Nel cuore, l’umanità

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Gli ospiti non erano rari nella famiglia Mayerhofer. La vita di Alfred e Sigried, già movimentata dal loro impegno di medici conosciuti e stimati in tutta Lipsia e da quello non meno impegnativo della cura dei quattro figli, da qualche tempo era divenuta ancor più intensa. Le visite di persone, le più diverse, erano cosa normale anche per i bambini. Ma quella di Wl/odek, collega medico della Polonia, in una calda giornata d’estate, non fu come le altre. Christoph, il più giovane, vivace e intelligente osservatore, vide sul braccio di Wl/odek, scoperto per la camicia a maniche corte, qualcosa che subito lo incuriosì. “Che cos’è quello? “, chiese alla mamma. Dai Mayerhofer si era soliti parlare di tutto, ed anche certe tragedie della seconda guerra mondiale erano ben note ai ragazzi. La mamma spiegò così a Christoph che quei numeri tatuati sulla pelle di Wl/odek erano il segno visibile e indelebile dell’immensa sofferenza da lui vissuta per due anni nel campo di concentramento di Auschwitz. Christoph si alzò dalla sedia, si avvicinò a Wl/odek e baciò quel numero impresso sul braccio. Wl/odek non raccontava spesso questo episodio. Era stato un momento molto forte e commovente per lui, balsamo versato da un tedesco innocente sulla ferita causata da tanti colpevoli, che ne continuava il processo di guarigione iniziato qualche anno prima quando Wl/odek era stato invitato ad un incontro di cattolici sui monti Tatra. Vi andò senza sapere che si trattava di uno dei primi incontri del movimento in terra polacca, animata da persone venute dalla Ddr e da alcuni amici del luogo. La lingua che vi si parlava era quindi il tedesco. Per Wl/odek accogliere un messaggio d’amore nella lingua che gli suonava ancora nelle orecchie come lingua di odio e di violenza era stata una pena notevole. Ma tale fu l’intensità di quell’incontro, che Wl/odek rimase profondamente scosso. Nella nuova sintonia con Dio e con i fratelli, Wl/odek trovò la luce che avrebbe guidato ogni giorno i suoi passi e la forza che gli avrebbe permesso di vivere con radicalità contro la corrente generale, rimanendo uomo avulso ai compromessi. Ad Auschwitz vi era stato mandato quando, ancora studente, era attivo nel movimento polacco di resistenza. In quel luogo d’inferno aveva sperimentato come si possa trattare l’uomo come oggetto senza valore, e aveva perciò fatto a Dio una promessa: “Se uscirò di qui, darò tutte le mie forze per custodire e difendere la vita umana”. Dio lo ascoltò: la guerra finì prima che, in mezzo a patimenti e ad umiliazioni terribili, Wl/odek morisse. Cosciente del dono ricevuto, finiti gli studi di medicina, Wl/odek mantenne la promessa. Si specializzò in ostetricia e ginecologia per custodire e difendere la vita delle madri, dei nascituri e dei neonati. Nella clinica dell’Università di L/ od´z andò tutto bene, finché le autorità comuniste non approvarono la legge che ammetteva l’interruzione della gravidanza. Allora, di fronte all’obbligazione di tali operazioni, Wl/odek rispose: “Come uomo mi rifiuto”. Questa sua frase, semplice e sincera, e proprio per questo fortissima, suscitò una tempesta. Molti colleghi, che facevano aborti, cominciarono a fargli la guerra. Ma Wl/odek, oltre alla capacità di essere fedele ai propri princìpi aveva anche quella di mantenere l’amore per il prossimo. Continuò così ad essere fedele ai suoi princìpi, senza giudicare o aggredire i suoi colleghi. Lavorò nella clinica con pazienza e, superando notevoli ostacoli, ottenne addirittura la libera docenza. Ma a questo punto i membri del Partito comunista riuscirono a fargli perdere il posto di lavoro. Pur disoccupato, con a carico la moglie e quattro figli, Wl/odek non si perse di coraggio e sviluppò un’intensa attività privata di consultore matrimoniale. Approfondì gli aspetti etici e psicologici riguardanti la sessualità, prima e durante il matrimonio, il valore della castità, la paternità responsabile, la gravidanza come avvenimento coinvolgente entrambi i genitori, la psicologia prenatale. Scrisse su questo 26 libri esprimendo idee nuove, fortemente controcorrente. Su questa base dette vita ad una “scuola del dar la vita”, ora molto seguita negli ambienti polacchi anche non cattolici, che ha aiutato più di 40 mila coppie ad avere figli, preparando loro un’atmosfera di accoglienza prima del concepimento, durante la gravidanza e dopo la nascita. Divenuto professore, Wl/odek seppe rimanere così semplice ed umile che chi lo incontrava per le prima volta, magari nella fila per il pranzo, lo sentiva uno come gli altri. A ottantasei anni Wl/odek aveva mantenuto nell’intelligenza e nel fisico una freschezza giovanile. Era come se avesse almeno venti anni di meno. Ultimamente, dopo una lunga gita a piedi in montagna, aveva detto: “Forse ho un po’ esagerato” Ma all’inizio di gennaio gli fu scoperta una malattia gravissima e fu ricoverato in ospedale. Soffriva molto, nel fisico e nell’anima. Qualche anno fa aveva scritto un libro dal titolo: Vivere l’attimo presente. Aveva capito, infatti, quale sapienza si nasconde sotto tale stile di vita. Ora, diceva, lo toccava con mano come prima, più di prima. Anche l’arcivescovo della sua città, visitandolo rimase profondamente impressionato: “Mi prese la mano come era solito fare e guardandomi negli occhi mi disse: “Sono pronto ad incontrarmi col Signore”. Così può parlare solo un uomo dalla fede viva, che vive l’attimo presente, che si muove alla presenza del Signore” Finché Wl/odek è partito in breve tempo, sereno. Al funerale sono intervenute più di mille persone: dolore e gioia. Anche Giovanni Paolo II vi ha partecipato, con un suo messaggio: “Ho appreso con dolore la notizia della partenza di questo eminente professore, medico pieno di dedizione, coraggioso difensore della vita dei nascituri, membro della Pontificia accademia Pro Vita, insegnante di medicina pastorale nei seminari. Ringrazio Dio per tutto il bene che la chiesa ha ricevuto attraverso il suo lavoro nel corso di tanti anni, ed in particolare per ogni vita da lui salvata. Sono convinto che Dio premierà generosamente questa sua opera nella sua gloria”. “Se n’è andato un grande difensore della vita ed un grande amico, un modello e un padre”, ha commentato Ewa Kowalewska, presidente della Human Life International Europa. Mentre il consiglio comunale di L/ od´ z ha deciso di intitolare una delle strade della città al professor Fijal/- kowski.

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