È morta Carla Fracci, prima ballerina per sempre

Oggi a Milano, dopo una lunga malattia, è morta Carla Fracci, stella mondiale della danza. Avrebbe compiuto 85 anni il prossimo 30 agosto. Il ricordo di Liliana Cosi, prima ballerina alla Scala, e di Franz Coriasco, giornalista e autore tv.

Nella sua Milano, la città dove è nata, vissuta, a cui era intimamente legata, se ne è andata dopo una lunga malattia Carla Fracci. Avrebbe compiuto 85 anni il prossimo agosto. Nel 1981 il New York Times la definì prima ballerina assoluta.

Di umili origini, suo padre Luigi aveva partecipato alla campagna di Russia e dopo la guerra divenne tranviere, la mamma Rocca Santina era un’operaia. Altri tempi. Tempi in cui una figlia del popolo come lei non poteva accedere alla Scala di Milano. Tant’è che più per curiosità fece un provino e venne presa. Fu «per caso – ricordò Carla Fracci -, su suggerimento di una coppia di amici dei genitori, che avevano un parente orchestrale alla Scala di Milano. All’inizio non capivo il senso degli esercizi ripetuti, del sacrificio, dell’impegno totale mentale e fisico sino al dito mignolo».

La danza fu la sua scuola di vita, fatta di studio, sacrificio, impegno. L’étoile Liliana Cosi, prima ballerina alla Scala, appena appresa la notizia della sua morte ha pregato per la Fracci: «Ho chiesto a Dio il Paradiso per lei, perché trovi la pienezza della luce, della gioia, della bellezza, quella che ha sempre cercato sulla terra e che ora la trovi al cento per cento».

Le loro carriere, Liliana Cosi è più giovane di 5 anni, sebbene abbiano l’humus comune della formazione alla Scala, presto si separarono e non ci furono molte occasioni di incontro, ma «Carla Fracci resta un esempio di danza “sana”, non ricercata, senza secondi fini, basata sulla preparazione, sull’assiduo lavoro: se non avesse avuto queste radici sulla roccia la sua carriera non sarebbe durata così a lungo».

Franz Coriasco, giornalista e autore tv, ha lavorato con lei nel corso di alcuni programmi per la Rai, ricorda che «la sua preoccupazione principale era di non strafare e allo stesso tempo di dare il suo timbro: l’eleganza in tutti gli aspetti nel vestirsi, nel parlare, nel muoversi. Avevi sempre l’impressione di trovarti davanti a una vera signora».

L’umiltà era un’altra sua caratteristica, perché un vero artista sa che la sua arte è sempre frutto di talento e sacrificio e «in lei – aggiunge Coriasco – si notava la consapevolezza che era partita dal basso, in un tempo in cui l’Italia dava effettivamente la possibilità ai suoi talenti di crescere e di capire se ci fosse stoffa sufficiente per investirci una vita».

La carriera di Carla Fracci si snoda tra il London Festival Ballet, il Royal Ballet, lo Stuttgart Ballet, il Royal Swedish Ballet. Dal 1967 diventa artista ospite dell’American Ballet Theatre. Dagli anni ’80 diresse il corpo di ballo del San Carlo, poi dell’Arena di Verona, infine dell’Opera di Roma, fino al 2010.

Le sue migliori interpretazioni sono legate ai ruoli romantici: «L’ho apprezzata molto – sottolinea Liliana Cosi – in Giselle, la Sylphide, Romeo e Giulietta, Francesca da Rimini perché aveva una carica drammatica. In lei la tecnica governava il talento. Un musicista disse che il talento senza il lavoro è come un fiume senza argini, si disperde sul terreno e fa del danno invece che del bene. Il talento va incanalato con lo studio, l’applicazione costante. Lei lo ha fatto e il suo lavoro ha reso. Questa è la sua eredità: un lavoro fatto bene, un’espressione artistica portata avanti con serietà e talento. Una disciplina seria».

«Lascia l’eredità – secondo Franz Coriasco – di un approccio totalitario alla danza. Poi insisteva molto sull’educazione. Non solo aiutare le nuove generazioni a conoscere e capire la danza, ma trasmettere come priorità i valori etici su cui orientare la vita, tra cui il senso del sacrificio. Altrimenti non vai avanti e molli».

Ha ballato con i più grandi ballerini del suo tempo: Rudolf Nureyev, Vladimir Vasiliev, Henning Kronstam, Mikhail Baryshnikov, Amedeo

Amodio, Paolo Bortoluzzi. Eugenio Montale, nel 1973 le dedicò una poesia, La danzatrice stanca, in cui leggiamo: «Poi potrai rimettere le ali non più nubecola celeste ma terrestre e non è detto che il cielo se ne accorga basta che uno stupisca che il tuo fiore si rincarna si meraviglia».

Il presidente Sergio Mattarella così la ricorda: «Carla Fracci ha onorato, con la sua eleganza e il suo impegno artistico, frutto di intenso lavoro, il nostro Paese. Esprimo le più sentite condoglianze ai familiari e al mondo della danza, che perde oggi un prezioso e indimenticabile riferimento». Sottolinea anche «le straordinarie doti artistiche e umane, che hanno fatto di lei una delle più grandi ballerine classiche dei nostri tempi a livello internazionale».

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