Nada, la bambina che non voleva cantare

Fiction su Rai 1 dedicata a Nada. La regista Costanza Quatriglio costruisce un racconto intimo, un modo per conoscere meglio e apprezzare ancora di più, i suoni e i testi di una preziosa artista ancora piena di energia e della persona bella che c'è dietro.
Nada ,foto Rai

La bambina che non voleva cantare è Nada, la cui infanzia e prima adolescenza sono raccontate in un bel film per la tv in onda questa sera su Rai1, in prima serata. L’ha diretto Costanza Quatriglio, brava regista italiana e già autrice, un paio di anni fa, di un doloroso e toccante lungometraggio per la sala dal titolo Sembra mio figlio, sulla minoranza perseguitata del popolo Hazara.

La finzione, tuttavia, che già in quel film si contaminava di realtà (il ruolo del protagonista era interpretato da un vero rifugiato Hazara, poeta e giornalista) non è l’unica strada espressiva sperimentata nel tempo da Costanza Quatriglio, viste le ripetute esperienze dell’autrice nel cinema documentario. E proprio da un’opera di non fiction, di cinema del reale, prende le mosse in qualche modo questa biografia parziale, delicata e un po’ nostalgica, di un artista importante in sella alla storia della musica leggera italiana del quel 1969 su cui il film atterra, termina la sua corsa: era Sanremo, e il pezzo era Ma che freddo fa, ancora stupendo e per nulla datato, cantato da Nada quando aveva appena sedici anni.

La non fiction da cui parte la regista siciliana é un documentario da lei stessa diretto, presentato al Festival di Locarno nel 2009 con il titolo Il mio cuore umano, costruito a sua volta dal romanzo autobiografico, dal titolo omonimo, scritto poco prima dalla stessa cantautrice livornese, più precisamente di Gabbro, un paesino sopra Livorno. Un luogo semplice, di contadini, di natura, uno spazio intimo nel quale la piccola Nada – questo il vero nome di battesimo di Nada Malanima – stava bene, con la sua timidezza, la sua dolce normalità, la sua sensibilità e la sua famiglia.

Solo che le suore, racconta il film della Quatriglio, si accorsero di questa voce eccezionale e ne parlarono coi genitori, con il padre Gino e con la madre Viviana (Carolina Crescentini), donna incline alla malinconia e alla depressione. Per Nada (nella fiction ben interpretata dalla giovane cantante Tecla Insolia) fu l’inizio di un rapporto conflittuale con quel dono: non era ossessionata dal successo, dalla volontà di fuggire da uno spazio che considerava stretto, angusto, limitato; ma al tempo stesso quell’inaspettato e gravoso viaggio nella musica, la sua avventura in quel mondo tutto nuovo, sembrava regalare un sorriso inaspettato e gradito a sua madre, e allora Nada, ragazzina di poche parole e molti sentimenti, per farla felice andava avanti a colpi di note e acuti. Non senza fatica.

Su questo rapporto non semplice, su questo amore contrastato dal dolore, non scorrevole ma contorto, lavora il racconto godibile e tenero, visivamente piuttosto luminoso, di La bambina che non voleva cantare, condito da atmosfere vintage e capace di omaggiare qua e là la canzone italiana degli anni sessanta con pezzi come Il cielo in una stanza e Io ti darò di più, cantati da Nada nei vari concorsi vissuti come trampolino per tuffarsi, non senza timore, non senza il viso increspato dal dubbio, nel luccicante ambiente della musica e poi nella grande esperienza di Sanremo.

Sempre con un pensiero rivolto a sua madre, restituendo al pubblico quelle parole riempite dal desiderio di alleviare il dolore materno, per dare sorrisi alla sua prima cosa bella ma triste. Poi il successo, i fiori, i giornalisti, e i titoli di coda, un pò come se fosse il pilot, il primo episodio di una serie tv, come già accaduto di recente per la fiction su Alberto Sordi e anche prima per quella su Nino Manfredi, In arte Nino: per evitare la didascalia, per il desiderio, forse, di raccontare albe, cuori umani affannati, sforzi, tensioni, verità comuni a molti, ombre meno conosciute rispetto ai grandi numeri, ai titoli e ai frammenti di esistenza più noti di uomini e donne famose.

Quello su Nada é un racconto intimo, un modo per conoscere meglio e apprezzare ancora di più, i suoni e i testi di una preziosa artista ancora piena di energia e della persona bella che c’è dietro.

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