Nobile e contadina

Parlare di civiltà contadina, oggi, può sembrare quanto meno un argomento fuori moda, riservato ai nostalgici del tempo che fu, dei nonni che ancora amano raccontare storie col classico: C’era una volta. C’era una volta, cosa? Per tanti bambini e ragazzi d’oggi, allevati a pane e nutella, anche vicende come quelle descritte ne L’albero degli zoccoli di Ermanno Olmi possono sembrare preistoria. Ma se hanno la ventura, navigando in Internet, di imbattersi in parole come terra, agricoltura, mondo agricolo, scoprono che la maggior parte dei loro coetanei in tutto il mondo vive in campagna. Una vita dura e difficile, dato che le condizioni di lavoro non sono migliorate per le loro famiglie. Ancora in tanti luoghi – troppi! – la zappa e l’animale da traino – quando c’è – è l’unico strumento di lavoro. La motozappa o il trattore, se li sognano. Forse non sospettano nemmeno della loro esistenza. Contraddizioni di questo mondo globalizzato. Eppure, sono questi gli esiti di un’originale concorso scolastico, riservato al vivaio dei futuri giornalisti di quel particolare genere che non conosce crisi di sorta che è, appunto, il giornalino scolastico. Si tratta del Giragiornale, (il concorso annuale dei giornali scolastici, promosso dall’Osa (l’associazione onlus Operatori scolastici Amiata di cui abbiamo parlato tempo fa). L’argomento proposto per l’anno scolastico in corso è, appunto, la civiltà contadina. Come ogni anno, un’apposita commissione di esperti, tra cui docenti universitari di Scienze della comunicazione, esaminerà i lavori pervenuti dalle scuole elementari, medie e superiori di tante parti d’Italia. I ragazzi – spiega il presidente dell’Osa, prof. Nicola Cirocco – mostrano di aver percepito la realtà del mondo contadino come una realtà vitale per l’uomo d’oggi. Qualcuno si è soffermato con entusiasmo sul fatto che la Chiesa, il 1° settembre 2006, abbia ufficialmente istituito la Giornata per la salvaguardia del creato. Nella seconda settimana di maggio, infine, ci sarà la premiazione dei giornali scolastici, che si svolgerà presso l’Istituto statale di Montefalcone di Val Fortore in provincia di Benevento. È in questo contesto, che – spiegano ancora gli organizzatori – si è andata evidenziando una figura femminile minore, sembrerebbe, nel panorama culturale dell’Ottocento, antesignana tuttavia del riscatto e dell’educazione dei piccoli contadini della Bergamasca, zona agricola per eccellenza, come lo sarebbe stato don Bosco qualche decennio dopo dei garzoni ed apprendisti operai nella Torino dell’incipiente processo di industrializzazione del nostro Paese. Si tratta di una nobildonna del tempo, Costanza Cerioli, madre di quattro figli, morti tutti in tenera età. Rimasta vedova a 39 anni, attraversa una grave crisi esistenziale. Tutto sembra perduto. Pur nell’angoscia, Costanza sente che ha ancora una vita davanti. Non è facile. Si tratta di sperare nell’impossibile senza cedere alla tentazione dell’illusione. Non deve andare lontano. Basta che si guardi intorno per vedere la povertà dilagante nelle campagne. È qui che scopre il significato della propria esistenza. Vive per chi non ha famiglia, attuando il senso di una maternità più alta. Intanto, rinuncia a tutto, anche al nome. Si chiamerà sorella Paola Elisabetta, in onore di Paola Romana (IV-V sec) e di Elisabetta d’Ungheria (XIII sec.), entrambe vedove e segnate dal dolore per la perdita dei loro figli, e dedite alle opere della carità. Veste in modo essenziale. Si mantiene, e mantiene i piccoli orfani e trovatelli che accoglie presso di sé, col lavoro dei campi. Ha le mani sporche di fatica. Alcune giovani, attratte dalla sua vita evangelica, la seguono. Fonda un istituto religioso, l’Istituto Sacra Famiglia, la cui attività, sostenuta dalla preghiera, è rivolta all’educazione e promozione umana e cristiana dei lavoratori della campagna. Paola Elisabetta raccoglie e fa sua la sfida del suo tempo. Scrive il Catechismo agrario per i contadini, con quella semplicità di linguaggio che nulla toglie alla validità scientifica dei contenuti, perché un conto è lavorare materialmente come le bestie, un altro è lavorare ragionando e conoscendo i motivi e i vantaggi . Crea, ad un tempo, le scuole di agraria, al fine del riscatto sociale dei contadini. Sviluppa l’esperienza degli oratori festivi. Accoglie e dà istruzione ai trovatelli con metodi del tutto innovativi per quei tempi, ispirati alla pedagogia del dialogo, della persuasione, del rispetto della personalità e del carattere. Alla sua morte, avvenuta nel 1865, lascerà una congregazione religiosa con il compito di portare avanti l’opera da lei iniziata. È proprio in questo contesto che si fa strada e viene in luce, dunque, l’attualità del carisma, del messaggio e delle opere di Paola Elisabetta Cerioli, proclamata santa da Giovanni Paolo II il 16 maggio 2004, che si vorrebbe, e a ragione, riconoscere patrona e protettrice della civiltà contadina.

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