No alle processioni per chi è colluso con la malavita

Dietro l’attentato al priore di Vibo Valentia, in Calabria, c’è la risposta della ‘ndrangheta ad una direttiva del vescovo che chiede di escludere dalle feste religiose figuranti e portatori, condannati o con procedimenti penali a carico. “Occorre salvaguardare la sacralità del culto”.
Affruntata processione

La ‘ndrangheta non intende farsi da parte, soprattutto quando si tratta di dimostrare alla gente la propria “presenza” sul territorio e la propria forza. E così a Sant’Onofrio, paese alle porte della cittadina calabrese di Vibo Valentia anche il priore della confraternita del Santissimo Rosario, Michele Virdò, è stato vittima di un’intimidazione per essersi opposto ai tentativi delle cosche di infiltrarsi in una delle rappresentazioni religiose più sentite in queste zone, nota con il nome di “Affruntata”, manifestazione pasquale durante la quale le statue raffiguranti Maria Addolorata, Gesù e San Giovanni vengono portate a spalla per simboleggiare l’incontro dopo la resurrezione di Cristo. E invece questa volta niente processione e niente rito, visto che, alla vigilia di Pasqua, qualcuno ha sparato due colpi di pistola contro il cancello esterno dell’abitazione del priore.

 

Per comprendere quanto l’esclusione della malavita da questo rito religioso sia stata poco gradita alle cosche locali basta pensare che un collaboratore di giustizia di Sant’Onofrio ha asserito che «tutti i picciotti che vengono battezzati durante l’anno, devono fare la loro prima apparizione pubblica proprio in occasione dell’Affruntata portando la statua di San Giovanni», fornendo dunque una prova di forza e facendosi riconoscere dalla gente. Già dallo scorso anno però nuovi segnali sono stati “mandati” proprio dalla chiesa, attraverso il vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea Luigi Renzo, che ha indirizzato a tutti i parroci una direttiva con i comportamenti da tenere nell’organizzazione di simili manifestazioni richiamando, la necessità di prestare attenzione alla scelta dei figuranti per esaltare il valore religioso dell’iniziativa, non solo a Sant’Onofrio, ma in tutte le parrocchie della diocesi.

 

Le indicazioni del vescovo, prevedono, tra l’altro, il divieto degli "incanti", una specie di asta pubblica per avere diritto a portare le statue; il divieto di far parte dei comitati organizzatori per i soggetti condannati o con procedimenti penali e la salvaguardia dell’identità sacra della festa. Dunque, sia il parroco di Sant’Onofrio, don Franco Fragalà, che il priore organizzatore della rappresentazione, hanno solo deciso di attenersi alle indicazioni del loro vescovo, evitando che elementi della malavita, attraverso la processione, potessero mettersi in mostra e riaffermare il proprio potere. Il tutto in un contesto nel quale la stessa amministrazione comunale di Sant’Onofrio è stata sciolta, nell’aprile dello scorso anno, per presunti condizionamenti mafiosi, da allora è retta da una commissione straordinaria che è stata informata di quanto accaduto e della sospensione della manifestazione.Adesso sarà la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro a coordinare le indagini sull’attentato intimidatorio.

 

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