Nel cuore cristiano di Londra

Al Lambeth Palace con l’arcivescovo Rowan Williams, primate della Chiesa d’Inghilterra e nella cattedrale di Westminster con l’arcivescovo cattolico Vincent Nichols
Vincent Nichols Rowan Williams

Giornata d’eccezione con una serie di ricchi appuntamenti, tutti ad alto livello, per i 31 vescovi di 15 diverse chiese per il trentesimo incontro ecumenico dei vescovi amici dei Focolari. A Londra, nella splendida cappella privata del Lambeth Palace, la sede del primate della Chiesa d’Inghilterra, l’arcivescovo di Canterbury Rowans Williams ha presieduto le preghiere giornaliere di tarda mattinata, poi si è intrattenuto parlando con ciascuno dei i vescovi durante il pranzo ed ha parlato della Parola di Dio nella tradizione anglicana, incantando i presenti per la sapienza e per i molti punti in comune riscontrati nel suo intervento.

 

Nel pomeriggio l’arcivescovo cattolico, Vincent Nichols, dopo un tè e i saluti non di circostanza, ha recitato i vespri e celebrato una messa solenne, accompagnata da uno splendido coro, nella cattedrale di Westminster, presenti i vescovi di altre chiese cristiane che hanno sfilato insieme in processione. La sera si è conclusa con la cena presso la chiesa metodista Central Hall di Londra, sede del primo incontro delle Nazioni Unite, da dove si gode di una superba veduta su il Big Ben, il London Eye e l’Abbazia di Westminster.

 

A margine dell’incontro al Lambeth Palace l’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, ha accettato di parlarci su alcuni questioni importanti della Comunione anglicana.

 

Qual è il contributo che la Comunione anglicana, l’insieme di 44 chiese, può dare all’unità tra le Chiese?

«Abbiamo sempre cercato di mantenere una comunione all’interno delle diverse chiese locali e allo stesso tempo di guardare all’universalità della Chiesa. Speriamo che questo tentativo di avere un equilibrio tra locale e globale possiamo sempre essere capaci di testimoniarlo nel complesso spettro della vita cristiana nonostante stiamo affrontando molte difficoltà nell’anglicanesimo».

 

Riguardo al “The Anglican comunion covenant”, un patto per sostenere la comunione e un accordo vincolante per le chiese della comunione anglicana che impegna a riconoscere dei principi comuni dell’anglicanesimo, perché è così importante?

«Noi speriamo che, se The Anglican comunion convenant verrà adottato dalle Chiese anglicane nel mondo. Questo consentirà ad ogni Chiesa di seguire lo stesso metodo di discernimento per risolvere le situazioni controverse. Per cui sarà più difficile che una Chiesa potrà scegliere di andare in una direzione e un’altra di prendere una differente decisione. È come un patto, un accordo, per lavorare insieme, anche se non rappresenta una soluzione istituzionale e non introduce un’autorità suprema, ma esprime solo la nostra decisione di fare le cose insieme».

 

Pensa che l’Ordinariato personale, secondo la Costituzione apostolica “Anglicanorum Coetibus” (900 laici e 60 sacerdoti anglicani sono passati alla Chiesa cattolica), crei dei problemi nel dialogo ecumenico con la Chiesa cattolica?

«Penso che l’ordinariato sia stato creato per motivi pastorali, per le necessità delle persone che, appartenenti alla Comunione anglicana, decidono di passare alla Chiesa cattolica, ma non penso stia creando dei grandi problemi per il dialogo ecumenico. Esiste una grande collaborazione con l’arcivescovo cattolico Nichols di Londra. Cerchiamo sempre di partecipare insieme alle più importanti conferenze e nelle occasioni pubbliche. Di fatto, l’ordinariato, non ha avuto nessun effetto sulla nostra amicizia».

 

Che cosa pensa dell’impegno dei Focolari per il dialogo ecumenico?

«La testimonianza dei Focolari, l’importanza del dialogo e dell’unità, è stata grande dono per tutta la Chiesa in questi anni recenti. Credo che oggi riconosciamo che troviamo la via del dialogo se ci riuniamo attorno la Parola di Dio per imparare gli uni dagli altri cosa Dio ci ha detto».

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