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Nostra Aetate, quando il Concilio aprì il dialogo interreligioso con gli ebrei

di Bruno Cantamessa

- Fonte: Città Nuova

Bruno Cantamessa Autore Citta Nuova

Il 28 ottobre ricorre il 60° anniversario della Nostra Aetate, la Dichiarazione del Concilio Vaticano II sui rapporti della Chiesa cattolica con le religioni non cristiane. Sono in programma importanti convegni e appuntamenti a Roma, alcuni con la presenza di papa Leone XIV

Concilio Vaticano II, foto d’archivio dell’Ansa

Il papa Leone XIV sarà presente martedì 28 ottobre alle 18,30 nell’Aula Paolo VI, in Vaticano, alla celebrazione dell’anniversario della Nostra Aetate (Nel nostro tempo), la Dichiarazione che il Concilio Vaticano II promulgò il 28 ottobre 1965 sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane. Si tratta di un documento di grande significato, anche se di poche pagine, in cui si accenna ai rapporti con le principali religioni asiatiche – induismo e buddhismo – e si dedica uno spazio maggiore alle due religioni abramitiche: islam ed ebraismo. La prospettiva, fortemente innovativa rispetto al vissuto dei secoli passati, è espressa da Nostra Aetate con queste parole: «La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini».

Parole che inaugurano un’era nuova nei rapporti dei cattolici con le fedi non cristiane e fondano la dimensione del dialogo interreligioso, dopo oltre sedici secoli segnati da ostilità, tentativi di conversione e crociate – comprese, nei confronti degli ebrei, accuse di deicidio, autodafé, roghi di marrani e moriscos, espulsioni e ghetti. Sorvolando su molti altri aspetti pur importanti, è particolarmente doveroso porre l’attenzione sulla parte di Nostra Aetate dedicata al dialogo con gli ebrei, che è la sezione relativamente più ampia della Dichiarazione, quella che nelle intenzioni originarie avrebbe dovuto esserne il centro – se non l’unico oggetto. I protagonisti di questa autentica avventura dello Spirito furono, all’inizio: Giovanni XXIII (Angelo Giuseppe Roncalli, 1881-1963), pontefice dal 1958, il papa del Concilio; Jules Isaac (1877-1963), storico francese ebreo; e chi li fece in certo modo incontrare: Maria Vingiani (1921-2020), fondatrice e, dal 1965, presidente del Sae (Segretariato Attività Ecumeniche).

Isaac chiese alla Santa Sede un incontro con il neo eletto papa e gli inviò un dossier dal titolo emblematico: Della necessità di una riforma dell’insegnamento cristiano nei confronti di Israele. Memoria presentata dal prof. Jules Isaac, presidente d’onore delle amicizie ebraico-cristiane di Francia. Ispettore della Pubblica Istruzione, storico, famiglia massacrata ad Auschwitz e Bergen-Belsen. Purtroppo, l’unico risultato che ottenne fu quello di allarmare l’ambiente della Curia. Giovanni XXIII non ricevette mai quel dossier. Isaac si rivolse allora all’amica Maria Vingiani, che sapeva vicina al papa, e le chiese aiuto in modo accorato. Dopo varie peripezie, l’incontro privato fra i due avvenne il 13 giugno 1960. Giovanni XXIII fece propria la proposta di Jules Isaac e la affidò al Concilio tramite il biblista e cardinale Agostino Bea. La bozza di documento preparata dal cardinale Bea fu inizialmente bocciata dalla Commissione preparatoria. Il papa scrisse allora una lettera autografa (13 dicembre 1962) sottolineando l’importanza di affrontare il problema ebraico.

La lettera indusse il cardinale Bea a ripresentare, alla terza sessione del Concilio, una nuova bozza, che fu accolta come documento autonomo. Alla quarta e ultima sessione del Concilio venne quindi approvata la Dichiarazione Nostra Aetate, che riprese parte della bozza, modificandola però notevolmente. Fu approvata dalla plenaria dei padri conciliari con 2.041 voti favorevoli, 88 contrari e 3 nulli. Così commenta la genesi di Nostra Aetate il gesuita David Neuhaus: «L’elaborazione del documento porta l’impronta dell’incontro tra il gesuita tedesco Augustin Bea, nominato dal papa presidente del Segretariato per la promozione dell’unità dei cristiani, e Massimo IV Saigh, patriarca di Antiochia dei melchiti. Il dialogo contemporaneo tra la Chiesa cattolica e il popolo ebraico conserva il segno delle prospettive da loro elaborate nel momento in cui la Chiesa cominciava a formulare una posizione che affermasse sia il dialogo con gli ebrei sia la consapevolezza della tragica sorte dei palestinesi» (Civiltà Cattolica, quaderno 4197, 4 settembre 2025).

Le affermazioni del documento conciliare sul rapporto con gli ebrei sono molto forti: «E se autorità ebraiche con i propri seguaci si sono adoperate per la morte di Cristo, tuttavia quanto è stato commesso durante la sua passione non può essere imputato né indistintamente a tutti gli ebrei allora viventi, né agli ebrei del nostro tempo». E incalza a proposito dell’antisemitismo: «La Chiesa inoltre, che esecra tutte le persecuzioni contro qualsiasi uomo, memore del patrimonio che essa ha in comune con gli ebrei e spinta non da motivi politici, ma da religiosa carità evangelica, deplora gli odi, le persecuzioni e tutte le manifestazioni dell’antisemitismo dirette contro gli ebrei in ogni tempo e da chiunque».

Il papa Leone XIV parteciperà dunque il 28 ottobre prossimo alla celebrazione dell’anniversario della Nostra Aetate, ma anche l’udienza generale che terrà il 29 ottobre sarà dedicata al dialogo interreligioso. Dal 27 al 29 ottobre, inoltre, si svolgerà presso l’Università Gregoriana il Convegno internazionale Rivolti al futuro. Ripensare Nostra Aetate oggi. La prospettiva non è tanto cercare nuovi orientamenti o promuovere uno studio storico della Dichiarazione conciliare, quanto «la sua valorizzazione come strumento ermeneutico capace di interpretare il presente». Una capacità che, dopo sessant’anni, rimane attuale – tanto da richiedere nuova luce per essere aggiornata e, probabilmente, ampliata.

Il 16 ottobre dalle 18.30, inoltre, sarà possibile partecipare sulla piattaforma Zoom all’incontro del gruppo Comunicazione e sinodalità dal titolo “Il cammino delle religioni per la pace a 60 anni dalla Nostra Aetate“, Interverranno: monsignor Indunil Janakaratne Kodithuwakku Kankanamalage, segretario del Dicastero per il Dialogo interreligioso, Roberto Catalano, docente dell’Istituto universitario Sophia, Manuel Sanchez, docente della Pontificia Università della Santa Croce, e Mustafa Cenap Aydin, direttore dell’Istituto Tevere, centro per il dialogo. Clicca qui per partecipare

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