Migrante o dottore?

Una pubblicità fa eco all’appello di Napolitano. No ad italiani dimezzati solo perché di un altro colore. Un commento da Milano
Pubblicità immigrati
L’occhio combinazione era caduto sulla pubblicità nella penultima di copertina di un settimanale che a tutta pagina ritrae un giovane dalla pelle scura e accanto la domanda: «E tu cosa ci vedi?». Sotto due risposte con la casellina da farci la crocetta: «giovane migrante o giovane dottore».

Poi a piè di pagina un commento: «Noi ci vediamo quello che sono: ragazzi africani che formeremo come operatori sanitari in grado di salvare vite umane, insegnare la prevenzione e formare altro personale medico. Che migliorerà le condizioni di intere comunità creando sviluppo attraverso la salute. Senza essere costretti a cercare opportunità lontano dalla propria terra». Firmato Amref.

 

Finalmente una pubblicità educativa e intelligente, per insegnare a noi popolo bianco che se un nostro simile ha la pelle di un colore diverso è sempre un uomo, con gli stessi miei diritti. Stimolante la domanda: «E tu cosa ci vedi? Un giovane migrante, un giovane dottore». Sì è un migrante. Ma quell’uomo è un dottore, è prima di tutto è una persona. Poi un’agenzia batte una notizia ancora più strepitosa, perché se questa è pubblicità educativa, la notizia è destinata a diventare legge, perché lo ha chiesto il Presidente della Repubblica Napolitano: «Mi auguro che in Parlamento si possa affrontare anche la questione della cittadinanza ai bambini nati in Italia da immigrati stranieri. Negarla è un’autentica follia, un’assurdità. I bambini hanno questa aspirazione».

 

E’ evidentemente un cruccio non da poco e il Presidente che è un uomo tutto d’un pezzo non sopporta più che nel 2011 la legge italiana non prevede lo ius soli per l’attribuzione della cittadinanza e prevede che la domanda di nazionalizzazione possa essere fatta solo al compimento del 18° anno d’età. La conseguenza è che sono centinaia di migliaia di ragazzi "italiani dimezzati”. E così chiede al Parlamento di approvare questa legge sui bambini immigrati, facendoli uscire dallo stato di cittadini di una terra di nessuno, senza diritti o con diritti a metà, nonostante vivano gomito a gomito con i nostri figli, frequentino la stessa scuola, la stessa piazzetta. Sono 850 mila italiani senza Patria. La cittadinanza sarebbe un concreto segno di integrazione e bel salto di qualità, di cultura, di civiltà.

 

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