No all’Italia dell’odio

Ne abbiamo parlato già del nostro presidente e dei suoi interventi al di sopra delle parti, dei suoi reiterati inviti alla concordia, stimolanti e puntuali. Ci piace così, con quel suo tono burbero, quasi affettuoso. Comunque sincero. E piace perché coglie nel segno e supera le attese. Bacchetta senza mezzi termini, corregge con fermezza. Ma è costruttivo sempre. E lo fa, si capisce, perché ama l’Italia e gli italiani. Sembra dire: siamo assediati ogni giorno da emergenze nuove, ma se smettiamo di litigare e ci mettiamo al lavoro seriamente, possiamo ancora farcela. Sa commuoversi, il nostro presidente, e ci commuove quando si asciuga una lacrima, come davanti alle bare tornate da Nassiryia. Sa indignarsi davanti al cinismo omicida dei brigatisti. Sa essere intransigente, quando ritiene che si prevarichino i limiti e il senso della Costituzione, come in occasione della firma mancata alla legge sul panorama audiovisivo. Sa essere affettuoso come un nonno con i più piccoli, come ha fatto questa volta davanti ai giovani della Sardegna che gli si accalcavano attorno e gli facevano festa con la sincerità negli occhi, mentre gli dicevano: Ti vogliamo bene, presidente. È vero, ne abbiamo parlato un anno fa, ma avremmo potuto ritornarci sopra, su quelle sue parole, ancora tante volte, quante lo ha fatto lui. Instancabilmente. Sono parole gravi, accorate, che riflettono una realtà che sta davanti ai nostri occhi quotidianamente. Dico no all’Italia dell’odio politico – ha esclamato con voce emozionata a Sassari -. La demonizzazione dell’avversario forse non giova alle fortune elettorali, ma di certo danneggia quelle dei cittadini. In verità la prospettiva di un triennio pieno di appuntamenti elettorali fa temere il peggio: che si continui cioè su questo tono, quando invece – precisa Ciampi – un clima di rispetto reciproco è la premessa del successo e del progresso della nazione. Occorre dunque abbandonare le polemiche sterili per concentrarsi sui problemi del paese: I grandi cambiamenti si giovano della concordia (“), mentre lo scontro rende più difficile anche la risoluzione dei problemi quotidiani che preoccupano la gente Giuseppe Distefano comune. E il presidente li enumera questi problemi. Sono quelli del lavoro, dell’occupazione, della conclusione positiva delle vertenze sociali: tutte cose che toccano direttamente la vita e il benessere dei cittadini ansiosi di vedere rilanciato lo sviluppo dell’economia e la crescita in tempi reali del reddito. Purtroppo, dai commenti e dalle sottolineature che si sono lette, pare che tanti, troppi ascoltino queste parole come fossero rivolte agli altri, ai propri antagonisti. Mentre il presidente parla a tutti e parla senza perifrasi ai politici, alle istituzioni, agli organi dello stato, alle forze sociali. Perché la maggior parte di essi hanno alzato il tono della voce, senza aggiungere sostanza agli argomenti.Anzi, più si grida e più si amplifica la percezione che tanto chiasso nasconda un altrettanto grande vuoto di idee. Ma ritorniamo a Ciampi e, per meglio intendere il suo messaggio e la sua azione di questi primi quattro anni del suo mandato, riandiamo a quanto disse inaugurando il settennato. Sottolineò allora la convergenza delle forze politiche che aveva consentito di eleggerlo al primo scrutinio e volle valorizzarne il significato, quasi a rafforzare la convinzione che qualcosa unisce i cittadini al di sopra di tutto ciò che può dividerli. A questa unità – disse – dedicherò ogni mia forza, convinto che proprio perché siamo così segnati da diversità, saremo capaci di più alta coesione, modernamente costruita sul pluralismo più che sulla omogeneità senz’anima. Ci sembra che lui abbia tenuto fede a questo impegno. Possibile che per alcuni di noi, e per troppi che ci rappresentano nella politica e nei vari livelli delle funzioni dello stato e della società civile, si pensi ancora che anima di questo pluralismo sia la rissa? Grazie, vorremmo dire allora al nostro presidente, siamo d’accordo più che mai. Se non abbiamo potuto seguire quotidianamente i suoi passi, in Italia e all’estero, dove non si è stancato di ripetere e adattare alle situazioni più diverse il suo messaggio costruttivo, abbiamo però cercato di interpretare concretamente – ci sembra – quel suo invito al dialogo, applicandolo ai problemi che abbiamo affrontato, agli avvenimenti che abbiamo commentato.

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