Ministri nella bufera

Dopo Alfano per il caso Shalabayeva, Josepha Idem per la vicenda Ici, la Cancellieri e le sue telefonate con i Ligresti, ora è al centro delle polemiche Nunzia Di Girolamo, a capo del dicastero per le Politiche agricole. Sempre più urgente un codice etico, anche in politica
Camera ardente per Arnoldo Foà

A fine maggio 2013 esplode il caso kazako, con il rimpatrio di Alma Shalabayeva, moglie del dissidente Ablyazov, e della loro figlia. Il capo di Gabinetto del Viminale, Giuseppe Procaccini, si dimette. Sel e M5S presentano una mozione di sfiducia nei confronti del ministro dell’Interno Angelino Alfano che, nella relazione tenuta in Parlamento, dichiara come il rimpatrio sia avvenuto senza ragguagliare gli esponenti del governo, che quindi sarebbero stati all’oscuro dei fatti. La mozione non passa in Senato.

Poco meno di un mese dopo, un nuovo caso. Josepha Idem, ministro per le Pari opportunità, lo Sport e le politiche giovanili, finisce alla ribalta dell’opinione pubblica per aver trasferito la sua residenza in una casa nella quale non abitava e dove invece aveva una palestra priva di autorizzazioni, al fine, secondo le accuse, di non pagare l’Ici. In una conferenza stampa si dichiara pronta a pagare per eventuali errori. Il 24 giugno ha rassegnato le dimissioni dall'incarico ministeriale.

Nel mese di novembre è il ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, a finire al centro di forti polemiche per aver esercitato, secondo le accuse, pressioni politiche sul DAP (l’organo di amministrazione penitenziaria), al fine di favorire la scarcerazione di una detenuta eccellente, figlia dell'amico di vecchia data Salvatore Ligresti. La vicenda nasce dalla pubblicazione di alcune telefonate, portando alcune forze politiche a chiederne le dimissioni. Il M5S presenta una mozione di sfiducia individuale. Il Guardasigilli giustifica i suoi atti affermando di aver agito per scopi meramente umanitari. La mozione viene bocciata alla Camera.

Tocca infine al ministro per le Politiche agricole, Nunzia Di Girolamo, finita nell’occhio del ciclone per accuse legate a una vicenda relativa all’Asl di Benevento e agli appalti per la gestione del 118. In un'aula della Camera desolatamente semivuota ha riferito ieri, dichiarando di non aver mai abusato della sua posizione e di essere vittima di un complotto. I cinquestelle chiedono che venga messa immediatamente in calendario la mozione di sfiducia presentata dal loro Movimento.

Dopo il discorso della Di Girolamo, il presidente del Pd, Gianni Cuperlo, ha sottolineato come la questione non sia un tema solo giudiziario, ma anche politico, perché «c’è una dimensione della politica che non si può scaricare su quella giudiziaria».

Appare, infatti, doveroso chiedersi se, nell’esercizio di un mandato pubblico, oltre al rispetto delle leggi non debba anche osservarsi un codice etico, astenendosi da comportamenti quantomeno inopportuni ancorché non penalmente rilevanti.

«La moglie di Cesare deve essere al di sopra di ogni sospetto». È ancora di stretta attualità questo detto molto diffuso nell'antica Roma e riferito da Plutarco.

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