Nerino il merlo canterino

Il cocuzzolo del cipresso che si trova proprio davanti alla finestra del mio ufficio è il podio del mio amico Nerino, un merlo nero nero col becco giallo. Il podio, sicuro: perchè Nerino è un direttore d’orchestra e, a primavera, solo quando lui dà il via tutti gli uccelli del quartiere incominciano a cantare. Una superiorità musicale ufficialmente riconosciuta! Questo almeno fino a poco tempo fa perché poi…. L’avevo incontrato per la prima volta lo scorso inverno, in una giornata con temperature da brividi. Nerino, con la massima indifferenza, si faceva una doccetta tonificante sguazzando nel laghetto di una pozzanghera della strada e lì per lì non si era neppure accorto che io lo stavo osservando. Per buoni cinque minuti ha continuato a spruzzarsi e a massaggiarsi col beccuccio giallo e le alucce frementi ma quando i nostri occhi si sono incontrati… frrrrr, subito via, con un voletto sul ramo più alto dei cespuglioni attorno. Da lì ho notato che è restato ad osservarmi a lungo, con la testina piegata, forse per capire le mie intenzioni nei suoi confronti, e deve aver capito che non ne avevo di cattive! Così, passato il gelo, ci siamo rincontrati, a debita distanza naturalmente: io affacciata alla finestra dell’ufficio e lui sul cucuzzolo che vi accennavo. Per salutarlo e fargli capire che lo avevo riconosciuto gli ho fischiettato tre o quattro note di una canzonetta in voga. Lui mi ha guardato tra lo stupito e l’interessato e poi ha lanciato un gorgheggio da tenore! Non ci crederete ma è stato proprio come dire: Ok ho capito, contraccambio il saluto!. Insomma, amicizia era fatta! Così è andata avanti per lungo tempo ed ogni giorno, prima di incominciare il mio lavoro al computer, l’allegria di quella vocetta squillante mi tonificava più di un caffè, ricordandomi che la vita è bella. L’idillio è continuato per mesi finché un giorno Nerino è scomparso. Ho avuto un bel zufolare di qui e zufolare di là: macché, nulla da fare, non si faceva vivo per niente! Ogni ispezione fatta nei giardinetti del rione non mi dava alcun risultato. Mi chiedevo: dove sarà ora? Starà bene? Starà male? Va bene che è un merlo ed ha le ali ma… qualcuno lo avrà forse catturato e messo in gabbia? Insomma, ero proprio preoccupata per lui. Un giorno di festa mi sono spinta fino ai giardini pubblici e sedendomi vicino al laghetto ci stavo ancora pensando quando nonna Ercolina, una simpatica vecchietta ultraottantenne di mia conoscenza, si è avvicinata chiedendomi di riaccompagnarla al piccolo pensionato che la ospita assieme ad altre nonnette sue amiche. C’era da attraversare una strada molto trafficata e alla sua età non era prudente farlo da sola. Con piacere, nonna. E come va?. Ho notato che nonna Ercolina era particolarmente allegra quel giorno e mi ha subito raccontato un fatto per lei eccezionale. Da un po’ ti tempo in qua, un bellissimo merlo, nero nero col becco giallo, era diventato loro vicino di casa e cantava per tutta la giornata sulla cima di un larice del piccolo giardino. Aveva anche messo su famiglia facendosi un accogliente nido all’interno di un vecchio rudere di metallo depositato, con altri attrezzi in disuso, in un angolo. Da allora le nonne seminavano appositamente bricioline di cibo nelle vicinanze e si divertivano un mondo ad osservare mamma merlo che imboccava la nidiata mentre il papà cantava a squarciagola sulla cima dell’albero. Un merlo canterino? Ma… che sia lui? In breve arriviamo a destinazione e quando sento la sua voce non posso avere più alcun dubbio: è Nerino! Nerino in persona che sta fischiettando a pieni polmoni! Trattengo il fiato per non disturbarlo e mi accorgo che ha perfino arricchito il suo programma musicale perché adesso le note comprendono quasi tutto il pentagramma ed ogni tanto si lancia in una specie di gorgheggio brioso che non gli conoscevo. Nonna Ercolina ne è rapita e così le sue amiche. Anche per me è un sollievo: finalmente posso togliermi ogni preoccupazione per lui! Le nonne mi raccontano tante cose e le ore passano svelte. Ora il sole è quasi al tramonto ed una grande pace avvolge la natura. Nerino ha continuato a zufolare e a trasmettere gioia con quella sua voce nitida, vivace, innocente! Nonna Ercolina mi ha confidato che nell’ascoltarla perfino le sofferenze che portava nel cuore si erano stemperate e le era sembrato di scoprire come un filo d’oro che legava avvenimenti, uomini e cose in un unico grande disegno d’amore, quasi un preludio di quel giorno tutto di sole che forse per lei non tarderà ad arrivare… Mi avvio verso casa. Non ho voluto farmi riconoscere dal piccolo amico per non rischiare di rompere l’incanto nel quale, senza saperlo, ci aveva avvolte. Mi giro per osservarlo un’ultima volta da lontano ma sento qualcosa alle mie spalle: come un fruscio, uno zampettare festoso. Possibile? Possibile: Nerino è proprio qui, saltellante e gioioso come sempre. Due o tre voletti attorno al mio capo e poi, con una stornellata acuta che sembra quasi una risatina, prende il volo per posarsi nuovamente sulla cima dell’altissimo larice sul quale l’avevo rivisto qualche ora prima: è il suo arrivederci! E da lassù lo sento lanciare gli ultimi accordi verso l’imbrunire di un cielo che si prepara ad accogliere il canto delle prime stelle.

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