Migranti, costretti a fuggire come Gesù

Papa Francesco: «Le persone sfollate ci offrono questa opportunità di incontro con il Signore». Ad oggi sono oltre 50,8 milioni gli sfollati interni in tutto il mondo. Colombia, Siria e Repubblica del Congo sono i Paesi con il numero più alto di persone obbligate a fuggire dentro i loro confini
Scultura "Angels Unawares" in Piazza San Pietro (Foto: Candela Copparoni)

Quest’anno la 106esima Giornata mondiale del migrante e del rifugiato (GMMR2020) si celebrerà nonostante il Covid a San Pietro, seppur muniti di mascherine. L’appuntamento è domenica a mezzogiorno, vicino alla scultura “Angels Unawares” di Timothy Schmalz per pregare insieme ad alcuni migranti e a papa Francesco per tutte quelle persone che hanno dovuto abbandonare le loro case. Il titolo sarà “Come Gesù Cristo, costretti a fuggire”.

Il pontefice quest’anno ha voluto concentrarsi sulla pastorale degli sfollati interni, una realtà che evidenzia l’ardua e attuale situazione di milioni di persone che sono state costrette a lasciare le loro case entro i confini dei loro Paesi. Si stima un totale di oltre 50,8 milioni di sfollati al mondo, a causa della violenza, dei disastri naturali e dei conflitti armati. La Colombia, con circa 8 milioni di sfollati interni, la Siria, con oltre 6 milioni e la Repubblica Democratica del Congo con oltre 5 milioni sono alcuni dei Paesi con maggior numero di spostamenti forzati al mondo, secondo il rapporto dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) Tendenze globali: sfollamenti forzati nel 2018.

Il messaggio della GMMR2020 mette in relazione la sofferenza delle persone costrette a fuggire oggigiorno, con l’esperienza di Gesù Cristo, che fu anch’egli perseguitato sin dalla nascita e si rifugiò in Egitto con la famiglia. «Le persone sfollate ci offrono questa opportunità di incontro con il Signore», sostiene papa Francesco, che ai quattro verbi per l’assistenza ai migranti e ai rifugiati – accogliere, proteggere, promuovere e integrare — ha voluto aggiungere altre sei coppie di verbi che rappresentano una risposta concreta alle sfide del fenomeno migratorio: conoscere per comprendere, farsi prossimi per servire, ascoltare per riconciliarsi, condividere per crescere, coinvolgere per promuovere e collaborare per costruire.

L’ufficio vaticano per l’accompagnamento ai migranti e ai rifugiati, la Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, ha elaborato recentemente il documento Orientamenti pastorali sugli sfollati interni. Si tratta di un testo che raccoglie gli insegnamenti della Chiesa Cattolica riguardo gli sfollati interni, così come le linee guida e le buone pratiche da applicare per far fronte a questa emergenza, nel rispetto dei più vulnerabili.

«Per preservare la casa comune e farla somigliare sempre più al progetto originale di Dio, dobbiamo impegnarci a garantire la cooperazione internazionale, la solidarietà globale e l’impegno locale, senza lasciare fuori nessuno», recita l’annuncio del papa per questa Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. Un appello che contrasta con il nuovo Patto europeo sull’immigrazione e l’asilo appena pubblicato dalla Commisione Europea e che, da approvarsi, verrebbe a sostituire l’attuale Regolamento Dublino nelle basi di una “solidarietà obbligatoria”. Una proposta però che prevede un sistema migratorio che mette in risalto l’incremento dei controlli delle frontiere e la promozione dei rimpatri – return sponsorship – come risposta per eccellenza.

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