riscoperta della Parola di Dio, richieste che in parte sono rimaste disattese. Ma in quella stessa epoca nascevano numerosi movimenti laicali che hanno dato voce e spazio a quelle domande e rappresentato una novità positiva e ancora gravida di futuro.

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