Nasce l’Alleanza degli Stati del Sahel

Le minacce dell'Ecowas (Comunità economica degli Stati dell'Africa Occidentale) di intervenire militarmente in Niger hanno avuto un ruolo nella creazione dell'Alleanza degli Stati del Sahel (Carta del Liptako-Gourma), i cui membri si sono impegnati ad aiutarsi reciprocamente in caso di aggressione. La nuova Alleanza, valutata positivamente da Mosca, ha suscitato molte analisi nella regione e all’estero.
Una foto d'archivio del colpo di Stato in Niger (AP Photo/Jerome Delay, File)

Secondo alcuni analisti, se le disposizioni previste dalla Carta del Liptako-Gourma dovessero diventare effettive, la nuova situazione renderebbe il contesto di sicurezza ancora più complesso; mettendo radicalmente in discussione l’architettura di pace e sicurezza garantita da Ecowas, orientata esclusivamente alla creazione di un ordine sub-regionale di pace, sicurezza e prosperità economica, basato sulla democrazia, il buon governo e il rispetto dei diritti umani, come strumento di prevenzione dei conflitti interstatali.

A metà del mese di settembre 2023, i leader militari di Mali, Burkina Faso e Niger hanno firmato un patto di mutua difesa. Tutti e tre i Paesi sono stati protagonisti di colpi di stato militari dal 2020, l’ultimo dei quali in Niger. Il blocco regionale dell’Africa occidentale, Ecowas, ha minacciato di intervenire militarmente in Niger per annullare il colpo di stato. Il Mali e il Burkina Faso hanno subito risposto dicendo che qualsiasi operazione di questo tipo sarebbe stata considerata una dichiarazione di guerra contro di loro.

La Carta del Liptako-Gourma istituisce l’Alleanza degli Stati del Sahel, ha dichiarato su X il leader della giunta del Mali, Assimi Goita. L’obiettivo è quello di «stabilire un’architettura di difesa collettiva e di assistenza reciproca a beneficio delle nostre popolazioni». La Carta vincola i firmatari a prestarsi assistenza reciproca in caso di attacco a uno di loro e a lavorare per prevenire o risolvere le ribellioni armate.

La regione di Liptako-Gourma – dove si incontrano i confini di Mali, Burkina Faso e Niger – è stata devastata negli ultimi anni dal jihadismo, che, scoppiato nel nord del Mali nel 2012, si è diffuso in Niger e Burkina Faso nel 2015. Secondo l’Institute for Economics and Peace, il Sahel rappresenta oggi il 43 per cento dei morti per terrorismo nel mondo.

Con questo “khaki pact” (la Carta del Liptako-Gourma), come lo definisce il maliano Timbuktu Institute (African Center for Peace-Studies), «i tre Paesi stanno quasi formalizzando la loro separazione dall’Ecowas».

Moda Dieng, docente di Studi sui conflitti, nel numero di questa settimana di The Conversation sostiene che l’alleanza è stata formata per un desiderio di solidarietà regionale. «Per più di un decennio, la lotta contro l’insicurezza nel Sahel è stata guidata dalla Francia, come coordinatore degli interventi locali e internazionali. Ciò è cambiato con il ritiro dal Mali dei militari francesi dell’Operazione Barkhane nel 2022 e con la partenza dell’Operazione Sabre della Francia dal Burkina Faso nel 2023». Il Niger è stato l’ultimo alleato chiave dell’Occidente nella regione del Sahel fino a quando, dopo il colpo di Stato del 26 luglio scorso, la giunta ha chiesto alla Francia di andarsene. I soldati francesi hanno iniziato a ritirarsi dalle loro basi in Niger il 19 settembre.

Il professor Moda Dieng ritiene tuttavia che «la recrudescenza dell’insicurezza nel Sahel dimostra che, nella lotta contro il terrorismo e la criminalità organizzata, la volontà e la solidarietà non sono sufficienti. A febbraio 2023, il numero di morti legati alla violenza politica era aumentato del 77 per cento in Burkina Faso e del 150 per cento in Mali, rispetto al 2021».

Il Timbuktu Institute lo vede come un importante cambiamento geopolitico per la regione: «La Carta rappresenta una chiara regressione nella situazione di sicurezza della regione Ecowas, come area omogenea di cooperazione alla sicurezza collettiva, dove i rischi e le minacce di conflitto interstatale erano stati virtualmente eliminati».

Si prospettano anche numerosi interrogativi sugli sconvolgimenti geostrategici: «Oltre alle conseguenze negative per una serie di progetti regionali (petrolio, strade e oleodotti) con un forte impatto economico e di integrazione (Nigeria, Niger, Benin, Marocco), la crisi del Niger, resa anche più complessa da questa Carta, scatenerà sconvolgimenti senza precedenti nella regione e oltre».

Il professor Dieng ha inoltre sottolineato l’importanza di unire le forze: «L’Alleanza degli Stati del Sahel sembra essere un’estensione dello sforzo dei tre Paesi di fare propria la lotta contro il terrorismo. La recrudescenza dell’insicurezza nel Sahel dimostra, tuttavia, che nella lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata il desiderio di essere autonomi non è sufficiente».

Non c’è dubbio che l’annuncio di questa Carta, se seguito da azioni, avrà enormi conseguenze, tra cui, avverte il Timbuktu Institute, l’indebolimento di Ecowas e la frammentazione degli sforzi regionali contro il terrorismo, e un impatto negativo sugli sforzi dell’Unione Africana (Ua). Questa nuova iniziativa complicherà i tentativi dell’Unione Africana di coordinare gli sforzi di sicurezza su scala continentale. Se dovesse realizzarsi, sarebbe una dura prova per la coesione e l’unità dell’Ua.

I membri della nuova alleanza si sono impegnati a finanziare l’iniziativa con i propri contributi. Tuttavia, Dieng ricorda che «date le loro limitate capacità, è improbabile che siano in grado di portare avanti da soli una guerra ad alta intensità finanziaria al terrorismo».

Per quanto riguarda l’approccio militare, sostiene che «la lotta contro le minacce alla sicurezza non dipende solo dai mezzi militari. L’esperienza nel Sahel ha dimostrato che un approccio solo militare tende a incoraggiare l’escalation e la violenza contro i civili».

E conclude che, affinché l’alleanza abbia successo, dovrebbe affrontare i problemi reali delle persone: «Come sistema di difesa e di assistenza reciproca, la Carta del Liptako-Gourma non affronta lo sviluppo economico e sociale. Questo è essenziale nella lotta contro l’insicurezza. Per il momento, la nuova alleanza rimane un segnale geopolitico legato ad una embrionale struttura di sicurezza».

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