Neo soul, nuove anime musicali

Una produzione in crescita, quella della corrente neo soul, un genere che nel nostro Paese è ben connotato e riconoscibile, con artisti di qualità come Ghemon, Venerus, Shorty, Ainè, per citarne alcuni
Ghemon a Sanremo 2019 Photo Matteo Rasero/LaPresse

In Italia, il dibattito acceso sul rap e sulla trap (che si rivela essere più una guerra tra generazioni in realtà) ha voracemente catturato l’attenzione dei media. Tutte le nuove produzioni figlie delle contaminazioni più disparate hanno il pregio di dare voce a chi non l’ha mai avuta ma, nello stesso tempo, di porre l’attenzione su un genere specifico come il rap, con il preciso intento di cavalcare l’onda del successo.

Come abbiamo potuto notare negli ultimi anni, la cultura urban si sta facendo sempre più spazio nel mondo musicale italiano. Quello che, anni fa, era uno stile legato soprattutto all’abbigliamento, sta diventando sempre più comprensibile ai giovani musicisti nostrani. Questo perché l’urban culture abbraccia più generi; non solo rap quindi ma anche r’n’b, funk e soprattutto soul.

Non è un caso che, negli ultimi anni, alcune etichette indipendenti abbiano ampliato i propri confini di ricerca dando vita a un filone chiamato neo soul. Una seconda vita per un genere che in Italia non ha mai avuto un successo rilevante, da una parte perché originario di una cultura di metà ’900 prettamente afroamericana, dall’altra per la massiccia presenza di musica leggera e popolare che prese il sopravvento nel nostro mercato discografico.

Ha però ricevuto l’attenzione di alcuni artisti tra cui Zucchero (la sua discografia dalla fine degli anni ’80 è fortemente contaminata dal soul) così come Mario Biondi o Alex Baroni, che ne fece il suo marchio di fabbrica.

Il caso più eclatante degli ultimi anni (ma all’epoca ancora non del tutto rappresentativo) fu l’arrivo sulle scene di Nina Zilli, considerata da tutti una versione italiana (ma decisamente meno carismatica) di Amy Winehouse, che fece del soul un ingrediente fondamentale della sua musica, a sua volta sporcata dal pop e dal reggae.

In questo senso, possiamo dire che il movimento del neo soul italiano si pone come chiara rivendicazione di uno stile troppo spesso lontano da palchi importanti ed è perfettamente rappresentato da una generazione di giovani musicisti validissimi.

Ghemon, ad esempio, può essere considerato tra i più influenti di questa nuova corrente. Con un background puramente underground e una lunga gavetta alle spalle, il rapper avellinese si è fatto spazio con grande umiltà fino ad arrivare al grande pubblico. Il suo metodo compositivo si avvicina molto al concetto di conscious hip hop, lontano dagli stereotipi gangsta che troneggiano tra gli adolescenti. A febbraio bisserà la sua partecipazione al festival di Sanremo, palco che aveva già calcato nel 2019 con la bellissima Rose viola.

Un artista sicuramente più acerbo ma non per questo meno importante è Venerus. Forte di un buon metodo e di collaborazioni azzeccate (il singolo Senza di me del 2019 insieme a Gemitaiz e Franco126), è riuscito a farsi apprezzare in tempi brevissimi. Quasi giunto alla soglia dei 30 anni, Andrea Venerus pubblicherà a febbraio il suo primo album Magica Musica.

Della stessa generazione e dello stesso habitat musicale fanno parte altri due nomi che ci tengo a segnalare; il primo è quello di Davide Sciortino, conosciuto come Shorty, cantante palermitano dal passato londinese. Ha militato in vari progetti, spaziando dall’hip hop al funk con molta scioltezza. La sua prima apparizione televisiva fu a X-factor del 2015, dove arrivò terzo nel team di Elio. Lo vedremo per la prima volta a Sanremo quest’anno, nella sezione Giovani.

L’altro nome da segnare è quello di Ainè, artista dalle mille sfumature con la passione per l’elettronica. Figlio dello studio da conservatorio, Ainè ha dimostrato una grande maturità compositiva, ritagliandosi piccoli spazi in grandi progetti spesso più di nicchia. Ha all’attivo due album, il secondo dei quali uscito nel 2019 dal titolo Niente di Me.

La speranza è che il neo soul italiano arrivi alle vette toccate dalla nostra musica leggera e i presupposti ci sono tutti: la tecnica è un marchio di fabbrica, le contaminazioni sono svariate, lo stile ha una forte identità, la scrittura è lontana da certi stereotipi e le produzioni sono spesso di ottima fattura. Cosa chiedere ancora?

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