No al traffico d’armi a Genova

Mobilitazione contro il transito nella città ligure di una nave che avrebbe a bordo armamenti diretti in Yemen.

Dalle 7 di stamattina lunedì 17, manifestanti pacifisti, con in testa il Circolo autonomo lavoratori portuali ( Calp) e Amnesty International, sono riuniti al varco Etiopia del porto di Genova per dire no al traffico darmi a Genova. È previsto infatti per metà mattinata l’arrivo della Bahri Yanbu, cargo saudita che a bordo avrebbe armamenti destinati alla guerra di Yemen. La nave, ha saltato diversi scali per le proteste esplose in altre città europee.

«Come lavoratori chiameremo tutta la città solidale ad unirsi a noi per bloccare l’ennesimo traffico di morte. Chiediamo a tutti i lavoratori, ai cittadini, ai sindacati e alle forze politiche di sostenere questo blocco trasformando questa giornata in un’occasione di lotta contro la guerra e per la pace tra i popoli e tra gli oppressi», così ha scritto il Calp su Facebook.

A quanto pare la Bahri Yanbu a Genova dovrebbe caricare solo materiali civili. Ma il problema, secondo gli organizzatori della protesta, è un altro. «Anche se grazie alla mobilitazione del maggio scorso la Bahri a Genova non carica più armi, nella sua pancia ci sono armamenti ed esplosivi e questo rappresenta un rischio per i lavoratori del porto e anche per le persone visto che la legge impone che i carichi di armi restino a una distanza di almeno 500 metri dalle abitazioni».

Nel fine settimana è stato diffuso un nuovo comunicato dal titolo: Chiudiamo il porto alle armi e apriamo la città alla Pace. Un comunicato in cui si ricorda che: «Dopo le prese di posizione dello scorso maggio, ci troviamo nuovamente a ribadire un convinto “no” allo sbarco, nel porto della nostra città, di navi con carico di armi, con il serio rischio che siano destinate al conflitto in Yemen. Nuovamente, anche alla luce degli importanti ordini del giorno approvati all’unanimità dal consiglio comunale di Genova (il 7 giugno 2019) e dal consiglio regionale della Liguria (il 21 maggio 2019) contro la guerra e contro l’imbarco e lo sbarco di armi destinate al conflitto nel nostro porto chiediamo con forza che le Autorità locali competenti vigilino con ogni mezzo affinché la nostra città non sia complice di un atto ingiusto che violerebbe la Costituzione, i trattati internazionali e le nostre leggi. Consapevoli della complessità della situazione e, allo stesso tempo, desiderosi che tale battaglia non si riduca ad una lotta ideologica e politicizzata, restiamo fermi nella convinzione che il porto della città non possa essere aperto per l’imbarco di armi destinate ad uccidere vite umane innocenti; l’anima aperta di Genova, già ferita da tanta sfortuna, non deve essere costretta a tollerare questa complicità con la morte. Ci affianchiamo in questa richiesta ad altre voci che si sono levate da diversi ambiti di una città che dimostra di mantenere un cuore aperto e vigile, di non volere in alcun modo essere complice della guerra e che conferma la propria vocazione alla pace, sancita dai consigli, comunale di Genova e regionale, anche con ordini del giorno che richiamano alla cosiddetta mozione di Assisi».

A firma di una trentina di associazioni tra cui ACLI , Liguria, Agesci, Arena Petri, ARS Avvocati in Rete per il Sociale, Associazione La Piuma Onlus, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Centra Banchi, Centro Italiano Femminile-Cif Liguria,Circolo ACLI Achille Grandi di Genova, Circolo Culturale Aldo Moro, Cittadini sostenibili, Comunità San Benedetto al Porto, Comunità di Sant’Egidìo, Liberi e Forti, Mascì, Movimento politico per l’unità- Liguria, Movimento Umanità Nuova-Liguria, NeXt-Nuova Economia per Tutti, II Nodo sulle Ali del Mondo APS, Opera Salesiana Con Bosco Sampierdarena, Noi Siamo Chiesa Genova, Poliedri, Rinascita Cristiana, La Supernova.

E mentre in banchina è in corso la mobilitazione, la CGIL ha scelto la strada della “protesta politica” e ha respinto la richiesta degli autonomi di indire uno sciopero cittadino contro la guerra, pur esprimendo solidarietà indiretta al Calp. Venerdì il sindacato, insieme a diverse associazioni laiche e cattoliche riunite in presidio, aveva consegnato al prefetto Carmen Perrotta un documento che sprona il Governo a intervenire in base a una specifica legge che vieta il transito di armi destinate ai paesi in guerra che violano i diritti umani. Intanto la città si è mobilitata a vivere con i manifestanti di Varco Etiopia una giornata intensa di contestazione e di lotta.

 

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