Non siamo i fissati della Tav

Il numero della rivista Città Nuova in uscita dedica un ampio servizio alla costruzione della linea ad alta velocità Torino-Lione. Diamo spazio alla pluralità di voci e progetti che questa grande opera ha suscitato non solo in Val di Susa, ma in tutta Italia. Cominciamo da uno dei sindaci dei comuni coinvolti: Emilio Chiaberto di Villarfocchiardo
Il cantiere della TAV Torino-Lione

Emilio Chiaberto è il primo cittadino di Villarfocchiardo. Come tanti amministratori della valle si trova ad essere espressione dello Stato sul territorio e rappresentante della sua gente che in quello Stato fa fatica a riconoscersi. Con la fascia tricolore addosso si è trovato a far barriera tra la polizia e i manifestanti non poche volte assieme agli altri sindaci perché «qui non c’è un problema di ordine pubblico, c’è un’opera inutile che nessuno vuole».

 

Eppure è stato istituito un osservatorio con tecnici e rappresentanti comunali per condividere il progetto…
«L’Osservatorio è nato a seguito dell'aggressione del campeggio che si era installato sui terreni di proprietà di Ltf, ma è stato un fallimento perché non si è mai discusso sull’opportunità di fare quest’opera, ma solo sul come farla e non siamo stati pochi ad abbandonarlo perché ci siamo sentiti traditi. Ci avevano assicurato che non avrebbero fatto i sondaggi del terreno senza il nostro consenso e invece sono venuti di notte e di nascosto con le trivelle e le camionette della polizia come vigilanza. La gente è esasperata».

 

Uno dei punti dell’accordo italo-francese sulla Tav prevede l’accordo delle popolazioni locali…
«Abbiamo scritto al presidente della Repubblica, abbiamo raccolto firme e fatto esposti alla procura per esprimere il nostro dissenso e invece il tavolo tecnico è stato allargato ad altri comuni non interessati dal cantiere e che si sono espressi a favore perché riceveranno compensazioni economiche ai disagi».

 

Non è che si tratta di ostinazione irragionevole…
«È irragionevole dire che l’Europa vuole fare l’alta velocità, mentre sono gli Stati a volerla fare per non perdere finanziamenti. È irragionevole parlare di velocità dentro una galleria, perché lì i treni non vanno veloci, si sta cercando di aumentare solo la capacità di trasporto. Si parla dei violenti No Tav e non della la gente che si è avvicinata all’interesse pubblico, dei cittadini critici che mettono in discussione il modello di sviluppo di una società. Qui il bene comune, la legalità, la democrazia, la giustizia si imparano, non ai convegni, ma sotto i piloni di questo cantiere. Non siamo i fissati della Tav, anche da noi la prima urgenza resta il lavoro e la povertà di tante famiglie».

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