Mondiali indoor, Jacobs torna a incantare

A meno di un anno dalla medaglia d’oro alle Olimpiadi di Tokyo nei 100 metri, Marcell Jacobs batte il record europeo nei 60 metri piani ai Mondiali indoor a Belgrado.
(AP Photo/Petr David Josek)

A meno di un anno dalla medaglia d’oro alle Olimpiadi nei 100 metri, Marcell Jacobs torna a incantare le platee di tutto il mondo con un altro record. A stupire gli appassionati di atletica leggera è il suo nuovo record europeo nei 60 metri piani, conseguito ai Mondiali indoor di Belgrado. 6 secondi e 41 per consacrare ancora l’atleta azzurro come il migliore di sempre nel nostro paese sul piano della velocità di punta su brevi distanze e non solo. Suona ancora l’inno di Mameli, a Belgrado come a Tokyo, in Serbia come a Torun. È il 2022 ma sembra il 2021 perché nella velocità comanda sempre lui: Marcell Jacobs, re del mondo nello sprint, attualmente tra i volti più rappresentativi dell’atletica globale. «Sul podio ho tirato un sospiro di sollievo – le sue parole – come a dire ce l’hai fatta di nuovo, sei stato bravo, hai retto la pressione, le aspettative degli altri e le mie, quindi siamo riusciti a coronare di nuovo questo grande sogno, ora ce ne sono altri due in programma». Per la cronaca: i Mondiali di Eugene a luglio, Europei di Monaco di Baviera ad agosto.

(AP Photo/Petr David Josek)

Anche se alla Stark Arena di Belgrado ha battuto di soli tre millesimi lo statunitense Christian Coleman, primatista mondiale della distanza con 6 secondi e 34. Classe ’94, Jacobs diventa così il quarto corridore di sempre più veloce di sempre sui 60 metri indoor. Prima di lui, solo tre americani, tra cui proprio Christian Coleman, Maurice Green, con 6 secondi e 39, e Ronnie Baker, con 6 secondi e 40. «Bisogna sempre dimostrare di essere i più forti quando conta – ha affermato orgoglioso a fine gara. – Era veramente importante confermarsi e far capire che Tokyo non è stata un caso bensì il frutto dell’impegno di tanti anni e della dedizione», ha sottolineato, soffermandosi sul grande lavoro «anche a livello mentale» fatto per raggiungere il nuovo traguardo e aggiungendo di non amare particolarmente i 60 metri: «Li faccio per migliorare la prima parte di gara dei 100 metri».

C’era del marcio, ma in chi lo ipotizzava
È una vittoria che non solo aggiunge blasone ad un atleta portentoso, ma anche la conferma di un anno di performance straordinarie fatte solo di sudore, determinazione e forza mentale, senza quelle ombre di aiuti esterni fatti di doping che hanno non di rado poi offuscato più di una volta nella storia dell’altra velocità. Proprio un mese fa, erano stati resi noti i risultati delle analisi effettuate sugli atleti olimpionici impegnati in Giappone. Ebbene, la vittoria di Jacobs nei 100 metri piani, la cosiddetta gara dei “figli del vento”, e il successo della staffetta 4×100 italiana insieme a Lorenzo Patta, Fausto Desalu e Filippo Tortu, erano stati confermati come due risultati dirompenti, “puliti” e leggendari. Nessuno immaginava che la generazione di sprinter azzurri potesse competere a questo livello da protagonista assoluta.

(AP Photo/Darko Vojinovic)

«Stiamo vincendo l’oro… oh no… l’Italia» era stato il commento sul rush finale del collega inglese in telecronaca sulla 4×100: indimenticabile, sull’onda di quel centesimo decisivo. (37″51 il tempo inglese rispetto al 37″50 degli avversari azzurri). Eppure non abbiamo dimenticato come, a cominciare dai tabloid d’Oltremanica, quei prodigi atletici vennero messi in discussione alimentando il sospetto che dietro ci fosse “dell’altro” di non lecito. Invece, ironia della sorte, proprio Chijindu Ujah, uno dei quattro contendenti britannici, è stato trovato positivo al doping, portando al ritiro della medaglia. C’era del marcio insomma, ma non nel quartetto azzurro, bensì nella selezione inglese, secondo quanto sancito dal Tribunale Arbitrale dello Sport.

Jacobs da leggenda
«È fantastico sentire di nuovo l’inno italiano e cantarlo sul podio. È qualcosa di magnifico e spero di farvelo ascoltare tantissime altre volte» ha proseguito invece, cosa ben più importante, dopo il successo l’azzurro delle Fiamme Oro che di fatto, in dodici mesi, al fianco di coach Paolo Camossi, si è laureato campione olimpico (100 e 4×100), mondiale (60) ed europeo (60), diventando anche primatista continentale dei 100 (9.80) e dei 60 (6.41). Un altro dato statistico da sottolineare riguarda il fatto che solo due sprinter prima Jacobs hanno detenuto in contemporanea i due record europei: il polacco Marian Woronin, per un anno e mezzo tra il 1987 e il 1988, e il britannico Linford Christie, dal ’90 al ’99. Ma ventitré anni dopo, l’unico padrone è il nostro mitico Marcell Jacobs.

I più letti della settimana

Chiara D’Urbano nella APP di CN

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons