Migranti, nuove norme e nuove tragedie

La premier Giorgia Meloni, in piazza del Popolo per la festa del decennale di Fratelli d’Italia, annuncia le nuove regole in materia di migrazioni. Il decreto è già pronto e punta a dare una stretta alle attività delle navi Ong. Intanto, a Lampedusa, si consuma l’ennesimo dramma: il naufragio di un’imbarcazione carica di migranti. Morta una bimba di due anni
Migranti
Giorgia Meloni parla alla manifestazione per il decennale di Fratelli d'Italia (Foto Roberto Monaldo / LaPresse 17-12-2022 Roma)

La nuova linea di Giorgia Meloni sui migranti: la premier del governo italiano non indietreggia. Sul tema la priorità è la difesa dei confini esterni dell’Unione Europea. Se fino a qualche tempo fa si parlava di difesa dei confini italiani, ora Meloni chiama a raccolta anche gli altri partner europei. E invita tutti alla “difesa dei confini”: un tema caro al popolo della destra, che spesso ha visto l’Italia in antitesi ad altri stati dell’Unione Europea.

Per Meloni gli stati europei devono essere partner e tutti insieme si dovrà guardare verso il mare, avendo come priorità la difesa e la necessità di frenare, di arginare le migrazioni dei popoli che guardano all’Europa come possibile meta dei loro spostamenti.

«Credo che la soluzione non vada trovata nei ricollocamenti, ma nella comune difesa dei confini esterni dell’Unione europea – ha detto la presidente del Consiglio – e se il Consiglio europeo ha deliberato che il tema preminente della prossima riunione sarà dedicato alle rotte migratorie e alla difesa dei confini esterni è perché l’Italia ha alzato la testa e ha chiesto che si parli di questo problema». Inoltre ha precisato: «L’Italia deve avere gli stessi diritti degli altri e credo che la soluzione ai flussi migratori vada trovata nell’impegno comune per la difesa esterna dei confini europei».

Il palcoscenico è quello della festa nazionale di Fratelli d’Italia, la festa del decennale che domenica scorsa ha riunito il “popolo della destra”, che sta vivendo momenti di particolare euforia per un risultato elettorale che dieci anni fa nessuno avrebbe potuto immaginare.

Una maxi convention, una festa di popolo, all’insegna dello slogan «10 anni di amore per l’Italia». E dal palco ha affermato: «Questi 10 anni sono una scommessa vinta».

Quello che si è radunato domenica a piazza del Popolo, a Roma, è un popolo molto sensibile ai temi della difesa dei confini, del «sacro suolo» e della patria.

Ma Meloni è andata oltre. Ha lanciato qualche frecciata nei confronti del presidente francese Emmanuel Macron. «È curiosa la reazione francese di fronte alla prima nave di una ong che sbarcava in Francia, 230 persone a fronte di 94.000 che sono arrivate da noi dall’inizio dell’anno».

Ma ha anche evitato di esasperare gli animi. Sul tema dello scontro con Macron aveva detto: «Mica siamo alle elementari: io faccio il presidente del Consiglio e Macron il presidente francese. Le dinamiche sono un po’ meno personali e più politiche. Italia e Francia stanno difendendo il loro interesse, consapevoli che poi si deve trovare una soluzione».

Una veste più statalista quella assunta da Meloni che sembra aver trovato il giusto equilibrio tra la necessità di perseguire le politiche antimigratorie care alla destra e quella di evitare, al contempo, di esasperare i toni a livello europeo creando reazioni avverse come è accaduto quando, in altri tempi, sono state bloccate le navi cariche di migranti impedendo l’approdo nei porti.

Meloni, invece, tranne rare eccezioni concede l’approdo nei porti, ma ormai le mete non sono più quelle agevoli di Catania, Pozzallo, Porto Empedocle e Augusta. Salerno e Livorno sono alcune delle mete indicate più di recente. Un caso? Forse è un modo voluto per non spianare la strada a tanti approdi. Per raggiungere Livorno i costi aumentano e la nave di salvataggio si allontana dall’area interessata dalle rotte, dove spesso, dopo i primi salvataggi, si continua a rimanere in attesa di altri possibili trasbordi.

Le novità più importanti si preparano con un decreto. Il Governo sta preparando un nuovo codice di condotta per le ong. Cambiano i meccanismi giuridici dell’accoglienza: la nave che effettua il salvataggio dovrà subito chiedere se il migrante vuole la protezione internazionale. In tal caso, dovrebbe essere lo stato di bandiera a farsi carico dell’accoglienza del migrante. Se invece si tratta di un intervento in area Sar, cioè quella di competenza dello stato dove è obbligatorio che le navi italiane prestino soccorso, il governo individua un nuovo obbligo: i soccorritori dovranno chiedere subito un’area di sbarco e dirigersi verso quel porto senza indugio, senza restare in mare in attesa di altri possibili soccorsi.

Questa nuova norma dovrà essere approvata dal Parlamento. Il governo attuale ha il sostegno di una solida maggioranza e non dovrebbe avere problemi. Ma per quanto riguarda la norma sull’eventuale richiesta di protezione da effettuare già a bordo, essa dovrà essere oggetto di trattative a livello europeo e la sua attuazione, al momento, appare niente affatto facile.

L’Italia è comunque decisa a mostrare i muscoli: «Chi viola le norme incorrerà prima in sanzioni amministrative, poi se reitera anche in fermi amministrativi, fino alla confisca delle navi da parte dei prefetti» ha chiarito il sottosegretario all’Interno, Nicola Molteni.

Ma non ci sono solo le leggi da considerare. La cronaca quotidiana registra che ieri è morta una bimba di due anni, che si trovava sull’imbarcazione con 43 migranti che è naufragata a dieci miglia da Lampedusa. La piccola è stata trasportata al Poliambulatorio di Lampedusa e intubata: aveva sintomi da annegamento, ma pare sia morta soprattutto a causa dell’ipotermia. Un altro bimbo nelle stesse condizioni, invece, è stato salvato. Il suo piccolo cuore ce l’ha fatta.

È la cronaca quotidiana: mentre cambiano o si accingono a cambiare le leggi che in Italia hanno finora regolato questa materia controversa, gli sbarchi che non si fermano.

La vita e la storia di tanti uomini e donne disperati in fuga, interseca la storia degli Stati dell’Unione europea che, anche su questo tema come in altri, faticano a trovare soluzioni condivise.

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