Né vittime, né briganti

Mi accingo a scrivere il Punto di questo numero mentre mancano pochi giorni allo svolgersi dell’ottava edizione di LoppianoLab, quello che negli anni è divenuto un laboratorio nazionale di partecipazione e cittadinanza, che mette in campo e in rete numerose forze vive del Paese impegnate nella costruzione del bene comun

Mi accingo a scrivere il Punto di questo numero mentre mancano pochi giorni allo svolgersi dell’ottava edizione di LoppianoLab, quello che negli anni è divenuto un laboratorio nazionale di partecipazione e cittadinanza, che mette in campo e in rete numerose forze vive del Paese impegnate nella costruzione del bene comune.

Non posso certo fare riferimento alle prospettive che ne emergeranno, ci riserviamo di farlo sul nostro sito e sui prossimi numeri di Città Nuova. Ritengo comunque che siano importanti le sollecitazioni derivanti dall’evento, a partire dal suo titolo. Una manifestazione nella quale Città Nuova crede e investe e che costituisce una tappa, non l’unica, del suo impegno sul territorio a vari livelli e in diversi ambiti.

Il titolo, dicevamo: “Né vittime, né briganti. Cambiare le regole del gioco”. Per chi conosce il Vangelo, il riferimento alla parabola del buon Samaritano è evidente e quindi basterebbe attingere lì per avere chiare indicazioni sul senso del programma che si è voluto pensare. Ma c’è un ulteriore elemento che ha spinto in questa direzione. Come tanti nostri lettori sapranno, lo scorso febbraio papa Francesco, incontrando in Vaticano più di mille persone venute da diversi Paesi del mondo in rappresentanza del percorso dell’Economia di Comunione, in un discorso molto chiaro e forte, aveva raccomandato, tra l’altro, di «agire soprattutto prima che l’uomo si imbatta nei briganti, combattendo le strutture di peccato che producono briganti e vittime». E aveva specificato: «Finché l’economia produrrà ancora una vittima e ci sarà una sola persona scartata, la comunione non è ancora realizzata, la festa della fraternità universale non è piena».

Un orizzonte, questo, che cerchiamo di avere come riferimento anche noi sulle nostre pagine, con uno stile che non ci esime dalla denuncia, ma ci guida anche alla proposta. Il nostro lettore potrà vederlo nelle pagine che seguono, ad esempio con l’inchiesta dedicata a quelle forme di “razzismo” strisciante che stanno prendendo piede in Italia; o anche con la nascita di una rubrica, “Condividere”, che vuole dare voce all’impegno di uomini e donne che nel nostro Paese sentono una particolare chiamata ad essere promotori di un nuovo modello di società. L’economista Luigino Bruni ci invita a percorrere i “sentieri della non sazietà” e il presidente della Fondazione Culturale Responsabilità Etica, Andrea Baranes, ci fa entrare nelle dinamiche finanziarie che stanno stritolando l’economia mondiale. E potremmo continuare.

Un’ultima riflessione. “Né vittime, né briganti” è senz’altro un invito ad adoperarci perché nella nostra società non ci siano né le une, né gli altri. Mi son chiesta però, al contempo, quanto spesso ci consideriamo vittime del “sistema” e quanto molto meno di frequente ci rendiamo conto di essere “briganti”. Forse anche in questa presa di coscienza sta il senso di LoppianoLab.

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