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Nandino Capovilla, la pericolosità della nonviolenza

di Carlo Cefaloni

- Fonte: Città Nuova

Carlo Cefaloni

Fermato ed espulso da Israele il sacerdote veneziano da sempre attivo per la pace in Palestina. Invito pressante a cessare ogni forma di collaborazione militare con il governo israeliano di fronte alla tragedia di Gaza. L’impegno di Pax Christi

Nandino Capovilla, a destra, in una foto di archivio del 2024 in Palestina. Fonte: Bocche scucite

Nandino Capovilla è un sacerdote veneziano dall’aria sempre allegra e sorridente. Fisico agile e scattante che, in sostanza, non abbandona mai la divisa da boy scout seguendo la massima degli esploratori con il fazzoletto al collo di “lasciare il mondo migliore di come lo si è trovato”.

La sua parrocchia a Marghera, quartiere popolare della “Cita”, è da anni una sorta di consolato permanente delle comunità palestinesi della resistenza nonviolenta, che non vuol dire, come spesso si banalizza, arrendersi al male e all’impunità. Tanto è vero che assieme ad altri ha dato vita ad un sito che già dal nome, “Bocche scucite”, vuole colmare il cono d’ombra osservato da molte fonti di informazione sulle condizioni inaccettabili dei territori palestinesi occupati e le forme di resistenza di coloro che cercano di rispondere al male  senza adottare la massima dell’occhio per occhio e, a maggior ragione, senza giustificare in alcun modo ogni reazione estrema covata nell’odio.

Nandino, lo si chiama così come si fa con gli amici, ti costringe, con la sua stessa presenza, a ricordarti che esiste un modo giusto di vivere. Ha fondato con altri La casa di Amadou a partire dall’ospitalità naturale verso i giovani migranti che avevano bisogno di un collegamento internet e poi per trovare lavoro e una casa. Viene da una famiglia che continua a gestire una falegnameria in mezzo alle strade tortuose e strette e ai canali trafficati di gondole.

Della stirpe di Marco Polo ha la stessa determinazione che ha portato nei secoli i veneziani ad aprire rotte sulla spinta del commercio e del controllo militare, solo che questo strano prete si ostina a costruire, invece, ponti di pace con il Medio Oriente. “Ponti e non muri” è il nome della campagna che porta avanti da anni assieme a Rossana Lignano come espressione di Pax Christi nella promozione di pellegrinaggi di giustizia e solidarietà in Terra Santa. Ci si mette in viaggio per incontrare non solo i luoghi biblici ma le comunità vive di chi li abita, senza adottare l’alibi della complessità che diventa uno scudo per non prendere mai posizione. Ogni viaggio diventa cognizione di storie e volti che non possono lasciare indifferenti.

Pax Christi, tra l’altro, è un movimento cattolico non molto diffuso ma molto attivo e che non chiede un’appartenenza esclusiva. Se ne può far parte senza rinunciare ad altre appartenenze. È un modo di espressione della Chiesa che infatti nomina un vescovo come presidente. Quindi ha tutti i bolli ufficiali e non una frangia estrema mal tollerata. Semmai è un pungolo costante alla stessa comunità di credenti, chiamata a dare attuazione all’annuncio cardine evangelico ripetuto da papa Leone all’inizio del suo pontificato: «La pace di Cristo sia con tutti voi!».

Cosa significa questo annuncio  di fronte alla carneficina in atto a Gaza? Nandino e Betta Tusset se lo sono chiesti dialogando con Andrea De Domenico dell’Ocha, l’ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli Affari Umanitari, per ricostruire una storia da conoscere e approfondire, senza ridurre la questione palestinese a ciò che è accaduto dal 7 ottobre 2023 in poi. Ne è uscito un libro “Sotto il cielo di Gaza che  aiuta a riflettere sulle responsabilità di noi tutti per la tragedia che accade da anni in quella terra che ci ostiniamo a chiamare santa.

Per una regola non scritta, e quindi quanto mai ferrea, le storie di “Bocche scucite” e le iniziative della campagna “Ponti e non muri” sono confinate abitualmente tra le “non notizie”. È il modo preordinato per farle apparire come di qualche antiquata “nicchia” terzomondista. Sono informazioni che non circolano neanche all’interno degli ambienti ecclesiali. Alcuni per timore di esporsi, altri per il peso conseguente alla conoscenza di fatti così gravi che lasciano un senso amaro di impotenza. “Meglio non sapere”. Avviene lo stesso quando si tocca il capitolo delle guerre dimenticate in Africa, con numeri che fanno rabbrividire e indicano responsabilità del sistema di potere internazionale.

