Nigeria: massacro nel nordest

I gruppi jihadisti del nord del Paese hanno messo a segno un altro dei loro attacchi mortali contro un gruppo di innocenti braccianti al lavoro nelle risaie.
(AP Photo/Jossy Ola)

Un centinaio di contadini sono stati freddamente uccisi mentre lavoravano in una risaia vicino a Maiduguri, capitale dello stato di Borno, nel nordest della Nigeria. Un attacco sconcertante e sanguinoso, attribuito al gruppo jihadista Boko Haram o alla fazione rivale, il gruppo Stato islamico in Africa occidentale (Iswap), che infuria nella regione dal 2009. Boko Haram (che in lingua hausa significa “l’istruzione occidentale è proibita”) è attivo da quasi 20 anni nel nord della Nigeria, ma anche nei confinanti Niger, Ciad e Camerun. In occidente fece scalpore nel 2014 il rapimento da parte di Boko Haram di 276 ragazze di una scuola di Chibok, nel sudovest dello stato di Borno.

Il piccolo villaggio di Koshobe, nello stato di Borno, nell’estremo nordest della Nigeria, è stato oggetto di un attacco violento e mortale sabato 28 novembre. Secondo un rapporto fornito da osservatori delle Nazioni Unite, diffuso domenica 29, sono stati uccisi almeno 110 civili: «Nel primo pomeriggio, uomini armati sono arrivati a bordo di scooter ed hanno effettuato un brutale attacco a uomini e donne che lavoravano nei campi», ha scritto in una nota Edward Kallon, coordinatore umanitario delle Nazioni Unite in Nigeria.

«Li hanno legati ed hanno tagliato la gola a braccianti agricoli che lavoravano nelle risaie del villaggio di Koshobe, non lontano dal capoluogo della provincia di Maiduguri. Abbiamo trovato 43 corpi senza vita, tutti avevano ricevuto tagli alla gola, ed altre sei persone gravemente ferite», ha detto Babakura Kolo, capo di un gruppo di vigilanti filogovernativi. Secondo lui, le prime 43 vittime trovate facevano parte di un gruppo di 60 lavoratori agricoli provenienti dallo stato di Sokoto, circa 1.000 km ad ovest, che si erano recati nel Borno per trovare lavoro nei campi di riso.

Il presidente nigeriano Muhammadu Buhari ha condannato l’omicidio da parte di terroristi di questi inermi contadini dediti al loro lavoro. In una dichiarazione di sabato sera, il presidente ha dichiarato: «L’intero Paese è ferito da questi assassini senza senso». Ed ha promesso, come al solito, che il governo avrebbe adottato «tutte le misure necessarie per proteggere la popolazione».

La tragedia è avvenuta nel bel mezzo delle elezioni locali, le prime organizzate dopo l’insurrezione jihadista di undici anni fa. Probabilmente è l’attacco contro civili più mortale di quest’anno nel nordest del Paese.

Il conflitto che dura da più di dieci anni ha creato una drammatica crisi umanitaria, recentemente aggravata dagli scarsi raccolti e dalle restrizioni legate al coronavirus. Circa 2 milioni di persone sono dovute fuggire dalle proprie case dall’inizio del conflitto nel 2009, che ha provocato più di 36 mila morti, secondo alcune fonti, 50 mila secondo altre.

Gli attacchi dei due gruppi terroristici jihadisti di Boko Haram e Iswap, prendono di mira sempre più taglialegna, agricoltori e pescatori. Li accusano di spionaggio e di trasmettere informazioni ai militari e alle milizie filogovernative presenti nella regione. Anche in ottobre, 22 contadini erano già stati uccisi nei campi, non lontano da Maiduguri.

 

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