Mistero doloroso

Anna Maria Ortese - Adelphi
Anna Maria Ortese

Quando nel 1998 Anna Maria Ortese ci lasciò, aveva da poco consegnato all’editore la terza stesura del suo romanzo più amato, a cui aveva lavorato tutta la vita: Il porto di Toledo. Un libro dal quale non si può prescindere se si vuole entrare nell’intera e complessa poetica della Ortese, segnata soprattutto da una perdita, quella che lei chiama «il lutto adolescenziale» e da cui deriva ogni dolore della vita. È questo lutto a determinare le trafitture dell’anima per ogni mancanza di bene, luce, bellezza o amore, e continuerà a far sentire il suo grido innocente per l’eternità. Tema che lei riprenderà nella stagione ultima della sua esistenza, scrivendo lo straordinario Il cardillo addolorato.

 

Ma oggi, con sorpresa, dalle sue carte custodite nel Fondo Ortese dell’archivio di Stato di Napoli, fuoriesce un plico di 27 fogli dattiloscritti, senza data, dal titolo Mistero doloroso, che l’Adelphi pubblica con un saggio di presentazione, lucido e intenso, di Monica Farnetti.

Un racconto struggente, amaro e tenero, che dona pagine di pura poesia, dove la fantasia e il sogno si impadroniscono della realtà per proiettarla in un’aura magica. «La vita, non è materia ma respiro, sogno e visione» e, in quanto tale, non può essere sottoposta a quel consenso universale che è mercificazione.

 

Ancora una volta la Ortese coglie il senso più profondo dell’esistenza che trova pace solo nella morte, «dove tristezza e paura non ci sono più» e dove il mistero è pienamente svelato.

 

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