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Nasce il Patto di Comunità per la bonifica del sito ex Miteni

di Chiara Andreola

- Fonte: Città Nuova

Al grido di “Ecogiustizia subito – in nome del popolo inquinato”, una cordata di gruppi e associazioni ha promosso e sottoscritto un documento di impegno che individua una serie di azioni per arrivare a risanare il territorio contaminato dai Pfas

Pfas
ANSA/ GREENPEACE ITALY

In un incontro che si è tenuto lo scorso 14 novembre a Lonigo, in provincia di Vicenza e al centro della “zona rossa” per l’inquinamento da Pfas legato al sito dell’ex Miteni a Trissino, è stato presentato e sottoscritto un Patto di Comunità per la bonifica del sito interessato. A promuoverlo sono stati Acli, Agesci, Arci, Azione Cattolica, Legambiente e Libera; con l’adesione di Mamme No Pfas, Acqua Bene Comune, Medicina Democratica, Cgil Veneto, Italia Nostra, Isde e Rete Zero Pfas Veneto. Il Patto, nelle loro intenzioni, rappresenta «un impegno condiviso per una transizione ecologica giusta, fondata sulla partecipazione attiva, la tutela della salute, la rigenerazione del territorio e la creazione di lavoro sostenibile».

L’obiettivo dichiarato è quello di pretendere l’immediata bonifica del sito contaminato, la tutela della salute pubblica e la riconversione sostenibile del territorio più colpito dall’inquinamento da Pfas in Italia, che coinvolge 380 km² tra le province di Vicenza, Verona e Padova e almeno 300.000 persone esposte. «Dopo 12 anni di ritardi e rimpalli di responsabilità – dichiarano i promotori e gli aderenti al Patto – non è più accettabile che il sito ex-Miteni resti una ferita aperta. È il momento di agire insieme: lo dobbiamo alle comunità, ai lavoratori, al futuro di questo territorio. Per questo abbiamo voluto lanciare oggi questo Patto di Comunità: un impegno condiviso e collettivo per la bonifica e la giustizia ambientale».

Dopo aver ripercorso la vicenda dell’inquinamento da Pfas nel Vicentino, dagli anni Sessanta fino alle ultime vicende giudiziarie che hanno visto la condanna in primo grado per 11 dei 15 imputati, il documento ricorda che non si sono ancora superati i forti ritardi accumulatisi nei dodici anni trascorsi da quando la contaminazione da Pfas è stata ufficialmente riconosciuta, enumerando puntualmente le mancanze in questo senso; e individua una serie di impegni che i sottoscrittori del Patto si assumono. Tra questi, la sollecitazione delle istituzioni competenti – in particolare Regione e Arpav – ad avviare le opere di messa in sicurezza e di bonifica integrale dei terreni e delle falde contaminati, in particolare la finalizzazione della barriera idraulica; a garantire finanziamenti certi e continui per il monitoraggio e la messa in sicurezza; l’ampliamento dei controlli su aria, acqua, suolo e catena alimentare; ad avviare una nuova indagine epidemiologica e sorveglianza sanitaria per tutta la popolazione esposta; e a completare le infrastrutture idriche per garantire acqua pulita e sicura. Ma l’opera di sollecitazione si estende anche alle imprese, perché avviino gli investimenti necessari alle opere di bonifica.

I sottoscrittori del Patto si sono poi impegnati a monitorare l’attuazione degli impegni assunti dalle istituzioni, la corretta gestione delle risorse e il rispetto dei tempi e delle procedure di bonifica; e a sollecitare e promuovere percorsi partecipativi per coinvolgere cittadine, cittadini, imprese e amministrazioni nella rigenerazione ambientale e sociale del territorio, promuovendo progetti di fitodepurazione, rinaturalizzazione, agricoltura sana e riconversione ecologica delle aree colpite e avvelenate dall’inquinamento da Pfas.

I promotori affermano inoltre che «il caso Miteni rappresenta un banco di prova per l’intero Paese e un appello alla responsabilità politica. Come ricorda Legambiente, solo il 6% delle aree contaminate in Italia è stato bonificato: non vogliamo che Trissino diventi l’ennesima occasione perduta. Bonificare significa restituire salute, dignità e futuro a una comunità che non si arrende».

Un altro fronte su cui viene mantenuta alta l’attenzione si trova, paradossalmente, a svariate migliaia di km dal Veneto, e più precisamente in India, nella zona di Mumbai: è lì infatti che la Miteni ha portato, in un nuovo stabilimento, gli stessi macchinari un tempo utilizzati a Trissino, favorita da una legislazione ambientale meno stringente. L’intento è quindi quello di estendere il raggio di azione anche lì, al fine di proteggere la popolazione inconsapevole: un obiettivo a cui si è lavorato anche con la partecipazione delle Mamme No Pfas al Forum dei Popoli della Cop 30 in Brasile, dove è stata portata all’attenzione dei partecipanti la problematica dei Pfas e si è sollecitato ad agire appunto in India.

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