Minori in carcere

In Ciudad Nueva dell'Uruguay troviamo la storia di Padre Mateo Mendez, direttore del carcere minorile della capitale, costretto alle dimissioni.
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Lo scorso 26 febbraio padre Matteo Méndez, salesiano, direttore dell’Istituto tecnico per la riabilitazione giovanile (Interij), una sede tra le più difficili e controverse dell’Istituto del bambino e dell’adolescente (Inau), ha annunciato le sue dimissioni irrevocabili dal suo incarico che gli era stato conferito dal presidente della Repubblica dell’Uruguay Tabaré Vázquez. L’istituto era ormai nel caos più totale e non svolgeva il compito che aveva assegnato: la riabilitazione dei minori che infrangono la legge. Ma perché padre Méndez e la sua équipe hanno fallito? Di chi è la responsabilità? La settimana precedente la drastica decisione, erano fuggiti venti ragazzi dalla colonia Berro, il più importante e problematico carcere minorile di Montevideo e vi erano stati vari ammutinamenti. Il sindacato dei funzionari del carcere aveva minacciato di consegnare le chiavi della prigione e lasciare i loro posti considerando le condizioni di lavoro insostenibile. La situazione è diventata caotica e insostenibile tanto da portare alle dimissioni del direttore.

L’istituto – ha dichiarato polemicamente padre Méndez – ha molti malati, qualcosa di perverso e molta corruzione. Resta il rammarico per il prezioso lavoro da lui svolto perché ha dimostrato che si può lavorare con frutto alla riabilitazione dei minori. Sotto la sua gestione, dallo scorso 5 agosto, sono stati allontanati per maltrattamenti fisici sui ragazzi diversi funzionari del carcere, sono migliorate le strutture edilizie e l’assistenza sanitaria. Inoltre il 93 per cento dei ragazzi ha completato la scuola elementare e sono stati riassunti gli insegnanti della scuola media. La decisione di padre Méndez ha sollevato le critiche del governo e dell’opposizione, per strumentalizzazione politica, essendo in piena campagna elettorale.

Con le sue dimissioni, amplificate dall’ampio sostegno popolare di cui godeva, il salesiano ha alzato i toni della protesta, in contrasto con il suo consueto carattere sereno, contro le pratiche corporativistiche a beneficio di gruppi o singoli che invece dovrebbero svolgere un delicato compito per la società. Padre Méndez e la sua équipe sono stati dei martiri, nel senso più autentico della parola, dei testimoni autentici dei valori cristiani e umani. Il loro esempio, in una società laica e secolare, come quella dell’Uruguay, è un importante contributo per la costruzione di un Paese che ha bisogno di unire tutti gli uomini di buona volontà.

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