Niente donne in curva Nord?

Ha destato scalpore il comunicato del Direttivo Diabolik Pluto della curva Nord laziale, in merito al divieto per le donne di stazionare nelle prime dieci file. Simile iniziativa anche a Siracusa. Mentre il calcio rischia di tornare al Medioevo, la Figc vuol vederci chiaro: avviata una indagine della Procura federale.

Le curve dello Stadio Olimpico di Roma continuano a essere sotto i riflettori: dopo gli adesivi attaccati da ultrà della Lazio in curva sud raffiguranti Anna Frank con addosso una maglietta della Roma, stavolta a far discutere è il diktat proveniente dagli Irriducibili, gruppo principale del tifo organizzato biancoceleste. Il volantino, lasciato prima dell’ultima partita casalinga col Napoli sui sedili della curva nord, cuore pulsante della lazialità, recita: «La Nord per noi rappresenta un luogo sacro. Un ambiente con un codice scritto da rispettare. Le prime file, da sempre, le viviamo come fossero una linea trincerata. All’interno di essa non ammettiamo donne, mogli e fidanzate, pertanto le invitiamo a posizionarsi dalla decima fila in poi».

Un messaggio chiaro e senza filtri, firmato dal Direttivo Diabolik Pluto: dietro il soprannome di Diabolik si cela Fabrizio Piscitelli, leader storico degli Irriducibili, mentre Pluto sarebbe il nomignolo di un altro componente di spicco del gruppo di ultrà biancocelesti, secondo quanto riportato dal quotidiano romano Il Messaggero. Piscitelli ha un passato turbolento: nell’ottobre 2013 è stato infatti arrestato, dopo varie settimane di latitanza, con l’accusa di aver organizzato un traffico di sostanze stupefacenti dalla Spagna all’Italia. La sua cattura, per ironia della sorte, è arrivato proprio al termine della visione di un incontro di Europa League della Lazio.

Il comunicato shock ha velocemente fatto il giro del web, scatenando sin da subito reazioni forti e nette prese di posizione. Tra queste spiccano quelle di una donna che, in Italia, ha scritto la storia del calcio, sia nelle vesti di atleta che di allenatrice: stiamo parlando di Carolina Morace, attuale tecnico del Milan femminile, bomber della Nazionale fino al 1997 e prima allenatrice a sedere sulla panchina di una squadra maschile (la Viterbese in Serie C, nel 2000). «Il mondo del pallone dovrebbe contribuire a superare tutte le forme di discriminazione, non a esasperarle – ha ribadito la Morace sulle pagine del Messaggero – come troppo spesso ancora accade. Auspico un cambiamento culturale, essendo consapevole che il problema riguarda non solo le curve, ma anche il modo in cui si parla e si racconta lo sport al femminile».

Nettamente contraria alle donne fuori dalle curve anche suor Paola, storica sostenitrice laziale e volto noto della tv sin dai tempi di Quelli che il calcio, condotto all’epoca da Fabio Fazio. Intervistata dal Tgr Lazio, la religiosa ha annunciato che nella prossima partita casalinga ha intenzione di andare in curva: «È una cosa che mi trova spaesata, non me la sarei aspettata dai miei amici Irriducibili. Come si fa ad affermare dall’oggi al domani una cosa del genere? Anni fa – ricorda suor Paola – era stata portata avanti una campagna che ha portato alla formazione di gruppi di donne tifose di molte squadre, a cui io ho contribuito attivamente: è assurdo affermare che le donne non possano più occupare le prime file della Nord».

L’iniziativa degli ultras biancocelesti, fra l’altro, ha fatto proseliti. A qualche giorno di distanza, anche i tifosi del Siracusa (Serie C), hanno preso posizione: «La curva Anna – si legge nel comunicato emesso due giorni fa – trova sterili e prive di fondamento le critiche rivolte ai laziali. Da sempre le prime file dei gradoni vengono occupate da chi vive la curva. Non c’è né sessismo, né discriminazione – evidenzia il volantino – ciò è testimoniato dal fatto che nel nostro gruppo sono presenti le Aretusee», retrocesse però nelle file retrostanti «non per demeriti, ma per la nuova linea adottata».

L’unico effetto del comunicato, però, è stato quello della chiusura del movimento femminile di tifose del Siracusa. «Purtroppo ci si associa al pensiero della curva nord della Lazio – hanno comunicato le Aretusee – affermando che le donne devono fare un passo indietro. Noi Aretusee ci dissociamo da questo pensiero e nonostante i sacrifici fatti per essere sempre presenti al fianco dei nostri fratelli, pieghiamo il nostro striscione e la nostra bandiera dichiarando chiuso il movimento femminile Aretusee. Una scelta dura e parecchio difficile». L’ennesima pagina negativa di questa estate calcistica italiana rappresenta la summa di ciò che lo sport non dovrebbe essere: sessismo, discriminazione di genere, costruzione di barriere: tutto condensato in un unico, breve comunicato.

Un tuffo nel Medioevo sul quale sono iniziate le indagini della Procura federale della Figc, guidata da Giuseppe Pecoraro. Anche gli investigatori della Digos sono al lavoro, avendo acquisito le immagini delle telecamere di sicurezza della curva nord: l’obiettivo dei magistrati che si occupano di reati da stadio è quello di valutare se sussistano profili penali a suffragio dell’ipotesi di discriminazione per sesso. L’esito di questa triste vicenda, dunque, è ancora tutto da seguire e scrivere.

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