Il volto del dio ferito

Bangkok attentato
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Bangkok, ore 10:00 del mattino di domenica 23 Agosto:  mi sono fatto lasciare dal taxi vicino al tempio di Erawan, dove pochi giorni è avvenuto l’attentato. Mentre mi avvicinavo a piedi,  piano piano le mie gambe hanno iniziato a tremare: una senzione provata poche volte nella vita. Ho dovuto fermarmi ed appoggiarmi ad un palo. Ho sentito la paura dentro mentre arrivavo al luogo del terribile attentato. Ho proseguito dopo pochi secondi di sosta e mi sono trovato sopra il cratere della bomba, circondato da centinaia di persone in preghiera: chi piangeva, chi offriva incenso, fiori, chi si nascondeva il viso per la commozione. Ho avuto la forte sensazione come d’essere sulla cima di una montagna, dove tutti vorrebbero essere in questo momento: ho sentito l‘umanità presente in quel punto della terra, in quel luogo dove tanta gente è stata letteralmente smembrata; dove hanno perso la vita anche bambini, gente innocente, immolata dalla follia dell’uomo che non ha più paura, nemmeno di un dio: ho sentito un senso di sacro sotto i miei piedi, sotto quel cratere ormai ricoperto di cemento fresco. Davanti a me, sull’altarino, lui, il dio Brahma, colpito in volto; penso rappresenti ognuno di noi, colpito ‘dentro’ da questo attentato, da questa bomba terribile che s’è presa la vita di tanta gente; s’è presa il futuro di tante famiglie, la gioia di vivere e di voler far felice il mondo.

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