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Marche, fango e macerie dopo l’alluvione

di Redazione

È salito a 10 il numero di vittime e a 4 i dispersi, per adesso, dopo l’emergenza climatica della notte tra il 15 e il 16 settembre

«Si chiama crisi climatica, non maltempo», ha puntualizza stamattina sul suo profilo Twitter Dario Nardella, sindaco di Firenze, mentre il commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni sottolineava che «Italia e Europa devono prendere sul serio il cambiamento climatico».

Quello che è accaduto tra le Marche e l’Umbria è una vera tragedia. Durante la notte di giovedì 15 settembre si sono registrate forti precipitazioni, circa 400 millimetri, che hanno provocato l’esondazione di fiumi come il Misa e l’allagamento di vari paesi, alcuni dei quali sono rimasti isolati. Tra i più colpiti si trovano il comune di Senigalliese, in provincia di Ancona, e l’Alto Pesarese, al confine con l’Umbria.

I lavori di soccorso da parte dei vigili del fuoco si sono susseguiti durante la notte e le prime ore del mattino. Almeno 10 persone hanno perso la vita e 4 sono ancora disperse. Oggi i comuni si sono svegliati con le macchine capovolte e le strade allagate o invase dal fango, per cui molti cittadini si sono dati da fare per svuotare i negozi che sono stati colpiti dall’alluvione.

I sindaci dei paesi affermano di non aver ricevuto nessuna allerta, e c’è chi definisce la situazione «apocalittica» come Carlo Manfredi, sindaco di Castellone di Suasa, in provincia di Ancona.

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e il presidente del Consiglio Mario Draghi hanno espresso telefonicamente la loro vicinanza alla comunità al presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli.

Foto: Gabriele Moroni/LaPresse

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