Questo velo di rimozione è stato squarciato brevemente dal fatto che don Nandino è stato fermato all’aeroporto di Tel Aviv dalla polizia israeliana e fatto ripartire dopo alcune ore verso la Grecia, facendo poi scalo in Germania per tornare alla fine a Venezia. La dichiarazione di “persona pericolosa per la sicurezza nazionale” lo terrà lontano dalla sua amata Palestina, che non potrà raggiungere neanche dalla Giordania perché Israele controlla tutti i varchi di accesso. Il mancato riconoscimento di uno stato, la sua sovranità limitata e violata continuamente, incide anche su queste “piccole” procedure. Gli altri pellegrini hanno continuato il loro viaggio con il vescovo presidente di Pax Christi Giovanni Ricchiuti e sono arrivati nel villaggio cristiano palestinese di Taibeh, dove, tra l’altro, esiste un gruppo scout gemellato con quello di Marghera.

Capovilla, ad ogni modo, ha goduto della protezione assicurata dalla Farnesina e dal Patriarcato latino di Gerusalemme. Non ha subito trattamenti umilianti durante la fase di attesa prima dell’espulsione e, difatti, ha invitato la stampa a non concentrare l’attenzione sulla sua vicenda ma sulla violenza che si abbatte in maniera implacabile su Gaza e i territori occupati. Lo ha già detto rispondendo a Luca Kocci di Adista a proposito del clamore sull’attacco militare contro l’indifesa parrocchia cattolica di Gaza, che pure ha provocato 3 morti, di fonte ai crimini contro l’umanità in atto contro la popolazione palestinese dell’intera Striscia di Gaza.

Nei locali della parrocchia di Marghera si è tenuta il 13 agosto 2025 una conferenza stampa organizzata da Pax Christi e le altre realtà collegate con Capovilla per ribadire la necessità da parte dell’Italia di rispondere alle violazioni sempre più eclatanti del diritto  internazionale ad opera del governo Netanyahu tramite la rottura di ogni rapporto di fornitura di armi ad Israele.

Don Renato Sacco, voce storica di Pax Christi, ha invitato il ministro della Difesa Guido Crosetto, al momento unico esponente del  governo Meloni a criticare apertamente le distanze dal comportamento di Israele, ad agire di conseguenza fermando ogni collaborazione in campo militare, dato che ancora lo scorso 23 luglio si è tenuto a Roma un incontro operativo tra i dicasteri della Difesa di Roma e Tel Aviv e il nostro Paese è il terzo esportatore di sistemi d’arma verso Israele dopo Stati Uniti e Germania. Quest’ultima sembra orientata a sospendere ogni fornitura militare secondo le dichiarazioni del cancelliere tedesco Merz in ragione del precipitare della situazione a Gaza.

È bene ricordare in tale contesto che anche il fondo sovrano norvegese, tra i maggiori investitori al mondo, ha annunciato di aver dismesso la propria partecipazioni in 11 società strategiche israeliane.

Don Nandino ha invitato tutti a non tacere e ad andare in Palestina al suo posto dichiarando in via preventiva la sua aperta disobbedienza verso le paventate norme proposte dal vice presidente del Consiglio, il leghista Matteo Salvini,  di vietare le manifestazioni pro Palestina come espressione di antisemitismo.

Nel frattempo sempre più voci autorevoli del mondo ebraico a livello internazionale chiedono la rimozione del governo Netanyahu, che è entrato addirittura in rotta di collisione con il capo di stato maggiore della Difesa ed è considerato una minaccia per l’esistenza stessa di Israele.

Il tempo ferragostano in Occidente è un freno alla partecipazione politica e sociale, ma stavolta sembra che non riesca a placare l’indignazione di fronte alla mattanza senza fine che sta avvenendo a Gaza mentre si prepara, nonostante il dissenso dei vertici militari, l’occupazione totale da parte delle truppe israeliane e la deportazione degli abitanti fuori dal loro territorio.

Il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, ha chiesto a tutte le chiese in Italia di pregare incessantemente per la pace e ha annunciato che il 14 agosto si recherà sul luogo dell’eccidio nazista di Marzabotto, legato alla storia della Seconda guerra mondiale in Italia, per invocare la pace e ricordare ad uno ad uno il nome dei bambini israeliani uccisi il 7 ottobre 2023 e dei piccoli palestinesi che stanno morendo sotto l’attacco militare su Gaza.

È in questo quadro che arrivano proposte da più parti delle comunità cristiane oltre alla testimonianza e impegno di don Capovilla. Ad esempio, suor Giovanna, della comunità della piccola famiglia dell’Annunziata di Ma’in vicino al confine della Giordania, ha lanciato la proposta alle religiose e religiosi d recarsi in presidio permanente davanti al Quirinale per chiedere, “con la forza mite della preghiera”, «che il governo italiano interrompa ogni vendita di armi allo stato di Israele e che si rompano i rapporti economici con chi porta avanti un’opera di annientamento». «Se qualcuno avesse un’idea migliore ben venga – afferma la religiosa della comunità fondata da Giuseppe Dossetti –, ma non possiamo cedere alla logica dell’ impotenza, non possiamo tacere».

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