Nigeria: esplosione in una raffineria illegale

Venerdì 22 aprile scorso, la terribile esplosione avvenuta in una raffineria clandestina di petrolio ha ucciso almeno 110 persone nel sud della Nigeria, al confine tra gli stati petroliferi di Imo e Rivers.
(AP Photo/Chinedu Asadu)

Nel tardo pomeriggio di venerdì 22 aprile è avvenuta una terribile esplosione in una raffineria clandestina, nella regione petrolifera del delta del Niger, nel sud della Nigeria, una regione devastata da decenni di vandalismo e sfruttamento illegale degli idrocarburi.

La polizia e i servizi di emergenza hanno fissato il numero delle vittime accertate a 110. Ifeanyi Nnaji, funzionario locale della National Emergency Management Agency (Nema), stima infatti che «il nuovo bilancio delle vittime è ora di 110, rispetto alle 80 del precedente comunicato, perché diverse persone con gravi ustioni non sono sopravvissute e – ha aggiunto – abbiamo appreso che molti corpi si trovavano nella boscaglia e nelle foreste circostanti», perchè diversi veicoli carbonizzati e taniche esplose sono stati ritrovati più tardi, disseminati su un vasto terreno annerito dal petrolio.

La polizia ha confermato che l’esplosione è avvenuta nel sito di una raffineria illegale, dove alcuni operatori e i loro clienti si erano radunati per una attività pericolosa e completamente priva di sicurezza. Non è la prima tragedia di questo genere in Nigeria. In effetti, esplosioni mortali si verificano regolarmente in questo paese dell’Africa occidentale, il più popoloso del continente.

(AP Photo/Chinedu Asadu)

In qualità di principale produttore di petrolio africano, la Nigeria esporta in media due milioni di barili di greggio al giorno, che rappresentano il 90% dei proventi delle esportazioni del Paese. Mele Kyari, direttore della compagnia petrolifera nazionale, ha stimato che in Nigeria quasi 250 mila barili al giorno vengono rubati o intercettati da gruppi criminali. Da gennaio, ha detto Kyari in un’audizione parlamentare, «al prezzo attuale di 100 dollari al barile, abbiamo perso circa 1,5 miliardi di dollari».

Il presidente nigeriano Muhammadu Buhari ha parlato di “disastro nazionale” in una dichiarazione rilasciata dal suo ufficio. Ha anche chiesto alle forze dell’ordine di intensificare la repressione delle raffinerie clandestine.

Nonostante l’immensa ricchezza di idrocarburi del Paese, la maggior parte degli abitanti vive in grande povertà e molti accusano regolarmente le grandi compagnie petrolifere di aver contribuito all’inquinamento della regione, senza che gli abitanti abbiano accesso allo sviluppo. Decenni di fuoriuscite di petrolio hanno devastato le mangrovie e interi villaggi, dove la pesca e l’agricoltura un tempo costituivano la principale fonte di reddito locale.

Nella regione del delta del Niger, gruppi armati e residenti delle comunità locali prelevano regolarmente greggio dagli oleodotti appartenenti alle principali compagnie petrolifere, che poi raffinano in siti illegali e rivendono al mercato nero.

(AP Photo/Chinedu Asadu)

Il governo ha schierato i militari per svolgere operazioni mirate a distruggere le raffinerie illegali nel delta del Niger ed a tentare di porre fine al saccheggio delle risorse petrolifere. Ma i risultati di questa repressione hanno prodotto effetti molto scarsi, e centinaia di raffinerie illegali continuano ad operare nelle paludi e vicino ai fiumi che attraversano la regione.

È stata avviata un’indagine per determinare cosa abbia causato l’esplosione avvenuta venerdì scorso. L’incidente peggiore avvenuto in Nigeria si è verificato nell’ottobre 1998 nella città meridionale di Jesse, dove l’esplosione di un oleodotto ha ucciso più di mille abitanti.

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