Non di solo calcio vive l’uomo

Qui si chiama fussball. Il suono è diverso, la musica è la stessa: tre settimane ininterrotte di calcio, 200 ore di trasmissione solo in Rai. È la ricetta per il mese di giugno: ancora una volta ci sarà più calcio in tv che in una cura per l’osteoporosi. L’Europeo si è infiltrato ovunque, impadronendosi di salotti e di uffici, scocciando mogli e figlie, svuotando nei negozi gli scaffali di birra e di schermi piatti. Da poco s’era finito di trepidare per il campionato, dove l’inguaribile masochismo dell’Inter aveva fatto sperare la Roma. La pausa, prima degli Europei, era meritato tonico per le coronarie dei tifosi e per le relazioni familiari. A infrangerla, ecco l’eclettico Moratti che licenzia (non s’era mai visto) un allenatore che ha regalato tre scudetti: i tifosi dell’Inter sono quelli che si annoiano di meno. A renderla gradevole, invece, i calciatori del Chievo, col loro ritorno in serie A: il calcio italiano aveva bisogno come del pane di un club come il loro, dove i tifosi all’allenamento sono poche dozzine, capelli bianchi e bicchiere di vino in mano, e tutti vanno allo stadio con le famiglie. E quando in trasferta sono accolti dalle forze dell’ordine chiedono se è successo qualcosa. Qui, all’Europeo, il calcio è invece calcio vero. Ai mondiali, nei gironi, ci sono squadre materasso, qui solo le migliori del continente che ha inventato il calcio. A giocarselo saranno Germania, Spagna e Francia. Con l’Italia che cerca la doppietta (dopo il Mondiale) riuscita nella storia solo ai cugini. Invece non c’è l’Inghilterra perché, Oltremanica, da un decennio i giocatori li comperano all’estero, anziché allevarli in casa. Ci mancheranno i loro cori. Donadoni, silenzioso e laborioso nocchiero azzurro, privato di capitan Cannavaro, ha portato con sé il diavolo (Cassano) e l’acqua santa (Del Piero): sul loro contenitore è scritto rompere ed utilizzare in caso di emergenza. Donadoni ha costruito una nazionale capace di cambiare più volte modulo in corso d’ opera. Gli azzurri, i più forti sulla carta, possono cadere solo sonnecchiando o facendo regali agli avversari: nel cognome del tecnico c’è già il rischio. Gli arbitri sono chiamati a tolleranza zero: Zitto e gioca è l’ordine ai giocatori imposto dall’Uefa. Da come sul campo si coniugheranno i due verbi dipende lo spettacolo. Sbaglia chi si consola, pensando che a fine giugno il ping-pong austro-elvetico finirà: gli Europei sono solo l’aperitivo in vista dell’Olimpiade. Per quest’estate solo tv, niente vacanze!

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