Nati dall’esperienza

I metodi e gli strumenti messi in atto dai Focolari nel loro apostolato. Terza puntata di una conversazione del 3 febbraio 1992 sul contributo del movimento alla nuova evangelizzazione. Come luoghi dell’annuncio noi dobbiamo prediligere quelle cattedre che – pensiamo – lo Spirito Santo ci ha suggerito: le nostre tipiche attività apostoliche: le giornate, i congressi, i convegni per mondi del vivere civile o sacerdotale e religioso, le Mariapoli, i Genfest, ecc. Attività apostoliche che devono svolgersi in perfetta coerenza con quegli accorgimenti che abbiamo appreso ed attuato non solo dai primi tempi, ma fin dai primi giorni, tanto erano essenziali alla nostra evangelizzazione! Non è – ad esempio – una nostra giornata quella che si fa senza aver prima preparato l’ambiente mediante persone con Gesù fra loro perché unite nel suo nome, tese ad accogliere e servire tutti i partecipanti. Così non è giornata nostra quella in cui si parla senza aver ascoltato, nel prepararsi, lo Spirito che parla in noi e fra di noi uniti; né quella per la quale non si prepara lo svolgimento perfetto. Non è Mariapoli quella in cui non si richieda a tutti, come tessera di partecipazione, l’amore agli altri. E così via. Abbiamo ormai, dedotti dall’esperienza, i clichés di come devono svolgersi tutte le nostre attività. È con questi metodi, con queste precise maniere che il movimento ha camminato fin qui portando avanti con frutto il Regno di Dio. Sono queste, dunque, le possibilità principali che il Signore ha offerto a noi, per la nostra evangelizzazione. Così dobbiamo far uso dei mass media (giornali, libri, documentari, radio, tv), impostando sempre questi vari modi di parlare sulla base del vivere. Del resto vivere e parlare è la linea dell’evangelizzazione della Chiesa. Dice Giovanni Paolo II: La vocazione della Chiesa all’evangelizzazione significa soprattutto vivere il Vangelo più profondamente. (…) Una tale testimonianza vissuta ogni giorno è un iniziale atto di evangelizzazione . Ma – continua – la testimonianza cristiana attraverso l’esempio personale ha anche bisogno di essere accompagnata dalla proclamazione di Gesù Cristo. Gli argomenti principali che vanno trattati in queste nostre manifestazioni si conoscono. Anzitutto un aspetto della spiritualità, la quale è un compendio di tutte le verità e realtà cristiane: Dio amore, la volontà di Dio, l’amore al prossimo, l’amore reciproco, l’unità, Gesù crocifisso abbandonato; la Parola, l’Eucaristia, Maria, lo Spirito Santo. Poi un aggiornamento sullo sviluppo del movimento localmente o nel mondo, che è come la narrazione degli atti dei nostri apostoli. Ancora: l’esposizione di esperienze, dove un membro vivo della Chiesa, o un gruppo, può dare l’idea stessa della vita della Chiesa. E non può mancare un’informazione sulla Chiesa illuminata e approfondita, come sugli ultimi documenti della Chiesa; poi sulla vita della cristianità, su quella dei fedeli di altre religioni e di altre culture. Ma c’è ancora un modo nel movimento, originale, di evangelizzare ed è attraverso tutte le sue strutture. Essendo il reciproco amore (che porta con sé la presenza di Gesù tra i fratelli) la norma delle norme di tutto l’edificio del movimento, la regola che viene prima di ogni altra regola, il movimento, dovunque è presente, evangelizza col suo stesso essere. Così è dei suoi centri, degli stessi focolari, delle opere, ecc., e in modo particolare delle cittadelle, che – per il numero degli abitanti tutti così uniti – sono potenti mezzi di apostolato. La nostra evangelizzazione si rivolge ad ogni tipo di persone di qualsiasi età, razza, popolo, vocazione, lingua… Si arriva ad esse, attraverso le varie diramazioni del movimento: ai consacrati, agli sposati, alle famiglie come tali, ai laici impegnati, ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, ai giovani, ai ragazzi, ai bambini, agli aderenti ed ai simpatizzanti di qualsiasi categoria sociale o religiosa sia nella Chiesa cattolica come nelle altre Chiese o comunità ecclesiali; e, in certo modo – in forma di dialogo -, anche ai non cristiani e ai non credenti.

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