Non solo bulli

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Sì, siamo d’accordo con Giuseppe, lo studente napoletano che ha scritto ai giornali chiedendo semplicemente: Perché parlate solo di questa non scuola fatta di bullismo e vandalismo che finisce su You tube? Perché non parlate quasi mai di quella vera, della scuola che c’è, dei ragazzi che si danno da fare, che scrivono sui Forum, che stanno, per esempio, scrivendo il manifesto europeo degli studenti?. Giuseppe, che di cognome fa Esposito, studia a Napoli all’Istituto tecnico Carlo Emilio Gadda. Stufo di sentir parlare di questa ‘non scuola’, s’è messo al pc e ha scritto una lettera a tutti i giornali, trovando, a dire il vero, scarsa eco. Chiede altri strumenti per comunicare, spazi per discutere, per farsi sentire. Se ci lasciate solo i nostri telefonini, continueremo a usare solo quelli. I telefonini, a dire il vero, quelli che il 95 per cento dei ragazzi fra i 14 e 16 anni possiede (e il 99 per cento fra i 16 e i 18), hanno subito uno stop deciso da parte del ministero dell’Istruzione che ha emanato di recente delle linee guida che ne vietano l’uso durante le lezioni (regola peraltro non del tutto nuova ma quasi mai rispettata). Le scuole avrebbero quindi dovuto aggiornare i propri regolamenti di istituto prevedendo sanzioni per chi li trasgredisce. Allora ve l’hanno vietato il cellulare in classe?, chiedo ad alcune adolescenti al primo anno delle superiori, qualche giorno dopo l’annunciato provvedimento. A dire il vero solo una ha risposto di sì; le altre di questa norma non sapevano proprio nulla. Beh, prima di tutto dovrebbero impedirlo ai professori che si fanno grandi chiacchierate in classe, risponde Giorgia, che frequenta il quarto ginnasio. Noo, non è possibile spegnere il cellulare, aggiunge Claudia. Chiedo il motivo vitale di tale affermazione. Io faccio i compiti in classe in collegamento con un aiuto esterno, dice Federica. Io quando devo andare in bagno faccio uno squillino alla mia amica dell’altra classe, così usciamo insieme, dice Emanuela. Io in realtà non lo uso mai, però devo averlo sempre a portata di mano. Se succede un’emergenza… , replica Marta. Insomma ancora una volta non sarà semplice vietare l’uso di queste che qualcuno ha definito armi di distrazione di massa anche perché quelli che per primi non riescono a staccare il novello cordone ombelicale sono i genitori. Ed è facile accusare di linea dura chi vuole proporre delle regole dettate semplicemente dal buon senso. Dal momento che la scuola sarebbe fatta per studiare. Ma, è evidente, non è l’uso anche improprio del telefonino il problema più grave di tanti adolescenti. Chi di noi non ricorda lo studente autistico maltrattato a Torino la cui scena, ripresa, è finita su Internet? O il professore minacciato con una pistola da uno studente? O certi stupri di gruppo a danno di ragazzine da parte di coetanei? Facciamo una precisazione. Sappiamo bene che i ragazzi di cui normalmente si parla sui mezzi di comunicazione, protagonisti di episodi di bullismo, di vandalismo, di violenza in genere, non sono certo la maggioranza, anzi. Ma anche se non sono numericamente significativi, i loro comportamenti sono così gravi qualitativamente da imporsi all’attenzione dell’opinione pubblica. E non solo. Si impongono anche nelle classi che frequentano, nei gruppi in cui sono inseriti, nei quartieri dove vivono. Ma anche di fronte a ragazzi normali, chiediamoci quanti di noi sono in grado di entrare in re- lazione col mondo degli adolescenti o quanto piuttosto non ci fanno paura i nostri figli che cominciano a crescere e non sappiamo più come prenderli; o quelli che prima erano bravi bambini e a un certo punto cominciano a comportarsi in modo per noi strano e incomprensibile… Entrare nel mondo dei ragazzi per tanti adulti è diventata una missione impossibile e questo non fa che allargare un fossato già abbastanza ampio. Facile dire ai miei tempi; molto più difficile mettersi in discussione soprattutto perché il tempo, oggi, non c’è più. Genitori presi dal lavoro, dalla carriera, da mille impegni; insegnanti stressati e demotivati; agenzie educative assenti. Per capire le dinamiche di questo rapporto non semplice abbiamo chiesto una mano ad un esperto dell’età evolutiva (vedi a fianco). E ci piacerebbe continuare un dialogo su tutto ciò che ha a che fare con le nuove generazioni dando voce prima di tutto ai protagonisti di quest’età tanto discussa, ed anche ai loro genitori, agli insegnanti, agli educatori. Scriveteci! Il nostro indirizzo rete@cittanuova.it è sempre attivo. Perché il bullismo o la violenza non sono malattie incurabili. Di antidoti ne sono stati già trovati parecchi. Questa è solo una prima puntata. Alla prossima sentiremo da Fioroni tutto quello che bolle in pentola al ministero dell’Istruzione dove, tra l’altro, è stata promossa la campagna Smonta il bullo insieme ad altre iniziative