Narendra Modi incontra papa Francesco

Nei giorni del G20, accanto agli incontri istituzionali fra i leaders mondiali, si è sviluppata un’intensa attività diplomatica anche in Vaticano. A parte l’incontro di papa Francesco con il Presidente americano Joe Biden, particolare interesse ha suscitato l’incontro fra il Premier indiano Narendra Modi ed il pontefice.
(Vatican Media via AP)

Come abbiamo avuto modo di scrivere più volte su Città Nuova, la leadership di Modi ha colorato l’India di arancione, il simbolo del fondamentalismo indù, che nel contesto delle non poche tensioni con le minoranze (musulmana e cristiana in particolare), ha mostrato a più riprese una chiara intenzione a favorire l’approvazione di una legge che impedisca le conversioni, di cui Islam e cristianesimo sono spesso accusate.

Anche recentemente, i vescovi cattolici hanno a più riprese fatto pressioni sul governo centrale di Delhi e su quelli regionali affinchè il gabinetto Modi assicuri che i diritti di scelta religiosa possano essere pienamente salvaguardati.

È in questo contesto che la notizia dell’incontro fra il premier indiano e papa Francesco, confermato solo negli ultimi giorni, ha suscitato particolare interesse. Dai comunicati diramati dalla Segreteria di Stato vaticana e dal Ministero degli Esteri di Nuova Delhi, emerge una differenza di tono che potrebbe essere significativa dell’evento. Il Vaticano, infatti, si è limitato ad informare che «Oggi, 30 ottobre il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza, nel Palazzo Apostolico, il Primo Ministro della Repubblica dell’India, il Sig. Narendra Modi. Successivamente in Segreteria di Stato, il Primo Ministro indiano ha salutato Sua Eminenza il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, e Sua Eccellenza Mons. Paul R. Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati. Nel corso di una breve conversazione, ci si è soffermati sui cordiali rapporti intercorrenti tra la Santa Sede e l’India».

Per contro, un tweet di Modi stesso parla di incontro caloroso. «Ho avuto – aggiunge il premier indianol’opportunità di discutere con lui una vasta gamma di questioni e l’ho anche invitato a visitare l’India». In passato, il Ministero degli Esteri di Nuova Delhi aveva precisato che l’invito era stato fatto già nel 2017, in occasione del viaggio apostolico di Francesco nei vicini Bangladesh e Myanmar che si svolse nei primi mesi dell’anno successivo.

Mentre i quotidiani nazionali hanno pressochè ignorato la notizia dell’incontro fra Modi e il papa o al massimo si sono limitati a riferirne in modo laconico, «molto contento» si è detto, in una dichiarazione ad AsiaNews, il cardinale Oswald Gracias, arcivescovo di Bombay e presidente della Cbci, la Conferenza dei vescovi indiani.

Il cardinale afferma che «l’incontro tra il Primo Ministro Modi e Papa Francesco mostrerà la necessità e l’utilità della collaborazione e si tradurrà in una maggiore comunicazione e collaborazione. Penso che farà bene alla Chiesa cattolica, all’India e allo stesso Primo Ministro Modi. È importante – aggiunge – che la Chiesa e il Governo lavorino insieme. So che questo è anche ciò che vuole il Santo Padre».

Ovviamente Gracias non poteva nascondere la sua soddisfazione per l’invito che il Primo Ministro indiano ha rivolto al papa affinchè visiti il grande Paese asiatico. «Il Santo Padre mi ha sempre detto del suo desiderio di venire. Papa Francesco sarà felice di vedere la fede delle persone e la spiritualità delle persone di altri fedi. La diversità e la cultura di noi indiani toccheranno il cuore del Santo Padre… Questo sarà molto buono per tutti i popoli della nostra amata madrepatria India e il papa sarà accolto da popoli di tutte le fedi».

Non dobbiamo dimenticare che il cardinale di Bombay fa parte del gruppo che affianca il pontefice per le riforme della Chiesa e, in particolare, della Curia Romana ed è considerato, sia pure con la sua attenta discrezione, una delle figure di spicco non solo della Chiesa in Asia, ma di quella universale.

A fronte delle reazioni del porporato indiano, si devono notare anche quelle degli organi ufficiali del Ministero degli Esteri, che sottolinea come papa Francesco abbia accettato l’invito a visitare il Paese, che si definisce come una «democrazia vibrante ed inclusiva dove la comunità cristiana ha da sempre avuto un ruolo importante in ambito politico, cinematografico, finanziario e dell’esercito».

Anche i leaders del controverso gruppo fondamentalista Rashtriya Swayamsevak Sangh (Rss), a cui si ispira il governo Modi, hanno rilasciato dichiarazioni aperte sia all’incontro del leader politico che all’invito esteso al pontefice.

La visita di papa Francesco darebbe senza dubbio un tono particolare al prestigio del Paese, ha affermato il Segretario generale del RSS, Dattatreya Hosable, che ha anche sottolineato come sia più che comprensibile che il Primo Ministro abbia incontrato una autorità a livello mondiale dell’ordine civile ed amministrativo. Ha inoltre fatto notare che l’India da sempre crede nel motto antico di millenni Vasudhaiva Kutumbakam, il mondo è una famiglia.

L’incontro di Modi e papa Francesco e i commenti dei diversi ambienti – cattolico e politico – non possono tuttavia ignorare il fatto che il Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo 2021, pubblicato da Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs), presenta l’India come «il caso più eclatante» di violazione della libertà religiosa (peraltro prevista dall’articolo 25 della Costituzione indiana), sottolineando che sono frequenti i casi anche di violenza anticristiana. La stessa agenzia della Santa Sede, Vatican News, non ha ignorato la questione e nel dare la notizia dell’incontro ha scritto: «In un contesto in cui si registrano anche violenze anti-cristiane, la Conferenza episcopale indiana ha sempre cercato il dialogo con il governo per il bene del Paese».

 

 

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