Nei panni degli altri

Tutti i martedì mattina, proprio sotto casa mia, c’è il mercato. Le bancarelle sono sempre le stesse e ognuna ha il suo posto fisso. Un martedì però arrivò una bancarella nuova, che nessuno aveva mai visto. Sotto a un grande ombrellone a spicchi colorati erano disposti, un po’ alla rinfusa, vestiti da uomo e da donna, ma anche: divise da capostazione e da vigile urbano, camici bianchi per i medici, tute da operaio e grandi cappelli da pasticciere. Seduta dietro al banco, un’anziana signora, dai tratti così delicati che l’avresti detta una fata. Mentre alcune persone rovistavano tra gli abiti, lei sferruzzava tranquillamente. Era estate, la scuola era terminata e così il mercato era affollato di mamme, con la borsa della spesa sotto braccio e di bambini che si aggiravano tra le bancarelle, gridando: – Mamma, comperami questo. Mamma, comperami quello! La signora Gianna incontrò un’amica davanti al banco della verdura: – Hai visto che c’è una bancarella nuova? – disse l’amica. – No, dov’è? – È laggiù, tra il banco delle calze e quello delle borse. – Non è possibile, quei banchi sono uno attaccato all’altro: come ha fatto a trovare il posto? – Non lo so, ma è là – replicò, convinta, l’amica. – Vado subito a vedere – disse la signora Gianna, infilando il sedano nella borsa e cercando di strappare via il suo bambino, Giulio, dalla bancarella dei giocattoli. L’amica aveva ragione: non si capiva proprio come avesse fatto, quella bancarella, a infilarsi là, ma il fatto è che c’era. Giulio incominciò subito a frugare tra i vestiti, perché sperava di trovare una bella divisa da aviatore della sua misura, ma a un tratto esclamò: – Accipicchia, mamma: questo è il vestito del papà! – Ma cosa dici, Giulio, è soltanto uguale a quello di papà! A questo punto intervenne la signora della bancarella: – Anch’io dico che è il vestito del tuo papà. Perché non lo provi? – Scherziamo? Ci sto dentro dieci volte e non siamo ancora a carnevale! La signora aveva un modo molto garbato di insistere: – Provalo, te lo lascio fino a stasera. Se poi non lo vuoi, me lo riporti. Io non ho premura, non vado a casa all’una come gli altri, ti aspetterò. Giulio, sebbene poco convinto, prese il vestito e se ne andò. Intanto la signora Angela stava guardando gli abiti da donna. – Questo non lo compererò mai, perché è uguale a quello della mia vicina – osservò ad alta voce. – Forse è proprio quello della sua vicina – disse discretamente la proprietaria della bancarella -. Perciò sia gentile: lo porti a casa e lo provi. Può darsi che questa sera mi darà ragione. Chissà come faceva a convincere le persone! Il fatto è che la signora che aveva preso in mano il vestito della sua vicina, se lo mise in borsa e si allontanò. La piccola Marcella intanto guardava e riguardava un grembiule da cucina. – Ti piace? – chiese sorridendo la signora della bancarella. – Sì, sembra quello della mia mamma… Inutile dirvi che, dopo uno scambio di battute con la signora della bancarella, anche Marcella si ritrovò con il grembiule della mamma in mano, diretta verso casa. Giulio intanto stava indossando, divertito, l’abito del papà, troppo grande per lui… ma smise subito di ridere quando, guardandosi allo specchio, si accorse che gli andava a pennello. “Che faccenda è questa?”, si domandò; ma non fece in tempo a trovare una risposta che si trovò seduto dietro la scrivania del papà. Non riuscì nemmeno a chiedersi: “E adesso che cosa sta succedendo? ” perché squillò il telefono. Dopo quella telefonata ce ne furono almeno altre sette, poi arrivò la segretaria e dovette dettarle quattro lettere. Infine ricevette alcuni clienti della ditta e, in mezzo a tutte queste cose, doveva ricordarsi di arrivare a scuola in tempo, per parlare con i professori, per via di quella brutta insufficienza di suo figlio in italiano… Finalmente arrivò la sera: adesso desiderava solo un po’ di tranquillità, di starsene una mezz’oretta (non chiedeva di più!) seduto in santa pace sul divano. Riflettendo su quanto gli era capitato, Giulio si disse: “Non sapevo che quando il papà dice di essere stanco lo è sul serio! Quando torna a casa potrei abbassare il televisore e cercare, almeno per una mezz’oretta (non sono capace di più!) di fare un po’ meno chiasso… e di non bisticciare con mia sorella “. Giulio mise il vestito del papà in un sacchetto e si avviò verso il mercato, dove era rimasto solo l’ombrellone multicolore della bancarella dei vestiti. Insieme a lui arrivò anche la signora Angela. Pure a lei era capitato qualcosa di strano: non appena aveva indossato il vestito della sua vicina, si era ritrovata nella casa di fianco alla sua e aveva scoperto che era piena di solitudine. “Potrei trovare qualche ora ogni tanto, da dedicare alla mia vicina…” pensò la signora Angela, mentre restituiva il vestito. Poco dopo arrivò Marcella, con il grembiule della mamma. Dopo averlo tenuto indosso tutto il giorno ed essersi accorta che la mamma, in casa, lavorava a tempo pieno, senza un attimo di respiro, aveva fatto il proposito di diventare un po’ più servizievole, un po’ meno disordinata. Tutti e tre posarono i vestiti sul banco, con sollievo: quel giorno avevano imparato a mettersi un pochino nei panni degli altri… e li restituirono volentieri!

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