volte a favorire un clima più vivibile nelle scuole del nostro Paese. E di buone pratiche, con protagonisti proprio loro, gli adolescenti, ne conosciamo davvero tante. Perché a quest’età i ragazzi non sono solo bulli, possono essere anche belli. Investiamo in educazione Dialogo sui teenager con Ezio Aceti, psicologo dell’infanzia, esperto dell’età evolutiva. Sempre più adolescenti protagonisti di episodi di cronaca nera. Cosa ci dicono questi fatti? Di fronte ad avvenimenti giudicati da noi adulti molto gravi spesso vediamo che gli adolescenti sembra non comprendano fino in fondo la responsabilità di quello che fanno. Chiediamoci, come mai? Probabilmente, visto che la responsabilità si educa, questo avviene perché gli adolescenti oggi sono trattati un po’ come bambini e quindi, anche quando sono più grandi, vivono come fossero ancora bambini. Ciò non li giustifica, ma è così. Il secondo aspetto è l’educazione delle emozioni. Una volta la società era impostata di più su norme e regole, si era obbligati a controllare le emozioni. Oggi invece è urgente questo tipo di educazione, bisognerebbe proporla sin dalla scuola materna, in modo che quando un ragazzo prova delle emozioni è capace di conoscerle e di guidarle. Naturalmente ad essere chiamati in causa sono i genitori, molto spesso in difficoltà nell’educazione dei figli. Io ritengo (ed è il sogno di tanti psicologi infantili) che sia arrivato il tempo di istituire come obbligatoria per i genitori, dico obbligatoria, l’educazione dei bambini in tutti i comuni. Impareremmo a metterci in discussione, a educare i bambini sin da piccoli. Altrimenti non li si può crescere e amare. Così anche per gli adolescenti. Noi non sappiamo come funzionano, ecco perché sbagliamo. Una seconda cosa da fare, se- condo me, è l’apertura degli sportelli psico-pedagogici nelle scuole materne, elementari e medie in modo che lo psico pedagogista non è più lo specialista dove si va quando il bambino ha chissà quali problemi, ma diventa l’amico, il sostegno, l’aiuto alle famiglie. La medicina è andata avanti, l’educazione è rimasta ferma, non basta più il buon senso, bisogna investire in questo campo. Dare delle regole, mettere dei paletti. Atteggiamenti d’altri tempi? No, la regola è tutto per un bambino. Noi pensiamo che sia una proibizione, invece la regola è la capacità che il bambino acquisisce di controllare se stesso. Va data sin da piccolo portandolo a fare l’esperienza che una norma può risultare frustrante ma non è per questo cattiva. Nella misura in cui il bambino per una cosa fa fatica e piange, ha perfettamente ragione, ma il padre ha altrettanto ragione a presentargli la regola. Purché sia chiaro che è per insegnargli a vivere. Correggere è ammonire, non castigare; la cosa importante è tollerare che l’altro protesti, che dica la sua. Con i ragazzi poi bisogna prendere in considerazione la contrattualizzazione che può sembrare una parola negativa ma è una cosa bellissima perché in questo modo loro possono dire quello che pensano. Ad esempio il rientro la sera a casa: è bene che i ragazzi dicano la loro e dopo aver discusso si arriva ad un accordo. Questa discussione fa sentire l’adolescente parte attiva. Senza un’educazione seria che adulti ci troveremo di fronte? I nostri giovani sono molto più intuitivi di noi, il rischio è che però da un punto di vista emotivo e affettivo siano fragili, schiavi delle loro emozioni. Se diamo un’occhiata alle statistiche, tutto ciò che riguarda stabilità emotiva e affettiva è in crisi: basti pensare ai matrimoni. Saremo sempre più dipendenti dalle emozioni e tutto ciò le case discografiche e cinematografiche lo sanno bene. Il rischio è che facciano man bassa. Dobbiamo alzare bandiera bianca? No, assolutamente no. Dobbiamo credere che c’è una verità dentro l’essere umano che alla fine è più forte e che la libertà è sempre frutto di un’educazione, di uno sforzo a far venir fuori ciò che la persona ha dentro. Ecco perché, al di là della fragilità, comunque, può ancora farcela. Proprio per questo motivo dobbiamo partire sin da piccoli. E poi dobbiamo essere convinti che è sempre possibile recuperare, se si mette in atto un progetto educativo nei comuni, nelle scuole… Questo può essere un antidoto di fronte al dilagare del disagio. Su quale caratteristica degli adolescenti conviene investire per una crescita armonica della persona? A quest’età ogni cosa è assoluta, per loro una cosa o è tutta giusta o è tutta sbagliata. Questa assolutizzazione del pensiero va benissimo se noi presentiamo all’adolescente degli ideali forti, grandi, una sessualità in positivo, una libertà vera che si può conquistare. Invece noi con la paura di chiedere loro le cose grandi perché temiamo chissà che cosa, non chiediamo più niente e accettiamo tutta una serie di compromessi, quando invece la capacità ideale loro è molto più forte

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