Migranti, muore un neonato di 20 giorni

La tragedia si è consumata su un barchino che trasportava dalla Tunisia a Lampedusa 36 persone. Il bimbo, che aveva problemi respiratori e che i genitori volevano far curare in Italia, è morto forese per ipotermia. Il sindaco di Lampedusa scrive a Meloni e Piantedosi. La nave Ocean Viking verso la Francia
Migrants at sea (AP Photo/Massimo Di Nonno)

Non ce l’ha fatta. Era nato da pochi giorni e la traversata in mare, sottoposto alle intemperie, non gli ha consentito di sopravvivere.

È morto così un bimbo, un neonato di appena venti giorni, giunto cadavere al porto di Lampedusa. Era a bordo di un barchino, con un gruppo di migranti che era partito alle 4 del mattino dalle coste libiche. Con il bimbo c’era la madre, diciannovenne, il padre, invece, era rimasto in Tunisia. Pare che il bimbo soffrisse di disturbi respiratori ed i genitori avevano sperato di farlo curare in Italia.

Un “viaggio della speranza”, quindi. Che per chi vive in Europa prevede un biglietto aereo ed un volo di poche ore; per chi nasce in Africa le scelte, purtroppo obbligate, possono essere diverse.

Ieri, al Molo Favaloro, una piccola bara bianca attendeva il piccolo. Un medico ha ispezionato il corpicino. L’ispezione cadaverica ha riscontrato che non c’erano segni di violenza. Potrebbe essere morto per ipotermia. Anche la Procura di Agrigento è stata informata.  La mamma si torva nel centro di contrada Imbriacola, dove ci sono più di 1000 migranti, ancora una volta al collasso. Alcuni verranno trasferiti con il traghetto per Porto Empedocle.

I migranti continuano ad arrivare a Lampedusa. Su imbarcazioni diverse ne sono arrivati 31, 51 e 36: su quest’ultima c’era la salma del neonato. Poco prima di mezzanotte sono arrivate 28 persone. I militari della Guardia di Finanza li hanno trovati a cala Francese: provenivano da Costa d’Avorio, Burkina Faso, Guinea, Camerun e Nigeria. Erano arrivati da soli, con un barchino.

Tra coloro che sono arrivati, con varie imbarcazioni, anche un bambino di quattro anni. Era caduto in mare, ma lo hanno salvato. Lui ce l’ha fatta.

Il sindaco di Lampedusa, Filippo Mannino, eletto nel giugno scorso, ha scritto alla premier Giorgia Meloni ed al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi chiedendo un incontro urgente. Mannino, eletto da una lista civica con il sostegno della Lega, parla di un «bollettino di guerra quotidiano» e denuncia l’indifferenza dell’Europa. «Il nostro comune – spiega – non può sopportare questo peso, anche per l’insufficienza di risorse umane, strumentali e finanziarie».

Intanto, non si è ancora spenta l’eco per i blocchi agli sbarchi dei giorni scorsi. Uno stallo durato alcuni giorni e risolto alla fine con gli approdi a Catania e Reggio Calabria. Una nave, la Ocean Viking, con 224 migranti a bordo, sarà accolta in Francia, ma questo ha inasprito i rapporti tra Francia e Italia. La Francia lo considera un gesto umanitario, ma ha richiamato l’Italia al rispetto degli accordi di Dublino.  La nave dovrebbe approdare a Tolone o Marsiglia, ma non è escluso che si decida per l’approdo in Corsica.

E sulle decisioni del nuovo governo e sulla linea adottata da Piantedosi, si registra l’intervento dell’ex presidente della Corte Costituzionale Giovanni Maria Flick. In un’intervista a Repubblica, Flick, che è stato anche ministro della Giustizia, spiega che il provvedimento di Piantedosi (la selezione in nave tra fragili e non fragili per decidere chi potrà sbarcare) è «contrario alla legge del mare, alle convenzioni internazionali sottoscritte dall’Italia, e alla nostra Costituzione. Le nostre leggi vietano di discriminare in base al sesso, all’età, oppure a un’infermità in atto».

Flick è convinto che il provvedimento adottato di recente dai ministri Piantedosi, Salvini e Crosetto sia anticostituzionale e ribadisce che le nostre leggi impongono «il salvataggio rischia la vita in mare e che impongono di accogliere subito la nave in un porto sicuro e vietano di rimandare nello stesso posto da cui è fuggito chi si trova in pericolo».

Piantedosi ha ribadito, in più occasioni, che il governo si fa carico del rispetto dei diritti umani e che agisce nel rispetto della legge. Nessuno dei migranti che erano rimasti sulle navi correva alcun pericolo.

Tornano, dunque, le diverse narrazioni del fenomeno dei migranti da parte delle destre e dei rappresentanti delle sinistre. Diverse chiavi di lettura, diverse impostazioni politiche e giuridiche, con annessi ricorsi al Tar. Un dato è certo: sui migranti l’Italia non può essere lasciata sola e l’Europa deve fare la sua parte.

Se non siamo agli aventi ed alle cronache politico giudiziarie del 2019 poco ci manca. Questo governo è più prudente e cerca di evitare gli scivoloni giudiziari. Ma la linea di demarcazione è ancora labile. E i nodi irrisolti sono tanti. Esattamente come tre anni fa.

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