Non solo militari nella Terra dei fuochi

Pomigliano si mobilita per una salvaguardia del territorio affidata ai cittadini e alle associazioni, senza demandare all’esercito piani di intervento slegati dal dramma quotidiano di una città ferita anche dai rifiuti tossici
Manifestazione nella terra dei fuochi

Il corteo che domani 18 gennaio sfilerà per le vie centrali di Pomigliano d’Arco sarà silenzioso. Durante il tragitto parleranno solo i numeri di una tragedia che non ha lasciato indenne nessuna delle famiglie della cittadina: saranno lette le cifre su vittime, malattie, terreni avvelenati dai rifiuti tossici.

Non è una protesta contro il governo e la decisione di militarizzare il territorio, ma qui tutti i comitati e le associazioni che da mesi lavorano per chiedere dati, notizie, interventi di bonifica hanno deciso quest’uscita nella pubblica piazza per svegliare le coscienze di cittadini e amministratori.  «Noi desideriamo salvaguardare la nostra natura, la salute fisica e vogliamo svegliare la responsabilità sia dei nostri concittadini che di chi ci amministra, perché ciascuno deve farsi carico dei propri doveri». A parlare è don Peppino Gambardella, parroco della chiesa madre a Pomigliano. Anche qui come a Caivano, Caserta, Acerra è la Chiesa a camminare a fianco di chi soffre e lo fa senza rivendicazioni o astio: sta con chi soffre.

Dal palco allestito davanti al comune parleranno un medico di famiglia, un oncologo perché anche qui c’è un’epidemia di malattie tumorali di origine non definita, eppure con un tasso di crescita impressionante. A certificarlo non sono tanto i dati ma le famiglie, le mamme: il loro comitato raccoglie queste storie, apre le porte di casa per entrare nella sofferenza di un figlio, di un padre, di un parente.   

Il comunicato stampa che annuncia la mobilitazione esplicita le ragioni dell’impegno: «una resistenza civile dal basso, in opposizione alla cinica utilità del massimo profitto, che ha devastato e avvelenato i nostri territori». Qui nessuno vuole rassegnarsi alla fatalità di una condanna a morte emessa da terreni agricoli rigogliosi e salubri resi assassini dalla mano dell’uomo e della criminalità.  Ed è per questo che si fa rete: sono decine i comitati laici e religiosi dietro la sigla “Coordinamento18gennaio” che insistono nel chiedere dati scientifici e soluzioni anche ad un’economia messa in ginocchio da una criminalizzazione indiscriminata del territorio. Qui la gente vuole vivere, vuole tornare ad esportare i propri prodotti, vuole nutrirsi senza il terrore di mettere a tavola veleni.

E mentre a Villa di Briano (Caserta) si continua a scavare alla ricerca dei fusti tossici, Pomigliano, in silenzio, si mette in fila perché come recita uno degli slogan degli striscioni «i sogni e le idee non bruciano», non sono cenere anche nella Terra dei fuochi.

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