Moïse et Pharaon

Musica di G. Rossini. Roma, Teatro dell’Opera.
Moise et Pharaon

Il 26 marzo 1827 i quattro atti dell’opera-oratorio andavano trionfalmente in scena all’Opéra di Parigi. Rossini non era lieto. Sua madre era morta da pochi giorni, e la depressione di cui iniziava a soffrire, incombeva. Ma aveva composto un capolavoro. Lo riconferma l’edizione romana, in cui Riccardo Muti, lavorando di cesello sull’orchestra, i cantanti e il coro – insieme all’allestimento di Pier’Alli, ricco di videoproiezioni visionarie –, ha ricreato la bellezza di una musica che descrive il conflitto Mosè-Faraone come un affresco corale grandioso: il Dio implacabile degli ebrei è sopra le storie d’amore degli uomini, vince sull’ambiguità del re egizio.

 

I recitativi scultorei, le preghiere di una religiosità autentica – la celebre Dal tuo stellato soglio –, i duetti melodiosi, trasportano in un mondo di epica spiritualità, con una orchestra raffinata: Muti fa brillare il colore di ogni singolo strumento. Ildar Abdrazakov, basso dalla voce plastica è un Mosè impetuoso; nel cast emergono Juan Francisco Gatell, Sonia Ganassi e Nicola Alaimo. Potente il coro. Rossini (e Muti) dà nuova linfa al teatro romano.

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