Non dirlo al mio capo

La fiction prodotta dalla Lux Vide convince il pubblico e riscuote successo anche sui social. Piacevole, adatta a tutta la famiglia, ironica ma mai superficiale, racconta le vicissitudini di una mamma di due figli rimasta vedova, interpretata da Vanessa Incontrada, che si divide tra famiglia e lavoro. Protagonista maschile Lino Guanciale
Guanciale

La stagione televisiva è ormai agli sgoccioli e la fiction si conferma la regina della prima serata. Se la cronaca quotidiana da una parte spaventa, mette ansia o pare poco rassicurante, la fiction continua invece a risponde a uno dei bisogni primari dell’uomo: la sua sete di storie, che dà l’illusione di vivere altre vite, altri “io” possibili, a volte anche attraverso un po’ di sana leggerezza.

 

Senza mettere in discussione l’utilità e l’opportunità di programmi più impegnati come Ballarò, Report, Chi l’ha visto, il successo della serialità televisiva in prima serata sottolinea forse l’esigenza, da parte del pubblico, di staccare ogni tanto la spina quotidiana, per immergersi in due ore di sano intrattenimento. Questo è Non dirlo al mio capo, fiction prodotta dalla casa di produzione Lux Vide, la stessa di Don Matteo e Che Dio ci aiuti. Questa volta niente preti e suore protagonisti (nonostante nella prima puntata appaia Don Matteo nei panni di se stesso), ma una giovane madre vedova da sei mesi, con due figli da crescere e molti debiti sulle spalle.

 

La serie, in onda dal 28 aprile su Rai Uno per sei serate, vede Vanessa Incontrada nei panni della protagonista Lisa Marcelli. Nonostante sia laureata a pieni voti in giurisprudenza, Lisa ha abbandonato la professione dopo la nascita dei figli. Quando il marito muore, Lisa si mette subito alla ricerca di un impiego, ma non è facile ricominciare dopo tanto tempo e i colloqui sembrano andare uno peggio dell’altro. La donna capisce presto che, più del curriculum o dell’aspetto, è solo uno il requisito fondamentale per accedere al mondo del lavoro: non avere figli!

 

Al trentaquattresimo colloquio, quando l’avvocato Enrico Vinci le propone di assumerla come sua praticante, sempre a patto che lei non abbia figli, Lisa mente sulla sua situazione familiare e ottiene così il lavoro nello Studio Legale dell’uomo. Mamma sotto copertura, Lisa deve barcamenarsi tra gli imprevisti legati a Mia e Giuseppe, i suoi due figli, e le richieste lavorative del suo cinico e affascinante capo, interpretato dal talentuoso Lino Guanciale, già protagonista di Che Dio ci aiuti e del più recente Il Sistema. Tra ansia di prestazione lavorativa e sensi di colpa materni, la donna si guarda allo specchio e si vede sdoppiata: da una parte Lisa-single, che le ricorda che deve pensare prima di tutto a se stessa, dall’altra Lisa-mamma, che le rammenta i suoi doveri di madre di famiglia. Ad aiutare Lisa nella gestione dei figli è inaspettatamente la vicina di casa Perla, personaggio esilarante interpretato da Chiara Francini: divorziata, eccentrica, comicamente cinica e spietata nei giudizi, la donna, con i suoi metodi educativi discutibili, si troverà a vestire i panni inconsueti di baby-sitter.

 

Non dirlo al mio capo è un prodotto televisivo piacevole, adatto a tutta la famiglia, divertente, ironico, ma mai superficiale. La fiction, che si mantiene nel solco della tradizione valoriale della Lux Vide, presenta aspetti stilistici innovativi, e attraverso la commedia riesce a toccare temi importanti: la sofferta conciliazione famiglia-lavoro che riguarda madri lavoratrici; i complicati rapporti mamma-figlia adolescente; la malattia in giovane età (la figlia Mia si innamora di un compagno di classe malato di leucemia); la morte di un parente stretto; traumi familiari alimentati da accuse, sensi di colpa e lutti mai superati (interessante la back-story che riguarda l’avvocato Vinci e che lo rende, agli occhi del pubblico, “più umano”).

 

Non è la prima volta che la televisione racconta storie familiari in cui uno dei due coniugi è venuto a mancare. In genere è il padre a rimanere vedovo (come Emilio Solfrizzi in Tutti pazzi per amore). In questo caso, la scelta della mamma vedova, ma ancora giovane, mette in luce nuove tematiche: Lisa, simpaticamente buffa nei suoi continui, maldestri tentativi di apparire all’altezza di ogni situazione, incarna la forza e l’amore di una madre che non vuole arrecare altro dolore ai propri figli e che per questo si ritrova a omettere alcune verità, come la relazione extraconiugale del marito e i problemi economici in cui lui li ha lasciati.

 

La fiction ha riscosso successo anche sui social, dimostrando quella capacità di coinvolgimento del pubblico che i programmi di informazione sembrano avere affievolito. Canale 5 ha proposto in controprogrammazione il suo asso nella manica, la seguitissima soap-opera spagnola Il segreto, che però si è mantenuta al di sotto di qualche punto percentuale. Pur essendo molto amato, infatti, Il Segreto raccoglie una fetta di pubblico più targettizzata, mentre la forza di fiction come Non dirlo al mio capo, risiede proprio nella capacità di attirare un pubblico più generalista, attraverso storie e personaggi in cui tutti i componenti della famiglia possono riconoscersi o potenzialmente identificarsi.

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