Montevideo senza acqua potabile

A Montevideo, la capitale dell’Uruguay, è arrivato il Giorno Zero Acqua: è la prima capitale mondiale a rimanere senza acqua potabile. Dopo tre anni di siccità e in assenza di una pianificazione adeguata, dai rubinetti dell’area metropolitana (1,7 milioni di abitanti) esce un liquido trasparente ma imbevibile per eccesso di sale.
Acqua bene comune Foto Vincenzo Livieri - LaPresse

«Caffè con acqua dolce!» gridano i venditori nei mercati e negli stadi di Montevideo. «Ti auguro acqua potabile», si legge sulla parete della galleria di un transitata arteria cittadina. Come si è giunti alla peggiore crisi idrica della storia di un Paese ricco del “liquido della vita”, il primo al mondo che ha sancito nella sua Costituzione il diritto all’accesso universale e inalienabile all’acqua potabile?

La colpa è della “Niña”, che si difende accusando il “Niño”, nomi che sottintendendo il carattere “discolo” di questi “bambini”. Si tratta di fenomeni meteorologici estremi verificatisi nell’area atlantica occidentale, ma che non bastano a nascondere le responsabilità degli esseri umani. E stiamo parlando di un Paese, l’Uruguay, che certi Nostradamus indicano come uno degli scenari principali delle future “guerre dell’acqua”. Nonostante si trovi (almeno in parte) sulla falda acquifera guaranì, il maggiore serbatoio d’acqua sudamericano, e terzo a livello planetario.

Quasi tre anni praticamente senza pioggia, uniti a temperature estive “sahariane” hanno prosciugato la principale fonte di acqua potabile di Montevideo e del suo hinterland. Il bacino artificiale di Paso Severino è sotto il 2 per cento della sua capacità. Ovvero: nelle tubature di Montevideo e dintorni (dove vive oltre la metà dei 3,5 milioni degli abitanti dell’Uruguay) c’è acqua solo per due giorni. Il dato peggiore dei 74 anni, da quando esiste un registro per monitorare e riserve idriche.

Per questo, da mesi le autorità hanno aumentato il livello di tolleranza legale del cloruro di sodio ed hanno cominciato ad immettere nella rete idrica acqua salata del Rio de la Plata, il gigantesco estuario dei fiumi Uruguay e Paranà dove il mare spesso si avventura. Alle stelle quindi il consumo e il costo di bottiglie, taniche e bottigliette, ora sussidiate dallo Stato e distribuite gratuitamente alla popolazione vulnerabile. Chi ha patologie renali o cardiache o è affetto da cirrosi, così come le donne incinte, se beve acqua del rubinetto lo fa a proprio rischio e pericolo.

«Incide il cambiamento climatico perché aumentano i suoi effetti estremi» , ha detto alla Cnn il biologo e ricercatore del Centro Latinoamericano di Ecologia Sociale, Eduardo Gudynas, che ha avvertito del pericolo di usare i cambiamenti climatici come  «pretesto per non aver risposto in modo adeguato a questa crisi».

Oltre all’insufficienza delle misure prese dall’attuale governo all’aggravarsi della situazione, a partire dall’ottobre scorso (primavera australe), l’esperto denuncia «almeno 25 anni» di mancate risposte agli allarmi degli addetti ai lavori e di omissioni nella realizzazione di opere pubbliche indispensabili. L’ha ammesso anche l’ex presidente “Pepe” Mujica: «Abbiamo dormito», ha detto riferendosi alla ipotizzata e non realizzata costruzione della diga di Casupá, complementare a quella di Paso Severino, consigliata sin dal 1970. «C’era il progetto pronto nel 2019. Ma quando occorre agire d’urgenza i costi sono elevatissimi. Ora si deve affrontare un errore strategico, che si trascina da molti anni: l’area della capitale dipende da una sola fonte».

Il governo del presidente Luis Lacalle Pou confidava nelle consuete abbondanti piogge stagionali, che non sono arrivate. Il sottosegretario all’Ambiente, Gerardo Amarilla, ha riconosciuto che i lavori per immettere acqua da un altro fiume sono saltati perché si pensava ad una siccità temporanea, e si sono solo elevati gli standard ambientali della rete idrica e attivate misure di razionalizzazione legate all’uso agroindustriale e all’allevamento.

Grazie a questo, i rubinetti non sono mai rimasti all’asciutto, ma la potabilità è diminuita. Sodio e cloruro sono quasi al triplo dei livelli consentiti normalmente, senza contare la maggiore presenza dei dannosi trialometani. Secondo il ministero della Salute, oggi possono bere dal rubinetto senza limitazioni solo gli adulti sani e minori di 60 anni, ad eccezione delle donne incinte.

Dopo l’emergenza idrica dichiarata il 19 giugno, il governo sta costruendo una diga-bacino temporanea, potabilizza acqua da un altro fiume grazie ad una nuova condotta e scava pozzi in un parco cittadino.

Gli esperti, come Gudynas, puntano il dito sulla mancanza di previsione. Alla diga di Casupá, l’attuale governo ha preferito la proposta di un gruppo di investitori per realizzare un nuovo stabilimento potabilizzatore delle acque del Rio de la Plata. Impianto che però è molto lontano dall’essere completato.

In un Paese culturalmente abituato alle polemiche, quella sulla potabilità dell’acqua e sulla mancanza di manutenzione delle tubazioni e sulle relative responsabilità politiche, si è aggiunta a quella sull’opportunità di realizzare il bacino artificiale di Casupá oppure scegliere la potabilizzazione di una risorsa immensa come l’estuario più ampio del pianeta. La scelta del presidente Lacalle Pou non esclude comunque di ricorrere anche al progetto Casupá. Il direttore dell’ente statale delle Opere Sanitarie e Idriche consiglia di realizzarli entrambi.

Intanto a Pueblo Olivera, località settentrionale di 200 abitanti, maestre e alunni di una piccola scuola di campagna hanno risolto il problema delle malattie gastrointestinali croniche dei bambini del posto imparando a gestire da soli i livelli di cloro. Lo hanno fatto grazie all’aiuto della migliore università nazionale e al virtuoso Plan Ceibal nazionale di accesso universale al digitale online per tutti i bambini del Paese. Risorse locali, interdipendenti e “genuine” integrate. «Dev’essere orribile avere problemi di acqua salata -, dice alla Bbc Zully Godoy, la presidente della commissione dei genitori della scuola -.Poveretti i montevideani, che sono senz’acqua. Sta a noi prenderci cura di quella che abbiamo».

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