Mobilitazione per salvare il lago Ciad

La conferenza per salvare lo specchio d’acqua ormai ridotto a poca cosa si è svolta ad Abuja, in Nigeria. Si spera possa rinascere con la cooperazione tra i Paesi che ne beneficiano.

La capitale nigeriana ha ospitato una conferenza internazionale ad alto livello sul lago Ciad. I forti impegni della “Dichiarazione di Abuja” sono stati presi per salvare urgentemente questo luogo, che si sta trasformando in una tragedia ecologica per l’Africa.

Diversi donatori e non poche organizzazioni non governative hanno preso parte ai lavori ad Abuja, dal 28 febbraio al 1° marzo, per giungere alla creazione di un “Fondo per il Lago Ciad” da 50 miliardi di dollari per il salvataggio dello specchio d’acqua. Per i Paesi rivieraschi è addirittura una sfida strategica per le questioni socioeconomiche e di sicurezza che caratterizzano tale sotto-regione del continente.

L’incontro, organizzato in collaborazione con l’Unesco e la Banca africana di sviluppo (Adb), ha registrato la presenza dei presidenti degli Stati che hanno un confine comune con il lago Ciad, e cioè Muhammadu Buhari della Nigeria, Mahamadou Issoufou del Niger, Idriss Deby del Ciad, Ali Bongo del Gabon, Ondingba Faustin Touadera della Repubblica centrafricana e Philemon Yang, primo ministro del Camerun in rappresentanza del presidente Paul Biya. Alla conferenza erano presenti anche organizzazioni internazionali tra cui l’Onu,  l’Unione africana, l’Unione europea, la Banca mondiale, la Banca per lo sviluppo islamico, con lo scopo dichiarato di «ripristinare l’ecosistema originario del bacino del lago Ciad».

Lo ricordiamo: l’area del Lago Ciad è passata dai 25 mila km2 del 1960 ai 2.500 km2 del 2010, cioè dieci volte meno della sua area originale. Un vero disastro naturale e climatico che sfida l’Africa e il mondo. Il bacino del lago Ciad è un’importante fonte di acqua dolce che sostiene oltre 40 milioni di persone in Camerun, Niger, Nigeria, Repubblica centrafricana e Ciad. In mezzo secolo, la pioggia è diminuita e la riduzione del lago ha avuto un notevole impatto sugli ecosistemi e sull’economia della sotto-regione.

Per il presidente nigeriano Muhammadu Buhari, il bacino del lago Ciad, che una volta era «un’oasi nel deserto», è ormai rimasto solo un deserto, con conseguenze che minacciano la stabilità della regione. Secondo il presidente nigeriano Issoufou Mahamadou, «dobbiamo salvare il lago Ciad per evitare un immane disastro per la fauna e la flora locali». Ali Bongo Ondimba, da parte sua, nel discorso ha annunciato due contributi del Gabon: l’istituzione di un sistema di monitoraggio del lago Ciad e del paesaggio circostante, che sarà gestito dall’Agenzia del Gabon di studi e osservazioni spaziali, e la mobilitazione di risorse tecniche e finanziarie per l’African Adaptation Initiative.

 

Come previsto, è stato riattivato il programma ambizioso di trasferire l’acqua da tante fonti verso il bacino, un progetto enorme già elaborato diversi anni fa; in particolare si riabiliterebbe il lago Ciad con trasferimento di masse d’acqua dal bacino del Congo al fiume Oubangui, e poi fino al fiume Chari, che alimenta direttamente il lago Ciad. Per far questo, dovrebbe essere scavato, secondo la vecchia versione del progetto, un canale di circa 2.500 chilometri di lunghezza per un costo stimato di 15 miliardi di dollari.

 

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