Nascere in Africa

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Ho da poco scoperto di aspettare un figlio, il primo! La notizia è stata un’emozione grandissima e tutto in me è ora teso a sentire ed accogliere questo incredibile evento. Una diversa sensibilità si è acuita e mi è inevitabile pensare a quelle ragazze, conosciute in un viaggio in Africa alcuni anni fa, che rischiano di veder morire i loro neonati per mancanza di cure. Può dirmi se ci sono novità sulla situazione sanitaria dei bambini in Africa?. Rosa – Napoli Nell’Africa subsahariana ogni anno 1,16 milioni di bambini muoiono nei primi 28 giorni di vita. Per lo più i parti avvengono in casa e i decessi spesso non sono neanche denunciati. Tuttavia nel dicembre 2006 è stato pubblicato un incoraggiante report da Joy Lawn, medico che lavora in Africa per Saving Newborn Lives/Save the Children- US. È vero che nella sopravvivenza dei bambini africani ci sono stati scarsissimi miglioramenti dagli anni Ottanta, ma nel 2006 sei stati africani hanno registrato una importante riduzione nel rischio di mortalità infantile, e questo fa sperare di riuscire a fare progressi più rapidi per salvare i bambini africani. Secondo il rapporto, due terzi dei neonati che muoiono nell’Africa subsahariana (fino a 800 mila l’anno) potrebbero essere salvati, se il 90 per cento delle donne fosse sottoposto a interventi sanitari fattibili a basso costo. Tra questi figurano la vaccinazione delle donne contro il tetano, un’assistenza qualificata al momento del parto, il trattamento tempestivo delle infezioni nei neonati e l’informazione alle mamme sull’igiene dei neonati, su come tenerli al caldo e allattarli al seno. Per salvare queste vite basterebbero 1,39 dollari pro capite, pari a 1 miliardo di dollari all’anno. Questa spesa contribuirebbe ad alleviare altri problemi, in particolare quello del milione di nati morti e delle 250 mila madri che muoiono ogni anno. Ricorda Francisco Songane, direttore di Partnership, Network Internazionale per il sostegno alla salute delle donne e dei bambini. Dobbiamo tenere conto dei decessi tra neonati invece che accettarli come inevitabili. Il progresso di questi sei Paesi africani dimostra che anche i Paesi più poveri del mondo possono prendersi cura dei neonati, i loro cittadini più vulnerabili. La strada è stata spianata, e noi dobbiamo cogliere l’opportunità. Cosa possiamo fare in concreto? Forse tante, tante cose, ma me ne vengono in mente almeno due, per passare dalle parole ai fatti. La prima: adottare a distanza uno o più bambini. È semplicissimo (ad esempio collegandosi al sito www.famiglienuove. org/it/sostegnoadistanza. php ) e costa quanto un quotidiano o un caffè al giorno! Altro modo è acquisire coscienza, con tutto ciò che ne consegue in termini di solidarietà e apertura verso l’immigrazione, che il vero aiuto ai popoli del sud del mondo oggi viene da coloro che sono immigrati nei Paesi ricchi: essi di fatto sostengono, inviando quanto risparmiano di guadagni spesso miseri, la loro famiglia in Africa o nelle altre nazioni del Sud del mondo, concretizzando molti più aiuti di quanto gli opulenti stati occidentali facciano. Infine un augurio per la sua maternità, in cui il respiro della vita che lei ha donato e accettato ci rende tutti più ricchi, ringraziandola anche per aver dato modo di posare l’attenzione sulle foto di chi soffre e muore anche per nostra eccessiva inerzia.

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