Verso l’Ordine dei musicisti

Grazie all'Associazione nazionale ordine musicisti, i professionisti del settore possono dialogare tra loro, nel rispetto delle idee e necessità individuali, cercando di inquadrare l’ottica del bene comune. È così che nasce l’idea di creare degli albi che permettano di avere chiari i numeri e le diverse professionalità musicali.

Si dirà che forse, in Italia, di ordini professionali non se ne sente la mancanza: ne esistono già molti, e l’effettiva utilità di alcuni di questi è messa in dubbio dagli stessi iscritti – almeno per come sono attualmente organizzati, beninteso. È tuttavia altrettanto vero che, nel bene o nel male, essere iscritti a un ordine significa comunque avere delle tutele che alcune professioni, ad oggi, non hanno: ed è questo lo spirito che ha portato alla costituzione, nel 2018, dell’Associazione nazionale ordine dei musicisti, con lo scopo di arrivare poi ad avere un ordine professionale legalmente tutelato. Lo scorso 24 maggio l’associazione ha predisposto la possibilità di registrarsi gratuitamente sul suo sito, così da raccogliere, tramite la forza dei numeri, la voce dei musicisti italiani – intendendo con tale definizione tutte le svariate professionalità che il mondo della musica include: e da allora crescono di giorno in giorno le persone che si iscrivono.

«Per ora, il Consiglio direttivo ha deliberato di non rendere pubblici i numeri delle adesioni raccolte – spiega la presidente, Giulia Fanutti –, in quanto siamo in una fase delicata di coordinamento a livello nazionale e di interlocuzione con le istituzioni. Nei prossimi mesi però, quando sarà auspicabilmente possibile ottenere udienza alla Camera – come già avvenuto nel 2018 – e al Senato, chiaramente renderemo noti questi dati». Musicisti, compositori, cantanti, direttori di coro, musicoterapisti, accordatori, fonici, tecnici di teatro, docenti: l’elenco di professioni “papabili” è più lungo di quanto potrebbe immaginare chi non si è mai avvicinato a questo comparto.

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L’emergenza Covid, spiega Fanutto, ha messo drammaticamente in evidenza le criticità da tempo esistenti: «A differenza di altri settori, quello musicale non prevede nemmeno un percorso professionale istituzionalizzato per tutti, né tutele specifiche sotto il profilo contrattuale e previdenziale: basti pensare al caso di un dj, che inizia a lavorare a 20 anni, e magari a 40 si ritrova a perdere il lavoro solo perché gli viene preferito uno più giovane che ha un’immagine migliore e chiede meno soldi. O ai tanti che, dopo un percorso di studi anche molto lungo, si barcamenano tra contratti che non danno alcuna sicurezza. C’è tutto un indotto a livello nazionale di cui non si ha assolutamente coscienza; e che, in questi frangenti, si è spesso trovato di punto in bianco senza alcun reddito».

Ma perché, dunque, ricorrere allo strumento oggi tanto criticato dell’ordine professionale? «Siamo coscienti delle criticità che alcuni ordini professionali oggi presentano – assicura la presidente –, ma ciò non toglie il fatto che sia necessario dare un riconoscimento anche legale alla figura del musicista, prevedendo di conseguenza tutele sotto il profilo contrattuale e previdenziale. In questo senso, l’istituzione dell’ordine è l’ultimo passaggio: prima è necessario definire tutti questi aspetti, a cui sta lavorando un coordinamento nazionale». Senza voler forzare la mano: «Tenendo conto dei tempi tecnici, l’orizzonte temporale che possiamo darci è di 3-4 anni».

Chi fosse interessato a registrarsi, può farlo su www.ordinemusicisti.it

 

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