Nel Cono Sud tra global e local

Ècurioso, mentre la globalizzazione galoppa freneticamente verso l’omogenizzazione delle culture, chi lavora nel campo dei media avverte anche la forte spinta che tende a penetrare ed a preservare la dimensione locale. In realtà, a ben pensarci, il processo di mondializzazione – per usare una parola cara a Paolo VI – che è in atto suppone, se correttamente inteso, ossia se umanizzato, la possibilità di conciliare due dimensioni solo apparentemente opposte: quella globale, ormai irreversibile, e quella locale, peraltro irrinunciabile. In altri termini, l’unità non significa mortificare ma rispettare e lasciarsi arricchire dalla diversità. È la quadratura di un cerchio possibile solo se al centro vi mettiamo l’uomo. Alimentati da questa visione, non abbiamo dunque avvertito tale contraddizione nel corso della giornata durante la quale abbiamo lavorato assieme le redazioni estere di Città nuova presenti nel Cono Sud (concretamente Brasile, Uruguay- Paraguay e Argentina) e il direttore dell’edizione italiana. Il risultato? Quello di una lettura comune dei processi che stiamo vivendo su scala planetaria, ma con l’occhio attento alle peculiarità e alle ricchezze che emergono dalle diversità delle nostre culture di appartenenza. E con quale obiettivo? Quello di offrire ai nostri lettori una visione sempre più ricca di quanto accade nel villaggio globale, cercando di coglierne quei semi di speranza contenuti nella complessa attualità e che possano rivelare i sentieri percorribili nella costruzione di quel nuovo umanesimo cristiano al quale anelava il già menzionato papa Montini. Dunque, ben altro e ben di più di una mera rete organizzata di redazioni presenti in vari Paesi e di corrispondenti esteri dalla quale trarre reciproci benefici, quanto uno spazio di riflessione nel quale la trasmissione di notizie offra ai nostri rispettivi lettori veri e propri flash di quel magma sotterraneo, come direbbe Chiara Lubich, che direttamente o indirettamente, consapevolmente o no, sta cercando di spingere la storia, pur nel mezzo dei suoi drammi, nella direzione della fraternità universale. Altra curiosità dunque: mezzi di comunicazione che in un epoca, come la nostra, nella quale delle utopie solo si redigono certificati di morte, fanno di una utopia la loro chiave di lettura, anzi la loro ragion d’essere. Ma questo non ci spaventa. Anzi, ci fa sognare.

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